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Marina di Pisa






«O Marina di Pisa, quando folgora il solleone!...»
(Gabriele D’Annunzio)


Continuò a pensare a quegli anni. A quando dalla Striscia si erano trasferiti a Montelupo, e lui aveva cominciato a lavorare alla camera del lavoro di Fucecchio.
Silvano partiva in Lambretta la mattina verso le otto e tornava per lo più dopo mezzanotte. Quasi ogni sera aveva riunioni con i contadini, e spesso non erano a Fucecchio, ma a Pontedera, Ponsacco, Monsummano…se era fortunato a Empoli, o Castelfiorentino.
Sabatina in quella casa, sola, soffriva sempre di più. La mattina lavava e vestiva i bambini, li aiutava a fare colazione, e già dall’ inizio del giorno doveva sopportare la cattiveria di Ida.

- C’è da andare nel campo a aiutare Beppe. Non perdere troppo tempo con quei due mangiapane a tradimento.
- Ma dovrò fargli fare colazione! E poi come potete chiamarli “mangiapane a tradimento”? Sono i Vostri nipoti...
- Io, alla loro età mi lasciavano a casa insieme al cane, e andavano tutti a lavorare.
- Comunque stamattina li devo portare dal dottor Ciardi. Hanno la tosse. Da Beppe ci andate Voi.
- Ci mancava anche il Ciardi! Ma quanti ci costano codesti due mangiapani!
- Ma anche io, lavoro in questa casa. Qualcosa dovrà pur contare? Anche io vado nel campo a lavorare con Beppe. Non conta nulla? E Silvano? Tutto quello che guadagna lo dà a Voi. Anche questo non conta?
- Ma sai quanto, a mantenervi tutti quanti voi, mi ci vuole? Quanto mi costate, lo sai?
- Eh, sì...ma quando andate a Castelfiorentino dalla Vostra figliola e le portate i soldi perché suo marito è rimasto senza lavoro, allora quello non conta?

Ida aveva in mano una padella che aveva appena lavata. Andò sul muso di Sabatina e gliela misurò.

- Brava! Picchiatemi anche!

Ida alzò in alto la padella come se volesse davvero colpire Sabatina.
Luigi e Fabrizio a vedere quella scena cominciarono a piangere e a gridare “Nonna, no! Nonna, no!”
Ida si fermò. Cominciò a bestemmiare e andò fuori a dar da mangiare alle galline.

- E chi glielo dice a quella?

Silvano tacque.

- Silvano, non possiamo continuare ad abitare qui. Io con tua madre non ci voglio più stare. Dobbiamo andarcene, fare una nostra famiglia. E poi come possiamo dormire in una camera che quando piove o nevica dobbiamo dormire con l’ ombrello? perché il tetto è pieno di buchi proprio sopra la nostra testa. E tua madre non vuole spendere per ripararlo...per forza i bambini si ammalano.

Silvano la ascoltò. Non replicò nulla. Si limitò solamente a guardarla. Poi come se non avesse sentito, rispose:

- Questa non ci voleva. Ci vorranno un bel po’ di soldi. Basteranno quindici giorni?
- Il dottore ha detto di sì. Hanno bisogno di sole. Mancano di vitamina D. Devono respirare acqua salmastra. Troppo umido qui a Villambosco. Siamo sotto poggio, non ci dà mai il sole su questa casa.
- Ma dove potremmo portarli?
- A Marina di Pisa. Non è lontano. Vicino Pisa. C’è una bella spiaggia, una pineta grande. E un trenino che da Pisa corre per tutta la pineta fino a Tirrenia e poi Livorno.
- Allora si potrebbe andarci in treno, da Montelupo fino a Pisa e poi prendere il treno per Marina di Pisa.
- Sì.
- Ma che mese? Sarebbe meglio settembre. Costa meno.
- No, hanno bisogno di sole. Io ce li porterei la seconda quindicina di giugno.
- Bisognerà andare una domenica a fissare una casa.
- Sì.
- E con Ida come si fa?
- Non lo so. Ci devo pensare.

Ida era una donna arcigna, con la quale era impossibile ogni genere di dialogo. Nata nel 1899 da una famiglia di contadini e boscaioli, aveva avuto tre sorelle e un fratello. Due erano morte a causa della febbre spagnola insieme al padre. La madre sarebbe morta poco dopo per (come si diceva allora) “un malaccio”.
La terza sorella invece sarebbe scomparsa qualche anno prima che Ida morisse (1993).
Il fratello trovò la sua fine al fronte, durante la Prima Guerra Mondiale. Al fratello Ida era particolarmente affezionata. Tanto è vero che quando Fabrizio nacque si impuntò nel volerlo chiamare Adon, come il fratello. Naturalmente ne originò una guerra con Sabatina, che non voleva quel nome.
La guerra fu risolta con un compromesso: Fabrizio sarebbe stato il primo nome, Adon il secondo. Fabrizio Adon, fu così chiamto il bambino.
Venendo da una famiglia di contadini e boscaioli, la sua vita fin da piccola fu divisa tra la casa e il bosco, dove andava a badare le pecore e a portare da mangiare ai carbonai. Imparò presto a andare a cavallo, senza sella, di modo che le fosse più agevole seguire le pecore e spostarsi da casa al bosco per vettovagliare i carbonai e i boscaioli.
Non frequentò mai le scuole e nonostante tutto imparò a leggere e scrivere. Era certamente una donna intelligente, ma indurita assai dalla vita selvatica che conduceva. Fin da piccola aveva infatti passato più tempo insieme agli animali che agli esseri umani.

