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A Marina di Pisa dalla famiglia Billeri





La famiglia Billeri era composta da moglie e marito, la mamma della moglie e un cane.
Erano pisani e il loro accento era pesante e strascicato, che talora disturbava le orecchie sentirlo.
Comunque erano gentili.

- Ma quanti sarete allora?
- Io, i due bambini e mia suocera – e qui Sabatina guardò di sguincio Silvano.

Silvano le fece due occhiacci, come per dire “Non ricominciamo!”.
Sabatina non rispose alla provocazione. Fece finta di nulla.

- Ma lei non verrà mai? – chiese la signora Billeri a Silvano.
- Signora, il mio non è un lavoro normale. Lavoro in politica. Si lavora anche il sabato e la domenica.
- Mamma mia! – sospirò la signora Billeri.
- Allora siamo d'accordo per la seconda quindicina di giugno?
- Va bene. La caparra ce l’avete già versata. Quando arriverete ci verserete il resto.

La casa dei Billeri era bella. La camera che avevano dato a Sabatina e ai bambini guardava sul mare. Erano stanze spaziose e luminose. Non le piaceva tanto che ci fosse un cane, ma Luigi e Fabrizio ne erano contentissimi. A Villambosco ne avevano uno, Lampino, e trovarne un altro al mare, a Marina di Pisa, li aveva resi felicissimi.
I bambini, soprattutto Luigi, erano attaccati a Lampino perché Lampino una volta aveva salvato la vita a Luigi.
Luigi un pomeriggio d’estate aveva preso per il vigneto a costone che degradava a precipizio verso un borro a valle, che veniva chiamato l’ Africa per le temperature torride che vi regnavano in quella parte dell’anno. Luigi era andato a cercare nonno Beppe che stava lavorando in quelle prode. A un certo punto scivolò a causa della natura friabile del terreno e si procurò una distorsione alla caviglia destra. Tentò più volte di alzarsi e camminare senza successo. Cominciò a frignare e a lamentarsi e a chiamare “Nonno!Nonno!”. Ma nessuno rispondeva. Lampino per un po’ lo guardò. Poi gli abbaiò e scappò via di corsa verso l’alto del colle. Luigi gli urlò “Lampo! Lampo! Rimani qui! Non lasciarmi solo!”.
Lampino non lo ascoltò e imperterrito corse a perdifiato per la viottola che menava a Villambosco.
Arrivato, si incuneò per le stanze della casa in cerca di Sabatina. Quando la trovò prese ad abbaiarle davanti alle gambe. Abbaiava e faceva le viste di correre indietro verso la viottola che si inerpicava su per il colle e portava all’Africa.
“Che hai Lampo? Che ti ha dato di barta il cervello per il caldo” diceva Sabatina.
Ma il cane non aveva pace. Abbaia, e poi rinculava verso la via. Poi ritornava da Sabatina e poi di nuovo prendeva l’abbrivio verso il sentiero.
Abbaiava, abbaiava e ripeteva le stesse mosse, senza pace.
Sabatina alle fine fu presa da un sospetto. Lampo era sempre con Luigi. Come mai Luigi non era con lui? Le balenò una paura. “Vai Lampo. Ti vengo dietro”.

- Ora me la troverò anche al mare quell’impiastro di Ida.

Furono le prime parole di Sabatina appena uscirono fuori e si incamminarono per la stazione attraverso il refrigerio della pineta.

- Ma come avresti fatto da sola, con due bambini?
- Sarei stata meglio che con Ida.
- Ma così metterà dei soldi anche lei. Io da solo non ce l’avrei fatta. Non ho tutti questi soldi. A chi li chiedevo?
- E tu non verrai mai?
- Cercherò di venire un fine settimana.
- Bella roba che sei! I tuoi figli non ti vedranno mai. Non ci sei mai con loro.
- Che devo fare? Alla Camera del Lavoro, ci sono da organizzare tante cose. Poi ora lavoro anche per il partito. Devo andare a fare dei comizi anche.
- Voglio vedere che ti darà il partito! E Beppe come farà da solo?
- Ida ha chiamato il fratello di Beppe, Livio. Verrà lui a dargli una mano.

Sabatina tacque. Guardò avanti. Prese per mano i bambini. Erano la sua vita. L’orizzonte intero della sua esistenza. Tutto ciò che la vita le aveva dato di bello.






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