Com'è cominciato il '68?
Forse pochi sanno che tutto cominciò con l'uccisione di uno studente, Benno Ohnesorg.
Fu ucciso volontariamente da un poliziotto tedesco, Karl Heinz Kurras, che poi si scoprì lavorava per la STASI, la polizia segreta della Germania comunista.
Se non ci fosse stato quell'omicidio forse neppure sarebbe cominciato il '68.
Ma la STASI aveva forse programmato quell'omicidio. Si doveva creare un caso (oggi si chiamano false flags) per scatenare l'odio verso la polizia di stato della Germania Federale e verso lo stato stesso della Germania Federale, già colpevole quel giorno di ospitare lo Scià Reza Pahlavi, contro il quale si erano appunto mobilitate le contestazioni studentesche.
Molti sapevano. E molti tacquero.
Il senso di colpa, specialmente in un paese luterano, non è qualcosa che si scioglie come neve al sole ma può perdurare e tramandarsi dal padre al figlio e condizionare le scelte dei figli, di una società che paga le colpe dei padri, di una nazione che paga le colpe dei governi.
E’ una foto in bianco e nero, un po’
ingiallita.
Fu fatta in un cortile dove venivano
parcheggiate le auto.
E’ un mondo grigio e distante che chiede solo
di essere dimenticato.
Lì per terra giace Benno Ohnesorg: un
mucchietto di stracci sul cemento. Ha la testa quasi completamente volta
all’indietro, come se qualcuno gliel’avesse girata a 360 gradi. I piedi, con i
suoi sandali francescani, rattrappiti l’uno sull’altro.
Il suo corpo è lungo e disteso.
A destra vi un poliziotto, il Polizeieinsatzleiter
Helmut Stärke, sorpreso dal flash del fotografo in una posa da ebete.
A sinistra un poliziotto in divisa: Horst
Geyer, der Polizeiobermeister che gridò "Bist du denn wahnsinnig, hier zu schießen?”
Accanto
a Geyer vi è un poliziotto (non identificato) di bell’aspetto in abiti civili.
Ancora più a sinistra, dopo il poliziotto elegante e di bell’aspetto, mezza
faccia, quasi invisibile, vi è la mano armata della Stasi che cambiò la
direzione della Storia: Karl Heinz Kurras.
-
L’avete identificato – fece l’agente in abiti civili sorpreso dal flash
e con l’espressione da ebete
-
- Ja, Polizeieinsatzleiter Helmut Stärke! Si tratta di uno studente.
Certo Benno Ohnesorg. Presumibilmente uno di quelli che hanno dimostrato contro
lo Scià.
A
quelle parole Stärke guardò di sottecchi Kurras. Uno sguardo freddo,
accusatorio. Chiaramente pieno di sgomento per le conseguenze…
-
Beh, Horst – fece Stärke – ricordati questa data : 2 giugno 1967. Da
oggi molte cose cambieranno…
Molti
anni dopo, ben 45, il giudice Karl Stärke figlio del Polizeieinsatzleiter
Helmut Stärke, riesaminava quella foto. Stanco dei pensieri funesti che si
accatastavano uno dietro l’altro sullo sterno e lo facevano dolere, sgomentato
gettò un’occhiata dalla finestra del sesto piano dell’ Hotel Palace dove si
trovava da quando era giunto a Berlino da München. Da lì godeva una vista
formidabile sul Neuer See e il Tiergarten.
Almeno
quella era una certezza. Quella foto invece era un incubo.
Karl
Heinz Kurras era stato l’incubo di tutta la sua vita e della vita di suo padre,
che l’aveva protetto. Ma perché? Perché aveva protetto un simile assassino che
per di più lavorava per la Stasi?
Che
anche suo padre vi fosse in qualche modo implicato con quel polipo tutto
tentacoli che fu la Stasi?
L’aveva
spesso pensato e non solo lui…
Otto
Bohr era il nome operativo e di copertura di Kurras rinvenuto negli archivi
della Stasi…e quello di suo padre?...
Oggi
avrebbe incontrato Wensiersky, il giornalista del Der Spiegel, che stava
indagando per conto suo da anni e aveva accumulato un bel po’ di nuove prove su
quell’assurdo omicidio senza motivo. Il valore della vita è pari a zero; è solo
una supposizione del pensiero quella di sentirsi unico ed irripetibile…ma unico
ed irripetibile di che se un colpo di pistola può cancellarti in un attimo?
