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Showing posts from October, 2018

La Bianchina

Silvano ricordava bene lo stile di vita di suo nonno, e quello stile di vita lo aveva sempre impressionato fin da piccolo. E quando il partito gli aveva ventilato quella possibilità, si era ricordato di suo nonno e si era detto, “Perché no?”. Il suo sogno era comprare il 1100. Gli piaceva molto il 1100/103 ma era troppo caro per cui optò per la Bianchina. Silvano era orgoglioso di quella macchina, acquistata a suon di debiti, di cambiali, ma il commento di Sabatina fu, al solito, dissacrante. - Ma che hai comprato? Una scatoletta di sardine? Ma come fai a entrare lì dentro? Con Sabatina si era creata una distanza. Silvano capiva che Sabatina era sempre meno la donna che faceva per lui. Una donna che non sapeva presentarsi. Che non poteva adeguatamente rappresentarlo negli incontri, nelle cene, e nelle celebrazioni a cui aveva cominciato a prendere parte per via del lavoro. Era una donna semplice. Spesso aveva uscite fuori luogo, che potevano anche metterlo in imba...

La morte di nonno Giovanni

Dopo che era ritornata dal mare aveva notato che Silvano era cambiato. Intanto aveva preso a dire che voleva comprare la macchina. La vespa era vecchia, e in inverno andare da Montelupo a Fucecchio faceva troppo freddo, magari in estate poteva andar bene ma in inverno proprio no. Ma anche in estate - insisteva - non era comoda, dopo anni di vespa non ne poteva più. Aveva cominciato a dire che voleva lasciare la camera del lavoro di Fucecchio e andare a lavorare alla federazione di Firenze. Diceva che dopo il congresso di Venezia il partito si era staccato dai comunisti e a Firenze avevano bisogno di gente nuova. Insomma pareva che in quindici giorni, il mondo fosse cambiato. La notizia buona fu che aveva trovato una casa a Montelupo, località Graziani. E sarebbero andati ad abitare lì. - Ma dove hai trovato tutti questi soldi? – chiese Sabatina. - Il partito mi farà prendere un mutuo in banca a tasso agevolato. Non voglio fare la fine del povero Tognotti....

La carne che non muore (II)

Antonio andò con il pensiero all’ ultima lettera ricevuta dalla sorella, in cui gli riferiva di avere bisogno del suo aiuto. La lettera assomigliava ad un grido di soccorso senza menzionarne le ragioni. Una lettera misteriosa per certi versi. Antonio sarebbe voluto correre subito in soccorso se i suoi impegni militari non lo avessero trattenuto lontano con la compagnia dei bersaglieri impegnati a rastrellare il massiccio dell’Aspromonte. Era poi dovuto rientrare a Torino con il plotone per chiedere una licenza speciale. Eleonora si era da subito manifestata contraria ad accompagnarlo. Aveva da subito sospettato che fosse gelosa. Ed ora ne aveva la conferma. - Ti vedo preoccupato Antonio? - Penso alla lettera di mia sorella. E’ passato più di un mese. Non ho più avuto notizie da allora. Non vorrei che fosse successo qualcosa. - Sta i tranquillo amore mio. Tutto sarà bene. In fondo anche io desidero conoscere questa tua sorella che è capace di impe...

IMPARA A SCRIVERE E IMPARA L' ITALIANO (CORSO DI SCRITTURA CREATIVA)

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Il doppio stato e la doppia fedeltà

A distanza di anni, Silvano odiava certe cose. Quando la lucidità glielo permetteva ripensava in modo quasi violento indietro alla sua vita passata. La rabbia, la violenza che in lui faceva fremere il suo essere, gli ridava forza e lucidità. Silvano aveva compreso bene la infelicità della sua esistenza. Un’infelicità costante che per tutta la vita lo aveva perseguitato, senza dargli pace. “Era meglio che partorisse un gatto nero mia madre, invece di me”, era la sua frase ogni volta che pensava a quanto infelice fosse stata la sua vita. E comunque quei pensieri gli ridavano forza, gli riattivavano la visione che diversamente si sarebbe spenta. Per reagire alla demolizione continua della malattia, per mettere in atto un tentativo di arrestare quella rottamazione costante dei pezzi che componevano il suo io e il suo corpo (quel che ancora rimaneva di un qualcosa che potesse ancora chiamarsi “corpo”) ripensò alla sua vita negli anni Cinquanta, agli anni dedl boom economico, a com...

