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Showing posts from November, 2024

Si chiama Elinga ed esce sempre la notte

Si chiama Elinga ed esce sempre la notte, quando i corvi neri tacciono il giorno. In questa terra del nord, gelida e buia, lei è figlia di quei colori e del ghiaccio sotto la neve, che dorme. Elinga non ha paura. Elinga ha coraggio. Il buio fa parte del suo cuore bambino. Qui è nata qui è cresciuta. Il buio, a me nemico, a lei si fa sempre amico. Io sono figlio del sole. Del cielo alto della Toscana, azzurro e profondo. Il buio lì inquieta. A sera si sta a casa. Soprattutto d'inverno. D' estate si sciama. Lei vive parallela a me in un universo tutto suo - io, in uno e in due e in nessuno. Con il corpo la mente e l'anima lei sta nel gelo della neve e della notte abituata. Io in un universo straniero, emarginato, rimango estraniato. Di là, dalla Toscana il corpo si è divertito, l'anima e la mente lo hanno seguito. È di qua che senza pace s'inquietano - non sanno le membra, lo spirito e i pensieri dove posare. Lei vive nella sua terra. È un virgulto. Io in una terra c...

Il tuo passo leggero sento la notte dietro la porta

  Il tuo passo leggero sento la notte dietro la porta. Mi segui? Sei qui che vivi - ora? Lo spazio e il tempo non piú per te, il limite? Ė leggero il tuo passo. Appena lo scricchiolío lo rivela il pavimento di assi di legno. Leggere le tue mani toccano i capelli del capo mio riverso. Hanno l'impaccio di un cencio bagnato però - spento goffo umido gesto. Qual è il tuo male - ora? In terra io lo sapevo. Ma ora - che è? Perché vieni qui la notte e mi cerchi, e vivi al capezzale mio e muto mi vegli? Quanto mi hai amato in terra, io solo lo so. Io solo lo so che il tuo cuore era buono. Io, e forse Dio lo sa. Da questa tela di ragno mi vuoi salvare ora, dove tutti ci vogliono spenti? Vuoi di me più di una figura? Un essere di spirito e luce pieno mi chiedi che sia? Il tuo passo leggero lo sento la notte dietro la porta e so, so che quello sei tu - che nemmeno la morte porta via.

Caratteristiche della Poesia del Discordo nella composizione di "Oh, ci sono figure e figure!" (articolo di A.I.)

  Oh, ci sono figure e figure! Sia figure più grandi che figure più meschine perché  quidquid per aliud est magnum, minus est quam id, per quod est magnum  - e perciò enunciazioni ci sono di alcune asserzioni - cardini del linguaggio son chiamati, hinges  - che magni in sé tienen stati in cui passioni grandi vivon sole come le verità - e chi di piccole ruota vuoto intorno a quel motore qual invece suon trasforma e incarna e l' insostanzial via, sostanza storna. Frammentazione e complessità linguistica : La poesia alterna linguaggio filosofico ("quidquid per aliud est magnum") a una forma più evocativa e immaginifica ("passioni grandi vivon sole", "ruota vuoto intorno a quel motore"). Questa mescolanza genera una tensione fra astrazione e concretezza. L'uso di concetti metafisici e logici si intreccia con un registro poetico, creando dissonanza. Pluralità di significati : La poesia sembra affrontare l'idea di grandezza, di ciò che re...

Oh, ci sono figure e figure!

  Oh, ci sono figure e figure! Sia figure più grandi che figure più meschine perché quidquid per aliud est magnum, minus est quam id, per quod est magnum - e perciò enunciazioni ci sono di alcune asserzioni - cardini del linguaggio son chiamati, hinges - che magni in sé tienen stati in cui passioni grandi vivon sole come le verità - e chi di piccole ruota vuoto intorno a quel motore qual invece suon trasforma e incarna e l' insostanzial via, sostanza storna.

Figure - Gli editori

  Dovunque io mi volga vedo avanza le più insostanziali asserzioni. Letteratura priva di essenza avallan editori sin nozioni sostanziali e vuoti assertori d' insostanziale nulla circondati ove il gregge segue vuoti attori di coraggio dal niente connotati

Lì, come una spina forte duole.