-
Ma perché l’avranno ammazzato? – si ripeteva ogni volta quasi sperasse
che le conclusioni a cui era arrivato non fossero vere.
E le
conclusioni erano sempre quelle di una congiura. Una congiura ed una copertura,
ermetica, della polizia di Berlino a favore di Kurras. E suo padre ne era stato
un protagonista.
-
E’ peggio di quello che avessimo mai immaginato! – aveva detto Hans
Christian Ströbele, il parlamentare verde, in una recente intervista in TV, lui
che quegli anni del Risveglio Politico li aveva vissuti e anche sofferti
Stärke
ritornò al tavolo posò la fotografia e si sedé davanti al computer. Riprese a
guardare il video di quel 2 giugno 1967.
C’era
una città divisa quel giorno. Da una parte i berlinesi felici per la visita di
una altezza reale: lo Scià Reza Pahlavi in uniforme bianca e la sua consorte
che indossava un’intera collezione di gioielli nei capelli. Poi c’erano gli
altri, i contestatori. Circa 2.000 che aspettavano invece lo Scià macellaio;
quello che con la polizia segreta, la Savak, faceva sparire gli oppositori del
regime torturandoli e massacrandoli.
Quel
giorno erano stati schierati 4.000 poliziotti in uniforme; più 250 uomini della
Kripo, fra cui 88 funzionari dell’Abteilung I, Staatschutz., che non
indossavano la divisa ma leggeri vestiti estivi. Con quelli c’era anche suo
padre, der Polizeieinsatzleiter Helmut Stärke.
A quel
pensiero Karl si sentì a disagio. Che suo padre fosse finito in quella macchina
della congiura che aveva dato una sterzata alla Storia non gli dava abento. Una
macchina fatta di menzogne e sangue. Era una fitta, un messaggio che gli
ripeteva dentro: non voglio essere come
lui. Mai! Eppure era una contaminazione che lo accompagnava fin da piccolo
e continuava ad infettarlo, come se avesse dentro una voce che gli urlasse
quello stesso destino.
Fermò
il video. Si sentiva pieno di quell’ angoscia.
Anche
oggi era il 2 giugno, come 45 anni fa.
Suonò il cellulare. Era Wensiersky.
-
Hallo Peter
-
Hallo Karl. Volevo solo sapere se mi confermi il pranzo di oggi
-
Sì, certo Peter. Alle 12,30 come d’accordo. Al First Floor, il
ristorante dell’hotel
-
Gut. Allora ci vediamo fra poco. Bis dann.
-
Bis dann
Wensiersky
aveva gli occhi bovini, come quelli di San Tommaso mentre parlava e beveva lo Spätburgunder che Karl aveva ordinato
-
E’ fantastico questo vino Karl!
-
E’ il mio vino preferito Peter. Un
Pinot noir di grande qualità
-
Complimenti!
-
Grazie Peter
-
Vedi Karl…- disse solenne portando
il bicchiere all’altezza del naso per aspirarne l’incredibile aroma - tutto si
è svolto in quel cortile che dà sulla Krummen Straβe. Lì è terminata la
Fuchsjagd che era cominciata davanti alla Deutsche Oper. Partiamo da una delle
sequenze finali. Foto davanti al tenditappeti – e porse una foto a Karl -
…vedi…questo poliziotto in divisa, Kurt Wegner, raggiunge dopo averlo inseguito
lo studente Ruβhoff, uno dei contestatori presenti alla manifestazione anti
Scià. Lo blocca davanti al tenditappeti sul prato, del condominio, che precede
l’ingresso al parcheggio dove verrà ucciso Benno. Wegner blocca Ruβhoff, lo
getta a terra e comincia a picchiarlo con il manganello. In questa foto Benno
Ohnesorg lo vedi in primo piano, che osserva la scena. Si riconosce bene per i
sandali francescani che ci aiuteranno ad identificarlo in altre foto.
Karl prese la foto e la guardò.
