Autobiografia di un poeta - da lui medesimo scritta (scendere nelle viscere e portare in superficie la poesia)
Fu orribile vedere Bettino Craxi fischiato all‘uscita dell‘hotel Rafael di Roma. Lui da solo, praticamente, affrontare una folla assurdamente costituitasi per sfogare un odio indotto e lanciare monete verso il Presidente del Consiglio. Certo era difficile in quegli anni scorgere la farsa che stava dietro l‘operazione mani pulite. Molti ci credevano davvero che avrebbe portato più onestà. Pochi sapevano. O forse non erano poi così pochi. Ma sapevano e agivano. Allora riuscivano a coprirsi bene. Riuscivano a non manifestarsi. E tutto quello che appariva in superfice sembrava vero. In quei giorni era giovane, aveva diciotto anni. Era all‘ultimo anno del classico. Quelle scene lo avevano sconvolto. L‘Italia era un paese che aveva perso il senso del sangue e dello scontro. Gli anni Settanta, erano alle spalle e quelli della guerra ancora più lontani. Non riusciva nonostante tutto a vedere in Craxi quel criminale che i giornali e le televisioni dipingevano. Nonostante tutto gli pareva onest