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La carne che non muore (II)




Antonio andò con il pensiero all’ ultima lettera ricevuta dalla sorella, in cui gli riferiva di avere bisogno del suo aiuto. La lettera assomigliava ad un grido di soccorso senza menzionarne le ragioni. Una lettera misteriosa per certi versi. Antonio sarebbe voluto correre subito in soccorso se i suoi impegni militari non lo avessero trattenuto lontano con la compagnia dei bersaglieri impegnati a rastrellare il massiccio dell’Aspromonte.
Era poi dovuto rientrare a Torino con il plotone per chiedere una licenza speciale.
Eleonora si era da subito manifestata contraria ad accompagnarlo. Aveva da subito sospettato che fosse gelosa. Ed ora ne aveva la conferma.

- Ti vedo preoccupato Antonio?
- Penso alla lettera di mia sorella. E’ passato più di un mese. Non ho più avuto notizie da allora. Non vorrei che fosse successo qualcosa.
- Sta i tranquillo amore mio. Tutto sarà bene. In fondo anche io desidero conoscere questa tua sorella che è capace di impensierire il mio amore per te.
- Sai bene quanto diverse siano le nostre vite. Siamo sati divisi fin da piccoli, da quando i genitori si separarono. Io con mio padre e mia sorella con la madre. Eppure il nostro amore, di fratello e sorella si è rafforzato invece di diminuire. Non è strano questo?

Eleonora evitò di rispondere. Avrebbe voluto dire “Sì, è strano! Non è un normale amore fra un fratello e sorella. E’ qualcosa di più. Qualcosa che mi preoccupa.”
Ma non lo disse e si limitò ad abbassare la testa, appoggiandola sulla sua spalla e guardava fuori la città che si allontanava verso l’aperta campagna.

- Io non conoscevo mia sorella. Avevamo sempre vissuti separati. Lei a Livorno ed io a Torino. Mio padre mi aveva presto avviato alla vita dell’ Accademia Militare. Fu un giorno che uscendo dall’Accademia insieme a dei commilitoni, una graziosa ragazza mi si fece incontro. Bionda, occhi azzurri, alta e slanciata da parermi una visione del cielo. I miei compagni d’Accademia erano rimasti paralizzati dall’ apparizione. Questo essere divino mi viene incontro, mi abbraccia e mi bacia sulle guance. “Fratello mio!” mormorando.

Eleonora lo fissò. Delle lacrime scendevano dal volto di suo marito, un soldato indurito dalla disciplina e dalle atrocità dell’Aspromonte. Quasi non ci credeva. E sentì aumentare la gelosia, che tuttavia cercò ancora di trattenere, perché una moglie non può e non deve essere gelosa di una sorella.

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