Claudia lavorava al secondo piano. Aveva avuto momenti difficili, ma ora davvero aveva tanto lavoro. Per assurdo era stato proprio durante il lockdown del 2020 (tre mesi pazzeschi di lockdown) che aveva capito che ce l’avrebbe fatta. La disperazione di un’imposizione assurda di trovarsi priva della libertà naturale e di essere costretta a quella sorta di arresti domiciliari l’aveva fatta immergere nel lavoro. Aveva prodotto tanti capi di abbigliamento che nemmeno lei sapeva a che scopo. Ma come spesso avviene per una sorta di eterogenesi dei fini , quello che soffriva e pativa ogni giorno di quella prigione, di quel gulag che si espandeva non solo all’Italia ma al mondo intero, aveva portato a dei risultati positivi. Si era impratichita del lavoro, aveva trovato finalmente il tempo di rivedere, studiandoci sopra, tanti errori di esecuzione che prima commetteva e soprattutto aveva costruito un campionario da mostrare ai clienti. E quando finalmente le restrizioni si allentarono e la g
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