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Showing posts from August, 2024

Undici anni

  Io ho un ricordo di te quando eri bambino. Della tua maglietta verde - dei tuoi calzoncini neri. Tenevi una mano in tasca e sorridevi.  I capelli corti, gli occhi erano dolci e scuri.  Oh Luigino, come eri diverso - io introverso ti seguivo. L'amore per te mi dava di viver abbrivo. Eravamo timidi, ingenui e teneri. Ma eravamo veri, pronti al martirio Di vita che storpia corpi e anime, lei crudele. E sterza via, animale, quello che speri. Noi, onesti, trepidi, ingenui - sinceri.

C'è ancora chi spera

  Questa poesia è stata ispirata dalla canzone di Riki Maiocchi " C'è chi spera " Grazie Riki. Riposa in pace. Il mondo, vedi, volta le spalle al bene e si sbranano tutti come vere iene. Ma se il giorno finisce e si fa sera Vi è ancora chi di nuovo spera. Ognuno pensa a sé stesso e tace. E tace, perché teme e non ha il cuore. Ma se nuova una voce desse amore, Chi spera si farebbe allora audace. E già il vecchio mondo avanzerebbe Nuovo, e le campane in distanza batterebbero al giovane la danza, E in cielo l'aquilone alto vedrebbe. Un nuovo tempo allora questo secolo. Dove la gente canta e pioggia cade pura. Tutto si crederebbe che ora dura, Nel rosso della sera il miracolo. Ma il rosso rispecchia disincanto. E di chi spera cresce, lungo, il pianto.

To every thing there is a season

  I have always wanted to engage with the theme from Ecclesiastes,  which, in modern times, has been taken almost literally by the beautiful song by The Byrds . I also offer my interpretation of this theme with a Shakespearean patina. To every thing there is a season, there is a purpose under this reason. Under this law, your right to cry: What piece of work am I? Why do you refrain from dying? Don't be a fool - you know the Why. All that lives will decline. There is a time to live and die, A time to weep, a time to heal, A time for joy, a time for ordeal. A time to love, a time to hate, A time to deny, a time to state. Do you wish to kill thyself in depth— with a long living death?

Voce maligna

  Un rumore mi porta qua lontano un attimo - il mondo si fa strano. Dove è il suo centro, qui o là? Il senso, no, rispondere non sa. È perso l'orientamento - corrotto. Davvero vivo qui? sopra o sotto? O ancora sono là dov' ero - tant' anni fa? Un dio? e quale? crea violento iato? Spezza questo presente nel passato? O solo una voce che maligna parla e si oppone e odio alligna?

Ombre forti - indimenticate

A Sabatina e Silvano Mamma - babbo dov'è il mondo nostro Il mondo che di Italia fece estro E da voi ho imparato? Non qua dove vivo. Qua ora che il caldo si fa schivo, Già l'autunno incunea suo tremore. Salutare la patria è dolore. Le radici, lí dove tu sei nato. Con voi tutto per sempre è andato. Non importa se giusto o sbagliato Ma con voi dagli occhi è sparito. Lei mi ama, gli occhi suoi un invito. Un corpo siamo e quasi una mente Ma il mondo che la tiene è reticente. Non il mondo che era mio, ma opposto. Oggi il giorno è di sole, è agosto. È già malata l'aria - è autunno. Lo leggo, nel suo morbido affanno. Nella luce settembre è limpido. Nel colore dell'erba verde - pallido. Con dolore io tengo - babbo e mamma Non il mondo ch'è mio, ma quella fiamma Voi m' avete passato - ombre a me date In me forti vivete - indimenticate.

Ave - O Signora soave

Ecco nella corona trovo mia forza, Trovo in questa corona protezione Dai continui assalti di sua azione Che senza pietà né cessa né smorza. Nell'  Ave  cadenzato sempre uguale Difendo il mio tempio - qui agli dèi Maligni sol resister non potrei E l'alito animale oh! sentirei. È forza che mi dà, e scudo si fa. Di lato va scontento il serpente E tace indolente - sta zelante. Ha la rabbia di dentro ma pazienza si dà. Leggera è sua voce e mai tace. Mai trova uno stato che dia pace. Non fosse la corona e quell' Ave  - di'! quale la mia fine, O Signora soave?

