A novantaquattro anni Silvano cercava solo di resistere. Di forzare il fisico a fare quello che non poteva più fare e la mente di conseguenza aveva difficoltà a stare al passo della volontà. Sabatina era confinata ad una sedia a rotelle. Camminava poco e a malapena. Era troppo grassa. Tante volte glielo aveva detto che doveva dimagrire. — Io grassa? Ho solo lo stomaco gonfio — rispondeva. Lei non si vedeva grassa. Tutt’altro. In quella nebbia di vecchiaia che gli avvolgeva il cervello (pressione alta, prostata, vene varricose, medicine in quantità industriale) cercava di trovare la strada. Di riorganizzare la sua visione che sentiva spengersi. Aveva capito che se si spengeva quella visione avrebbe perso contatto con il resto del mondo. Era l’ultimo legame fra lui e il mondo fuori, quella visione. E aveva lottato negli ultimi anni per mantenerla. Fino al crollo di Craxi era stato un leone. Un cavallo da battaglia, una bestia. Uno che non mollava mai. Che tornava da Roma la notte
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