- Nel bosco c’è una ragazza che ha due sedi sodi come il marmo, che ti ci potresti sedere sopra. Ma chi è? - fu il commento di Giuseppe, parlando con suo padre Giovanni, un giorno che si era addentrato nel fitto della boscaglia per far legna.
- E’ la figliola del Frediani, di Casa al Rosso.

Fu quella la prima volta che Giuseppe incontrò Ida, e da cui poi non si sarebbe più separato fino alla sua morte, avvenuta nel 1973 a causa di un ictus.
Nessuna meraviglia dunque che da un’infanzia e una gioventù simili fosse degenerata una forma di vita insensibile e gretta, che badava unicamente alla conservazione del proprio interesse personale e accettava solamente il proprio punto di vista.
La stessa durezza che aveva verso gli altri l’aveva verso se stessa.
Se le capitava di essere malata di gola (abbastanza frequente) o avere un’altra malattia (raramente) si chiudeva per giorni - dipendendo dalla gravità, anche settimane – in camera al buio, senza mai uscirne, e cibandosi di solo pane ammorbito nell’ acqua fredda. E solo Beppe (Giuseppe), era ammesso nella camera.
Solo Beppe, suo marito, infatti era riuscito a prenderle le misure col non avere opinione propria e facendo quello che lei comandava, ottenendo così autonomia di spazi e di rispetto che venivano tollerati da Ida. Poteva andare alla Casa del Popolo di Montelupo a veglia. Gli lavava i panni e glieli stirava e lo serviva a tavola. Giuseppe era anche l’ unico a cui mai si rivolgesse in modo sgarbato e irrispettoso.
A modo suo, si potrebbe dire, che lo amava.
Silvano con sua madre aveva un rapporto conflittuale, nel senso che la rispettava e in linea generale aveva sempre fatto quello che lei gli aveva chiesto ma alla fine aveva capito che Sabatina non aveva tutti i torti e sempre più mal sopportava la tirannia della madre.
Ribellarsi a lei non gli era facile, ma il carattere antiautoritario che gli era connaturato le impediva di accettarne le imposizioni. In particolare mal tollerava di doverle dare tutti i soldi che guadagnava.
Fu così che decise di affrontarla. Non era tanto il fatto che i bambini avessero bisogno di mare, piuttosto voleva una rottura, e definitiva, con sua madre.

Marina di Pisa all’ epoca ancora aveva le spiagge parzialmente erose (che sarebbero poi definitivamente scomparse negli anni Sesssanta), ma pur sempre spiaggia in sabbia, non come quelle della confinante Tirrenia ma comunque spiagge. Rispetto a Tirrenia i costi erano minori. Tirrenia era stata infatti un’operazione urbanistica a cura del fascismo e in quegli anni ne godeva ancora i fasti, soprattutto perché vi si erano stabilite le truppe americane a Camp Darby, non distante dalla cittadina litoranea, che contribuiva a rendere viva Tirrenia.
Quando una domenica di maggio arrivarono a Marina di Pisa e scesero alla stazione nella pineta la cittadina piacque a entrambi, soprattutto a Luigi e Fabrizio, che avevano portato con sé.
Telefonicamente avevano avuto un contatto con la famiglia Billeri, che abitava in piazza delle Baleari. Sapevano che era davanti al Mare lungo il viale per Tirrenia.
Cominciarono dunque a camminare alla volta del centro della cittadina.
Non era agosto, non erano i solleoni di fine luglio e inizio agosto ma era un caldo opprimente, anche se le 10 del mattino.

- Mamma, babbo! Guarda! Il mare! – grido Luigi.
- Dove? – fece eco Fabrizio.
- Laggiù!

In lontananza fra le case che si aprivano su una strada aperta verso il mare si vedeva il luccichio della distesa dàacqua, piatta.

- Mamma, io voglio venire al mare qui. Ti prego.
- Dillo a tuo padre. – Rispose Sabatina.
- Babbo! Ti prego...vorrei venire al mare qua.
- Anche io! – lo supportò Fabrizio.
- Va bene, va bene. – rispose Silvano, cercando di tenerli a bada.
- Deve essere quella piazza delle Balearì – disse Sabatina.

In effetti in fondo alla strada, da cui avevano avvistato il mare, si intravedeva uno slargo a semicerchio, che corrispondeva alla descrizione che gli avevano fatto la famiglia Billeri per telefono.

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