Claudina, mia Claudina, sei del cuore la mia spina. Che ora sei lontana e il pensiero di te, sempre mi suole. E dentro mi sei male e mi danna la vita di silenzio - qua avvolta nel grigio della neve e del gelo e mai di sole - spinge me, sepolta, nell'ombra più oscura, sotto il cielo dove tutt' è dovere, e il piacere non è. Ecco le cene mi ricordo al Porcellino, nomen omen, vere e parevan tenere un discordo però, ma ora vedo come bella eri, come il bello dentro te spensierata e scanzonata nella tua certezza - bianca come nube nel cielo che azzurro, sola, tiene e come quella nube la conferma sei che il cielo esiste. Che il bene vive sotto quel cielo, e tu ferma a cui tutto ruota a te il resto attorno e non so perché il cuore nel profondo legame che mi porto lì, come una spina forte duole.

Che cos'è un atto di bontà?

  Sedeva in filobus e segreta teneva una scatola sulle ginocchia, accorta. Una torta? Il nome del produttore conoscevo. Una brutta persona. Che è la bontà? Nessuno lo sa. Era quello un regalo? Usava un prodotto di una mala persona per un atto di bontà? Ma supplet candor ho pensato. In ogni caso, anche dal male può nascere il bene quando lo ritiene. È questa la bontà? Un atto individuale? Un istinto del cuore? Un tremore? Non lo so. Ma ognuno nella vita - almeno una volta - lo fa.

Domanda senza risposta - gli dispiace

  Ci sono volte che uno davvero e invero, non sa più che dire. Né fare. Balbetta - dentro di sé un gran alveolare. Non sa più - nemmeno chi sia. Questo è il dramma. Quasi gelosia. È uno che non è. Geloso di sé. Si può dire. Parla, mangia, si muove e chiede con ardire, incerto però, chi sia quello che tutto fa. Non è lui. È certo. Un altro è dentro. Ma si sdoppia. Gli pare. Uno è fuori, ma sembra lui fare. E quello di dentro si sorprende, tuttavia. Quello fuori, è indipendente. Disinvolto. Azzardato. Spregiudicato. Un malnato. E lui è timido, goffo, imbarazzato. Come un bambino. Il bambino - dolce che era. Tanti anni fa. Ma quella - un'altra era. E si stupisce. Ma lui - chi è? Domanda senza risposta. Si può capire - tutto tace. Non conoscersi - però si può dire - un poco gli dispiace.

Noi siamo sue figure che

 ἄτοπον δὲ καὶ τὸ μηδὲν μηδ᾽ ἐπί τινα χρόνον συνικνεῖσθαι τὰ τῶν ἐκγόνων τοῖς γονεῦσιν È strano anche che nulla, neppure per un certo tempo, delle vicende dei figli arrivi ai genitori   (Aristotele, Etica Nicomachea, 1100a) In noi, figure, vivono gli spiriti. Nei gesti, nei pensieri E negli occhi passano feriti. Degli altri in mano Tengono - fanno, guidano la vita.  Un attimo e di poco Loro baglior si cresce in timor. Lipotimia di breve Durar sentore. Dirti, io esisto Ancora, forti tentano. Di loro siamo i cardini su cui Aprono le essenze Vuote. I perni siamo di quel mondo Che noi cerca vivo. Che nella pelle esiste, nelle ossa. Nel sangue scorre scuro. Siamo di sue sventure continuazion. Di gioie, mali, utili, sofferti Spiriti certi: passano Mai quella soglia ove pace regna? Noi siamo sue figure, Che alla voce, infetta, curvi andiamo.

Universi paralleli e congiunti

  Hanno il volto di ognun che soffre - di donna o uomo. Atti sbagliati che sian - giusti o disperati Piangon del mondo grandezza sua dentro - un mondo interior. Niente che grande di più sia. Disperazione Loro ti mostrano stanchi e nulla commuove del santo Mondo che vive in sé, più. Ma l'universo Loro e vasto e enorme morrà in un giorno - destino Tiene, e vivo e in sé - quello lo sa. Tragica sorte dell' uomo esistere. Creare e poi Essere nulla di qua, dove ha mani mente posati e creduto durare per sempre qual Dio. Io La prego che dia, Lei infine Là ai mondi che amo di più quel durar suo futuro. Se quei nomi che tre sono aldilà Salvi farà, anche altri con sé porterà quella luce: Giunto ognuno ne va di tre, e mai disgiunto è.