È tempo

  È tutto senza senso. Pare tutto vero, sembra. Sembra vero quello che tocchi, Quello che vedi, vivi, mangi. E bevi. Eppure no. Non lo è. È apparenza . Mentre lo vivi già si dissolve. Mi appello ai sensi in ultimo  Disperato tentativo. Esistete? Siete veri? Vivo, io? Dicono sí - ma mentono. Tutto si sgretola attorno. E mi credevo di essere  un soggetto, Uno che esiste per sempre. E ora divengo l'oggetto di qualcosa, Oltre lo sgretolamento. Che mi guarda attraverso crepe. E io comincio a intravedere lo sguardo, Che attende in un sorriso. "Mi vedi ora?  Alla fine di tutto - io sono. Preparati, ora. E' tempo."

Il "Man" heideggeriano e l'homo interior di Sant'Agostino

La morte viene esperita nella quotidianità del proprio esistere (Dasein), come la presenza di Dio si esperisce nella quotidianità del proprio esistere. L'esperire, come ci insegna Heidegger, è un rapportarsi a se stesso (sich verhalten zu sich selbst). Ma mentre per Heidegger questo rapportarsi si costituisce nella chiacchiera ( Das Selbst der Alltäglichkeit aber ist das Man das sich in der öffentlichen Ausgelegtheit konstituiert, die sich im Gerede ausspricht : Il Sé della quotidianità è il Si, che si costituisce nell’interpretazione pubblica, che si esprime nel CHIACCHIERA ***), l'esperire Dio si costituisce nella ricerca di un dialogo interiore che noi chiameremo CUORE). Per sviluppare questo dialogo ci vuole disposizione all'ascolto, ovvero avere una particolare disposizione emotiva che inclini ad ascoltare la voce del cuore, altrimenti si rimane nella superficialità dell'essere-con-gli-altri, dove tutto viene determinato dalla Chiacchiera. E' vero che la parola

Heidegger's "They" (Man) and St. Augustine's Homo Interior

Death is experienced in the everydayness of one’s existence (Dasein), just as the presence of God is experienced in the everydayness of one’s existence. Experiencing, as Heidegger teaches us, is a relating to oneself (sich verhalten zu sich selbst). But while for Heidegger this relating is constituted in idle talk, das Gerede . (Das Selbst der Alltäglichkeit aber ist das Man, das sich in der öffentlichen Ausgelegtheit konstituiert, die sich im Gerede ausspricht: The Self of everydayness is the THEY (MAN) which constitutes itself in public interpretation, which expresses itself in idle talk*), the experience of God is constituted in the search for an inner dialogue, which we will call HEART.  To develop this dialogue, one needs a disposition to listen, that is, to have a particular emotional inclination to listen to the heart's voice; otherwise, one remains in the superficial structure of being-with-others, where everything is determined by idle talk.  It is true that the word of Go

Vivo una realtà aumentata

Io sono disturbato vivo di giorno divorato da una segreta ansietà ingravescente - che va con l' età. Mi nauseano i fetori gravi nei loro odori. Chiudo gli occhi per non vedere e nell'ombra intima - cerco di tacere. Cammino per la strada che sale incomoda: non vedo donne e non vedo uomini. In quel buio interiore vedo solo limini, che aprono a corrotti intestini. dove palpitano segreti i destini. Io sono disturbato - vivo di continuo assalito. Vivo un infinito appetito, cresciuto da sete interiore - di voci. Soffro e non le chiedo - ma giuro - sono atroci. Non so da dove vengono. Non guardo né davanti né di lato, guardo per terra - mi distorcono senza avvertimento - come maleodorante fiato. Sono stanco di giudicare di odiare e disprezzare. Io non vivo - chiedo pace. Invoco aiuto - ma tutto tace. E so - vivo una realtà aumentata e con arte dannata - alimentata.

Old

Ah, old am I—why did I lose my youth? Weakness and frailty woo my blood, in truth. Old, weak am I, as winter’s cold lays me bare. O’er my rebellious spirit, no tale to share. Age is a frosty winter, lon'ly and lame. Everything it touches, it truly tames. All is but sullen sorrow. Where’s tomorrow? Gone are the nimble steps, and gone my friends. Weary bones desc'nd to graves, and without am'nds. No future lies beneath; because of age's unclear The chant I hear -O! What foul play is here? .

Guardando l'Amore di una madre con le sue figlie

Siete fatte della stessa pasta Di stesso sangue e spirito apposta Create - e vivete il mondo unite. Solo voi vostra lingua capite. Io curioso vi guardo lontano. Altro universo vivo io e so invano di non essere voi e mi stupisco, ma la materia vostra oh capisco! E' fatta di altra tessitura, la mia invece è sfilacciatura, e in altro spazio e tempo ascoso sto relegato triste, invidioso.

Corazón de padre

Escribí este poema para mis hijas, lejanas Es por no ver en la mía la imagen de tu agonía que desde este país lejano ya quiero y siempre buscar tu mano. Y nadie sabe que tu ausencia se vuelve poderosa presencia. Y más dolorosa es cuando tu distancia más se va ahondando. Y en el silencio sombrío, oigo tu voz como eco mío que por tu carencia resuena frío - vacío.