-
Ma qui Kurras non c’è – disse
-
Non si vede, ma c’è. Te lo posso
assicurare
-
E come? L’agente Wegner durante
un’udienza dichiarò che per tutta la sera , dalle 19 alle 22, non l’aveva mai
visto
-
Sì conosco questa versione. Ma Kurras era lì…e anche tuo padre Karl era
lì…
La
fitta al centro dello sterno si fece di nuovo sentire.
-
E tu come lo sai Peter?
-
Ho i miei informatori…
Peter
stava per continuare ma l’arrivo dei piatti interruppe la discussione. I due si
soffermarono a guardare estasiati la composizione del Thunfisch
mit Meerrettich. Una meraviglia.
Wensiersky
fu il primo ad assaggiare il piatto. Karl indugiava, non osando sciupare la
bellezza della composizone.
-
Lecker ! – sentenziò Wensiersky
-
Köstlich! – rispose Karl dopo aver a sua volta assaggiato il piatto
Mangiarono
rapiti, per un po’ in silenzio.
-
Ma quante persone c’erano in quel momento, lì sul prato? – chiese Karl
-
Una ventina. Una ventina di studenti avevano circondato Wegner…volevano
forse sottrargli il manganello con cui stava picchiando Ruβhoff ma non l’hanno
fatto. Sono rimasti indecisi…se osservi l’atteggiamento del corpo di Ohnesorg rispecchia
bene l’atteggiamento di tutti gli altri…
-
Chi può testimoniarlo?
-
Schoner, il fotografo
-
Finalmente si è deciso a parlare…e perché proprio ora?
-
Non saprei…forse perché è ormai vecchio . E le colpe cominciano a
pesare…
-
Può darsi che sia così, come tu dici…ma potrebbero esserci anche altri
motivi…
Karl
non aggiunse altro ma sapeva che il giornale aveva versato una bella somma a
Schoner, che era malato ed aveva bisogno di soldi per curarsi, in cambio delle
foto che finora non aveva mai prodotto.
-
Ma ho qualcosa di nuovo per te Karl
Tirò
fuori il portatile e lo mise sul tavolo. Lo accese. Bevve un sorso di vino e
quando il computer fu operativo aprì un file che aveva il nome “Kurras
Pistola”.
-
Tieni presente Karl che quanto vedrai qui, va inquadrato in tutta la
sequenza che abbiamo già visto, Fuchsjagd
– foto al tenditappeti. Come ti ho detto nella foto di prima c’erano una
ventina di studenti fuori obiettivo. Subito dopo che la foto fu scattata da
Schoner irruppe un manipolo di poliziotti in uniforme che cominciarono a
picchiare a destra e sinistra. Ci fu un fuggi fuggi generale e solo due vengono
intercettati e picchiati: Freidenberg ed Ohnesorg. Ora il filmato che vedrai è
colto esattamente nel momento in cui i poliziotti irrompono nel prato e tutti fuggono
eccetto che Freidenberg e Ohnesorg perché vengono intercettati. Questi ultimi
due cominciano a venir picchiati …guarda questa foto: a terra vedi Freidenberg
con un poliziotto che lo bastona come un animale mentre Freidenberg si copre il
capo per pararsi dai colpi… sullo sfondo si vedono molte gambe e piedi in
movimento che circondano qualcuno di cui si vede solo i sandali, e quello non
può che essere Ohnesorg…ma a questo punto ritorniamo un attimo indietro e
guardiamo questo brevissimo filmato…
-
Di chi è il filmato?
-
Di Dietrich Bertram della SFB (Sender Freies Berlin)
-
Anche lui ha parlato per rimorsi di vecchiaia?...
-
Può darsi replicò Wensiersky con un sorriso sfuggente e bevve di nuovo
un sorso di Spätburgunder –
-
Lecker! – ripeté - …il filmato è
di otto secondi. E’ rallentato al massimo. I secondi sono numerati.