Perché tu sei andato?

Perché? Perché? Perché tu sei andato Via? Lontano ero quando sei Partito solo. Io speravo, sai, Che te rivisto avrei prima. Fretta Avevi. Fretta di andare, tutta La tua vita tu correvi. Fretta Di finir questa vita che avevi, L'unica data da quel Dio lontano Dal mondo tuo. E che dirà di te? Mi chiedo. Dio io non sono ma Credo che l'hai bene vissuta. Bene Gli hai voluto al tuo paese. Ma Ti ha tradito. Tutto che potevi Per la famiglia hai pensato. Tu Hai fatto errori ma sapevi viver Non come ogni piccol uomo. Hai Fatto soffrire. Ma natura tua Era - il marchio del tuo male era. Del gatto nero la natura avevi. La rabbia avevi di chi soffre sempre. No, non piangevi la tua vita, mai. La maledivi. Era tua nemica. Era la bestia dentro te nascosta. Ma il tuo cuore era vivo, puro, Sincero. Paura ne aveva quella Bestia, di quel cuore bambino, sai, E che scontroso con te viaggia ormai.

Storia di Pelo il ragazzo che vinse la Milano - Sanremo

 

Oltre i segni dell'Altro

Che altro potevi più far, di così? Hai fatto tutto - quello che potevi. Che altro volevi fare altresì? Che ti dimentichino mai temevi. E tu gli hai - la vita dato loro La vita che ora hanno - stesso sangue: Nel ricordo del mio male scoloro, Nel nulla del mio amore si estingue. Nel freddo dell'autunno che arriva Morde l'aria la pelle, piega il vento Gl' alberi - e di rosso e giallo schiva La chioma delle foglie è lamento. Tutto cresce lontano - e nulla peggio È, quando ciò che vive in te si fa Sé e Altro diviene - un dileggio, Un' irreparabil perplessità. Eppure tu hai fatto tutto. Bene, Male. Hai fatto quello che sapevi. In tua valle di lacrime avviene. E nulla di più grande mai potevi Pensare, ma cercavi le parole. Così guardavi mute le stagioni Passare, per offrire quelle, sole Al dolore che dentro imprigioni.

Gott ist - aliquid quo nihil maius cogitari potest

Der Nihilismus strebt nach einer Welt ohne Gott. Doch eine solche Welt kann nicht wirklich existieren. In unserer Zeit herrscht eine „Weltlosigkeit“ – eine Verleugnung des Realitätssinns. Das heißt, dass die Welt ohne eine göttliche Macht letztlich nicht bestehen kann. Die Welt braucht Gott. Ohne Gott verliert die Welt ihre Tiefe und wird zu einem leeren Simulakrum – einem Abbild ohne wahre Substanz. Die Erfahrung Gottes geschieht im Zuhören, denn Zuhören ist die Art und Weise, Gott zu begegnen Der Ursprung solcher Gotteserfahrungen liegt oft in  Bedeutungsvollen Erlebnissen: eine Krankheit, ein Unfall, der Verlust eines Elternteils oder Kindes, eine bedeutungsvolle Begegnung. In solchen Momenten "spricht" die Wirklichkeit eine tiefere Bedeutung, jenseits der bloßen Oberfläche, wie vorher.  Hier bietet sich die Gelegenheit, auf die Stimme Gottes zu hören und sich im Hören zu üben. Wie Anselm von Aosta sagt: Gott ist aliquid quo nihil maius cogitari potest – etwas, worübe...

Fasting as a Re-appropriation of Your True Self

  In fasting, there is a re-appropriation of your body. When you eat, you introduce external substances—elements from the outside—into your body. It’s obvious that these substances act upon you, conditioning your body through chemical components that are distinct from its natural, internal chemistry. But when you fast for many days, your body relies solely on what it can draw from within, fueled only by its own reserves. For this reason, you may indeed perceive a re-appropriation of your body; you feel more centered, more grounded within yourself.   Feuerbach’s well-known adage, ' Der Mensch ist, was er isst' —'Man is what he eats'—rings true, but only in the sense that you are influenced by what you eat, which differs from who you truly are in and for yourself, as when you abstain from eating.