The temple of youth

  The yearning for death is but a swift race seeking to curtail our tormented pace. There lies a sacredness in thy yearning toward the highest good wildly striving. Toss the gaze heavenward and grasp the truth! In death, we lie upon and cast the temple of youth.

No será hoy

  Muchas veces me pregunto, Aunque no sería mi asunto, Quién es el que va a mi lado Y todavía se siente apartado. Se calla todo el tiempo y me sonríe levemente, Como si le fuera indiferente. Pasea por allí donde ya no estoy, Y me dice que no le olvide: que no será hoy.

Il filo invisibile

  In Jonas Memoriam Strana e triste è la vita lei sola nasceva e lui solo moriva migliaia di chilometri lontani per pochi soli mesi un anno li univa ma usi diversi li divideva - il nuovo e il vecchio quotidiani.

Contenersi dalla logorrea è un ottimo filtro per farsi sentire e farsi leggere

  C' è una malattia che domina oggi, una malattia che dovrebbe essere evidente ma non lo è, dico dovrebbe essere evidente perché vivendo ormai un'era di iperinfodemia dovrebbe eo ipso essere evidente che più scrivi articoli o libri lunghi più metti in difficoltà chi legge, che non ha tempo per leggere tutto quello che vorrebbe leggere. Per cui si deve ricorrere alla tecnica in auge della "visualizzazione", ovvero del colpo d'occhio che ti aiuta in un attimo a filtrare ciò che ti è utile da ciò che ti è inutile. E' ovvio che in una simile situazione devono esistere dei filtri che ti permettono di selezionare l'utile dall'inutile, che ti fanno arrivare diretto al punto evitando ciò che invece mena lungo una strada infinita dove perdi tempo ed energie e basta. Ma tutto oggi va all'incontro: ciò che è giusto diviene ingiusto, ciò che è ingiusto diviene giusto, ciò che è vero è falso e ciò che è falso è vero... Ormai impera un modo capovolto, dove anch

We need to create a new way of making literature

Today, the majority of culture is divided into two parts: the brainless one promoted by traditional publishing—large-scale publishing, in terms of audience and numbers—aimed at the 'hylics,' and the publishing sector that seeks to provide counter-information for those searching for the truth. If mainstream publishing promotes the superficiality of the human mind—the void, the trite, and the hackneyed—counter-informative publishing is focused solely on political or geopolitical aspects. As of now, counter-informative culture, encompassing fiction, poetry, and philosophy, has yet to produce anything serious according to new standards. There is too much emphasis on either total and blind obedience to the official narrative on one side, or resistance and resilience to it on the other. I am convinced that those who seek to create a new and opposing literature must withdraw from any militant struggle, at least within their works. The works they produce should reflect a new conscious

Bisogna creare un nuovo modo di fare letteratura

  Oggi la maggioranza della cultura si volge in due parti, quella decerebrata che pubblica l'editoria tradizionale, la grande editoria in termini di audience e numeri, per gli ilici, e l'editoria che cerca di fare controinformazione per chi cerca la verità. Ma se da parte della grande editoria viene pubblicato l'epidermicità del cervello umano, il nulla, il trito e ritrito, da parte di quella controinformativa si pensa solo all'aspetto politico, o geopolitico. La cultura e intendo la narrativa, la poesia, la filosofia non sembra al momento aver espresso alcunché di serio in termini di produzione secondo nuovi parametri. Si è troppo concentrati o sull'aspetto della totale e cieca obbedienza alla narrativa ufficiale da un lato o della resistenza e resilienza alla narrativa ufficiale dall'altro. Sono convinto che chi deve creare una letteratura nuova e anteposta deve appartarsi da ogni lotta militante. Almeno all'interno della sua opera. L'opera che crea de

Gli occhi di Aldona

  Il popolo lituano non è come quello italiano. Due mondi due universi diversi. Ma più composto, più vicino al dolore quello lituano. Più duro nel sopportare, più silente nel dirsi. Più pagàno più maschio, più muscolare. Più animale. Sa vivere di piccole cose. Di un giardino, di un laghetto. Di mangiare quando gli pare, senza regole da seguire. Non ha molti strati di leggi e abitudini che gli dettino il sentire. Vive in modo più marginale. Forse più salvatico, Basilare. Quello italiano corrotto da troppi galatei, manierismi e barocchi,  Alla fine solo facciata, bugie, e tanti falsi sterili papocchi. Troppi strati di inani dettami seppelliscono la sua estinta ormai natura. Ma è negli occhi di Aldona, donna lituana, che colgo il dolore muto del sopportare. Viene di lontano e sa di un IO forte ma rassegnato. Che sa di essere quello che è, senza la forza di cambiare. Io rispetto quegli occhi, quello sguardo sofferto mai veramente nato. Che annuncia una fine che viene indipendente. Come non