La carne che non muore (I)

Livorno, una città della Toscana, che ad arrivarci avevi il dubbio di essere in Toscana. Livorno, Marina di Pisa, Tirrenia, Calambrone potevano far dubitare di aver forse varcato una frontiera venendo da Firenze. I due sposi, eccentrici si poteva definirli dall’abbigliamento, scesi dal treno poggiarono le valigie sul binario guardandosi attorno, in attesa di un facchino. E forse il loro stupore aveva quella radice, di essere pervenuti in un mondo diverso da quello da cui erano partiti. Lui indossava un paltò a doppio petto grigio fumo di Londra. Il bavero era sormontato da una pelliccia nera. Nell’ampia tasca sinistra teneva arrotolato un quotidiano. Dal bavero si intravedeva il colletto rigidamente inamidato di una camicia bianca a cui era annodata una cravatta grigia a pois bianchi. Sotto il cappello a falde ampie spuntava un faccia piena e rotonda, il cui mento e labbra erano ricoperti da una barba nera a forma di pizzetto. Gli occhi erano neri e spiritati. Si guardavano attorno...

A Marina di Pisa dalla famiglia Billeri

La famiglia Billeri era composta da moglie e marito, la mamma della moglie e un cane. Erano pisani e il loro accento era pesante e strascicato, che talora disturbava le orecchie sentirlo. Comunque erano gentili. - Ma quanti sarete allora? - Io, i due bambini e mia suocera – e qui Sabatina guardò di sguincio Silvano. Silvano le fece due occhiacci, come per dire “Non ricominciamo!”. Sabatina non rispose alla provocazione. Fece finta di nulla. - Ma lei non verrà mai? – chiese la signora Billeri a Silvano. - Signora, il mio non è un lavoro normale. Lavoro in politica. Si lavora anche il sabato e la domenica. - Mamma mia! – sospirò la signora Billeri. - Allora siamo d'accordo per la seconda quindicina di giugno? - Va bene. La caparra ce l’avete già versata. Quando arriverete ci verserete il resto. La casa dei Billeri era bella. La camera che avevano dato a Sabatina e ai bambini guardava sul mare. Eran...

Lo scontro con Ida

- Io t’ammazzo! – gli aveva urlato Ida – Io che ti ho cacato, ti ho messo al mondo, io t’ammazzo! Piantò in faccia a Silvano due occhiacci spiritati, come raramente le aveva visto. Sembravano di brace infocata. - Ora anche il mare! - continuò – E che siamo signori? Al mare ci vanno i signori, non noi contadini. - Sentite mamma, io vi do tutti i soldi che guadagno, per campare. Piero invece non vi dà nulla. E a voi vi sta bene. Anzi lo trattate meglio di me. Ma che vi pare giusto fare queste differenze fra fratelli? - Ma lui è un giovanotto. - E che vuol dire? La madre non rispose. Teneva i pugni appoggiati sui fianchi e non abbassava lo sguardo. - Vuol dire che voi fate le differenze. Ecco che vuol dire – proseguì Silvano. - Figliettino! Dire a me queste cose che mi son levata il pane di bocca per te e ora per quei due mangiapani! - Siete cattiva mamma. Anzi sapete che vi dico? Mare o non mare, io e Sabatina ce...

Marina di Pisa

«O Marina di Pisa, quando folgora il solleone!...» (Gabriele D’Annunzio) Continuò a pensare a quegli anni. A quando dalla Striscia si erano trasferiti a Montelupo, e lui aveva cominciato a lavorare alla camera del lavoro di Fucecchio. Silvano partiva in Lambretta la mattina verso le otto e tornava per lo più dopo mezzanotte. Quasi ogni sera aveva riunioni con i contadini, e spesso non erano a Fucecchio, ma a Pontedera, Ponsacco, Monsummano…se era fortunato a Empoli, o Castelfiorentino. Sabatina in quella casa, sola, soffriva sempre di più. La mattina lavava e vestiva i bambini, li aiutava a fare colazione, e già dall’ inizio del giorno doveva sopportare la cattiveria di Ida. - C’è da andare nel campo a aiutare Beppe. Non perdere troppo tempo con quei due mangiapane a tradimento. - Ma dovrò fargli fare colazione! E poi come potete chiamarli “mangiapane a tradimento”? Sono i Vostri nipoti... - Io, alla loro età mi lasciavano a casa insieme al c...

Una nuova vita

— Vado a lavorare per la Camera del Lavoro, alla UIL. Mi ci manda il partito. — Che partito? — Il PSDI, Partito Socialista Democratico Italiano. — Ma che partito è? — Partito Socialista, diverso dai comunisti. Non abbiamo nulla a che fare con loro. — Ma che lavoro è? Lavorare per un partito è un lavoro? — Sí, è un lavoro. — Ti pagano? — Sí, mi pagano. dodicimalire al mese. — Dodicimalire? — Sí. — E come farai con Sabatina? — Ce la faremo. — Ora avete anche un figlio... — Ce la faremo. — Ma qui c’è la terra. Ci siamo trasferiti a Montelupo. Abbiamo tutta questa terra. E tu mi lasci solo, me e Ida a lavorare tutto da soli. Porca M…a! Ma ti ha dato barta il cervello? — Fai come ti pare. Io la terra non la voglio lavorare più. E poi è terra questa? Tutta sassi e mattaione [1] . Ti ricordi l’anno scorso gli olivi? Che annata! Erano pieni. Mai visti olivi cosí pieni. Poi è arrivata la gelata e tutto è andato perso. Ma che senso ha una vita cosi. Porcodd…o! E poi in e...