Stärke si mise gli occhiali e guardò. Al
secondo numero 6 si vedeva un’ ombra di un uomo venire con passo regolare dalla
parte del prato. C’era un momento in cui l’uomo passava davanti ad una Volkswagen
Maggiolino bianca che finiva per contornare meglio la sagoma dell’uomo e in
quel momento si vedeva bene che l’uomo teneva in mano un oggetto che aveva la
forma di una pistola. La sagoma dell’uomo era abbastanza riconoscibile e
assomigliava molto a Kurras…
-
Ecco Karl, questi probabilmente
sono gli ultimi secondi di vita di quel povero ragazzo…Benno…un giovane che aveva
una vita segnata fin dalla nascita…
Karl inghiottì fiele. Perché suo padre non era
riuscito qualche secondo prima a bloccare Benno? come aveva dichiarato di aver
cercato di fare durante un’udienza in uno dei tanti processi…Aveva detto che
Ohnesorg gli era sfuggito perché aveva cominciato a scalciare e a dare pugni…ma
suo padre era un uomo robusto e Ohnesorg era magro anche se alto…Congiura…la parola gli annebbiò la vista
-
Karl, stai bene?
-
Sì, Peter…sto bene…forse devo bere
anch’io un po’ di Spätburgunder…
-
Ecco Karl questa è la foto scattata pochi attimi dopo che Kurras ha
sparato a
-
Ohnesorg
Karl prese la foto.
In primo piano si vedeva Feidenberg che ora stava in piedi e con la mano
sinistra si teneva la testa (probabilmente per effetto dello sparo il
poliziotto che lo picchiava l’aveva mollato). Sullo sfondo c’era Kurras che
osservava da dietro le spalle di due poliziotti in divisa…Quella fu
un’esecuzione, non c’è dubbio. Non c’era un motivo per cui Kurras avrebbe
dovuto sparare. Sparare su un uomo mentre veniva manganellato e stava per
cadere a terra…non c’era motivo…Era la provocazione di un agente provocatore.
Non c’era una prova che potesse dimostrarlo, ma le intuizioni, un’intuizione
generale che durava da 45 anni, non poteva essere falsa…non può essere falsa…Lì
vi erano presenti un bel po’ di poliziotti che furono sospettati di essere IM (Inoffizielle Mitarbeiter des Ministeriums für
Staatssicherheit), agenti della Stasi: Heinrich
Bürger che poi figurò presente come IM negli atti della Stasi. Lo stesso
fotografo Jürgen Henschel che scattò la foto di Ohnesorg morente,
lavorava per “Wahrheit” l’organo ufficiale del SEW (Die Sozialistische Einheitspartei Westberlins)
che era completamente dipendente dal SED (Sozialistische Einheitspartei Deutschlands
della DDr) e infine…suo padre…anche lui era stato sospettato…e quel
grido dopo lo sparo registrato dalla Süddeutscher Rundfunk: "Kurras,
gleich nach hinten! Los! Schnell weg" che era stato attribuito a suo
padre…e quella foto di suo padre che stava davanti a Dietrich Bertram cameraman
della SFB e gridava “Licht aus!” e Kurras ben visibile dopo lui... E suo padre
che aveva sempre dichiarato di non aver mai visto Kurras!
-
Peter, onestamente, mio padre era
un IM?
-
Karl…non so risponderti…ma tuo
padre chiuse una porta alla verità e a se stesso come uomo. Quella porta è
rimasta chiusa anche dopo la morte e tu sei lì davanti a quella porta e non riesci
ad aprirla e non potrai mai perché in verità anche tu non vuoi aprirla, perché
hai paura della verità…se la Stasi abbia intenzionalmente armato la mano di
Kurras non saprei…certo la Stasi aveva creato una macchina che doveva produrre
il Sessantotto, fosse pure anche qualche anno più tardi…
Le parole di Peter portarono Karl Stärke a frugare nella mente un
brandello di poesia trovata nella giubba insanguinata di un altro figlio che la
storia aveva da lungo sepolto, che aveva tentato di cambiare il destino
macchinando un attentato ad Hitler: Albrecht Hausofer, il cui padre aveva
trasmesso ad Hitler poteri invisibili e gli aveva aperto le porte che Albrecht
tentò di chiudere e per questo fu fatto brandelli:
Per mio padre
il destino aveva parlato
Da lui dipese
ancora una volta
Ricacciare il
demonio nella sua prigione
Mio padre ha
spezzato il sigillo
Non ha
sentito il soffio del Maligno
Ha lasciato
libero il demonio per il mondo
E mentre quelle parole gli scivolavano lungo la
memoria come i titoli finali di un film mormorò:
…Schuldig bin ich
Anders als ihr denkt…
Und heute weiß ich, was ich schuldig war…
Princas Vilnuje
Fabrizio Ulivieri
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