Il cuore e il professore

al grande lavoro del professor Maurizio Dardano Io non ho un cuore, il mio cuore è malato. Non ha più dove battere, vive ormai accecato. E forse per questo, a volte, e sempre più volte Vorrei essere un vecchio professore universitario Metodico, noioso, che studia vecchie carte e sepolte Ma compone mirabili quadri d'insieme, scenari maestosi Di età distanti i cui intelletti si mostrano sí - ma ritrosi. Chi ha detto che un professore universitario non crea? Ci vuole ingegno - tra mirabili intricate visioni mostrare l'idea. Ma avrà un cuore un professore universitario? mi chiedo, invidioso e solitario. Sarà malato per quell'angusto limite in cui si dibatte? Forse allora, il mio pure, avrebbe ragione di sua arte? Immergere il mio cuore in una ricerca certa e sicura e non spaurirlo e gettarlo in-un-avanti-a-sé che senza fine dura, e perde l'equilibro e vacilla, perché vede solo abisso a cui senza fine si pare crocifisso. Ogni cuore vero, tutti i cuori allenati, hanno bisogn

Io tuo fiore (traduzione in settenari di "Aš diemedžiu žydėsiu" di Salomėja Nėris)

Ir vienąkart, pavasari, Tu vėl atjosi drąsiai - O mylimas pavasari, Manęs jau neberasi - - Sulaikęs juodbėrį staiga, Į žemę pažiūrėsi: Ir žemė taps žiedais marga ... Aš diemedžiu žydėsiu - Verrà la primavera Cavalcherà sicura - Verrài mia primavera Ma me non troverai Ferma il baio nero! E guarda giù a terra! Fra macchie di colore Sboccerò io, tuo fiore.

Salomėja Nėris's pagan vision of life

  Salomėja Nėris, often hailed as Lithuania's most celebrated poet, remains a controversial figure due to accusations of betraying her homeland in favor of Stalinist communism. Despite these criticisms, her poetry is revered for its profound beauty and its pagan vision of nature and its cycles. Her work often delves into themes of nostalgic return to the earth, both in life and in death. Below is one of her poems, which vividly encapsulates this vision. Diemedžiu žydėsiu Ir vienąkart, pavasari, Tu vėl atjosi drąsiai - O mylimas pavasari, Manęs jau neberasi - - Sulaikęs juodbėrį staiga, Į žemę pažiūrėsi: Ir žemė taps žiedais marga ... Aš diemedžiu žydėsiu - And one day, in spring, You will boldly ride again - Oh beloved spring, You will not find me anymore - - Suddenly halting your black horse,  you will look down to the ground: And the ground will be colourful with flowers ... I will bloom as a wormwood - [***] The poem by Salomėja Nėris is imbued with symbolic and emotional depth.

Mi chiama la vita: vieni!

  Mi chiama la vita, fuori. Mi urla. Vieni! Perché tieni? altrimenti è morte, e sempre, vivila! Dio ci ha fatti alla vita consegnati.  Perché dimenticare? Perché viver rassegnati e Il corpo disprezzare, che per natura è  buono? Aspetta la resurrezione in carne e spirito l'uomo. Se non avessi corpo, se non avessi cuore Come potrei la voce di Lui udire?  Il suono è nascosto però e lo devi scoprire. Nel lume dei pensieri, della poesia e dell'attimo sta. In una combinazione di tanti morti Spiriti Vive nel corpo una memoria vissuta, dannata, fatta solo di detriti, Che viene talora in superficie e sempre allora ha forma di croce. Ma solo dei morti buoni devi ascoltare la voce. Nel silenzio crescerà in te la possibilità  Di udire, quella parola,  quella vibrazione. Come un nuovo mondo sarà e una nuova terra da esplorare Che in ogni grinza di te vivrà - e senza perversione.

Le Voci Dentro

  Qua non vi è il cuore - ma solo nomi parlano incolori e smorti - ma vivi come maschere calano muti bruciano - e sotto solo nulla li senti che lì sono - per anni silenziosi duri stan come grumi - e non chieder lor chi? già li sai uno per uno - con te son lì da sempre te io sono dirà uno - tu mi porti in vita io sono uno dei tutti - che in vita mantieni. Non ubbidiente e timido- non per scelta mi tieni.