In viaggio di nozze a Marina di Cecina

La notte prima delle nozze Sabatina era entrata nella casa. Ida non l’aveva accolta bene. Aveva fatto un voltafaccia che Sabatina mai avrebbe immaginato. Quando erano tutti a cena, Ida rivelò il suo vero volto, quello che aveva nascosto per tutto il tempo del fidanzamento, in cui si era manifestata come una donna scherzosa e brillante, in apparenza accomodante. Mentre cavava la roba dal pentolone e gliela metteva nel piatto con nessun garbo gettandogliela come si getta le mele marce al maiale, accompagnò quel gesto con una frase che le sarebbe rimasta ficcata dentro il petto per tutta la vita. - In questa casa, porco Pio Nono comando io! E qui si fa come dico io! Sabatina trasecolò. Divenne tutta rossa. Sentì le gambe tremare e forse si fece anche un po’ di pipì nelle mutande. Guardò Silvano, che però non la difese. Solo quando Ida si fu un po’ allontanata le mormorò: - Lasciala perdere - Ma perché fa così? - E’ per i soldi del matr...

Gli americani liberano Volterra

Quando Silvano apprese la notizia ne fu contento. Fu contento che i partigiani della ventitreesima brigata Garibaldi fossero stati costretti dagli americani a consegnare le armi a Volterra. li erano sempre sembrati arroganti. E in fondo dei civili non era nemmeno convinto se ne curassero più di tanto, quando dovevano attaccare i tedeschi.  - Ora ci sarà pace, finalmente – commentò Silvano a tavola – la guerra ora è davvero finita. Silvano era potuto finalmente rientrare dalla macchia. - Ora ci sarà la pace, ma solo per un po’ – rispose nonno Giovanni. - Perché dici così?  comunisti vorranno andare al potere. E non glielo permetteranno. Non so come andrà a finire. Di sicuro ci sarà un’altra guerra civile. Il nonno si riempì il bicchiere di vino. Lo scolò d’un fiato. Si accese il sigaro. Fece un paio di tirate. Guardò fuori dall’ uscio. Era scoppiata l’estate. Nemmeno un filo di vento entrava dalla porta. Solo vampate di calore e il canto delle ci...

Il mondo liquido del globalismo attuale (Dialogo filosofico-politico fra due vecchi)

A novantaquattro anni Silvano cercava solo di resistere. Di forzare il fisico a fare quello che non poteva più fare e la mente di conseguenza aveva difficoltà a stare al passo della volontà. Sabatina era confinata ad una sedia a rotelle. Camminava poco e a malapena. Era troppo grassa. Tante volte glielo aveva detto che doveva dimagrire. — Io grassa? Ho solo lo stomaco gonfio — rispondeva. Lei non si vedeva grassa. Tutt’altro. In quella nebbia di vecchiaia che gli avvolgeva il cervello (pressione alta, prostata, vene varicose, medicine in quantità industriale) cercava di trovare la strada. Di riorganizzare la sua visione che sentiva spengersi. Aveva capito che se si spengeva quella visione avrebbe perso contatto con il resto del mondo. Era l’ultimo legame fra lui e il mondo fuori, quella visione. E aveva lottato negli ultimi anni per mantenerla. Fino al crollo di Craxi era stato un leone. Un cavallo da battaglia, una bestia. Uno che non mollava mai. Che tornava da Rom...

8 settembre 1943. Fuga dalla caserma

Ce qu'il y a de plus profond en l'homme, c'est la peau. (P. Valéry) “Si crede di lottare e di soffrire per la propria anima, ma in realtà si lotta e si soffre per la propria pelle. Tutto il resto non conta.” (Curzio Malaparte) Silvano…Silvano… — sibilò il commiltone da sopra, per avvertirlo degli spari. Da sotto Silvano gli fece cenno che aveva capito. In lontananza si erano sentiti dei colpi di pistola. Dall’altra parte della caserma, davanti all’uscita delle camerate, stava il colonnello con una pistola in mano e due soldati morti ai suoi piedi, a cui aveva sparato perchè avevano tentato di disertare, uscendo dall’ingresso principale. Il colonnello tedesco avrebbe ucciso chiunqe tentasse l’uscita. I soldati rimanevano nelle camerate in attesa del loro destino. Di lí a poco sarebbero stati arrestati e deportati. I tedeschi aspettavano ordini, appena li avrebbero ricevuti avrebbero cominciato ad arrestarli. I tedeschi avevano occupato tutta la cas...