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Non dirlo







Vigilate itaque, quia nescitis diem neque horam


Fu lo spirito in me a parlare.

E quando il sentiero della foresta cominciò a piegare verso sinistra e l'alta vegetazione, a causa delle pioggie copiose dei giorni precedenti divenuta troppo rigogliosa, occultò la visuale di cosa ci fosse dopo, ne percepii la presenza, perché lo spirito aveva già rivelato che fosse sotto l'albero che avrei trovato sulla mia destra.

E come voltai e si aprì la piccola radura sotto l'albero, erano lì che mi aspettavano.

Erano lì in piedi, nella stessa forma che li avevo lasciati il giorno in cui fu l'ultimo che li vidi.

Mi attendevano con il sorriso e le lacrime.

Il mio cuore si riempì delle parole dello spirito: non nella potenza, non nella forza ma nello spirito mio.

In quello spirito li avevo cercati e quello spirito me li aveva mandati come chiedevo giorno dopo giorno.

Ci abbracciamo, piangendo.

E finalmente potei sentire l'odore della loro pelle, dei loro capelli, del loro alito lieve, quasi santo. Un odore che mai avevo dimenticato da quel giorno, quel giorno che decisi altrimenti, essendo nelle mani dello spirito e non sapendo.

Mi guardavano e mi toccavano, e io guardavo e toccavo loro.

Non dirlo, mi disse lui.

Non lo dirò, e chi mai mi crederebbe?

Spirò un vento fra l'alta erba e la chioma dell'albero al centro della fitta foresta, in cui avevo pregato di incontrarli, tremò.

Il sole era alto, il cielo blù che a sprazzi veniva giù fra i rami degli alberi alti versò un'onda di calore.

Volevo tanto incontrarvi, ho pregato lo spirito che me lo concedesse. Grazie che siete venuti, dissi.

Sentivamo le tue preghiere, sentivamo il dolore del tuo cuore e l'amore che da esso sgorgava e saliva su a noi. Ma abbiamo dovuto aspettare il giorno e l'ora.
Sii benedetto, figlio, mi disse lei.

Siate benedetti voi, che mi avete dato la vita e la conoscenza. Siate benedetti voi per essere diventati il mio sangue la mia carne, il mio pensiero. L'essere che io sono.

Sorrisero.

Ci vedremo presto. Non dimenticarci. Noi viviamo in te e in te e solo per te ancora sussistiamo in questo mondo, che non più ci appartiene e il cui orrore ci fa soffrire per te.

I corvi, maledetti, che in questa terra dove ora vivo fanno sentire la loro voce sgraziata ovunque e sempre, gracchiarono. Troppo forte gracchiarono per non capire che dovevo riprendere il cammino.

Vai figlio, riprendi il sentiero fra la fitta erba. Ma non voltarti, non cercarci con gli occhi. Ancora non puoi. Ancora devi rimanere.

Con le lagrime ma il cuore leggero, mi inoltrai oltre la curva dove l'erba diradava e il sentiero si allargava ai piedi di una salita.

Non dirlo. Quelle parole mi accompagnavano. Erano il viatico.


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