Foto Živile Abrutytė |
Nel panorama anodino e di pensiero debole rappresentato dalla letteratura contemporanea che gode dei favori delle case editrici che approvano e pubblicano questa linea editoriale sono stato più volte chiesto, durante le presentazioni del mio ultimo Romanzo - "Rugìle" (l'erudita, Roma, 2017), perché avessi alla fine di ogni capitolo di "Rugìle" messo dei sunti per spiegare in termini di fisica quantistica ciò che si vedeva accadere in ciascun capitolo.
Questa è stata una delle parti più controverse del mio romanzo.
Ma controversa da parte di chi? Non certo da parte dei liceali, parrucchieri, carpentieri, insegnanti, adolescenti, portieri di condomini, millennials, infermieri...gente semplice...che mai hanno questionato sulla fisica quantistica contenuta nei sunti ma hanno letto il romanzo godendo della continuità del ritmo del libro.
Controversa invece per chi aderiva e aderisce a quella visione anodina e di pensiero debole di cui parlavo sopra. Per questi si è avuto da obbiettare sulla non proprietà di tali sunti inseriti alla fine del capitolo.
A me, sostenitore di un pensiero forte che deve indagare e questionare la realtà - sociale e politica - quei sunti invece servivano per illuminare la dimensione trans-umana della realtà visibile newtoniana.
Nel caso specifico di "Rugìle" per spiegare l'istinto sessuale.
L'istinto (sessuale) è illogico, semplice e non ulteriore scomponibile. Non è analizzabile. E' solo applicabile. Infatti l'istinto ti colloca sopra o sotto, etero o gay (o entrambi), maiale o troia, pedofilo o zoofilo...
L'istinto non mente a se stessi. Si può ingannare gli altri ma non se stessi.
La menzogna in effetti non fa parte della realtà trans-umana. La menzogna copre la realtà trans-umana non la svela.
Alla fisica quantistica pertiene invece la realtà trans-umana.
L'istinto è bit(s). E' informazione che fa parte del programma (universale) del nostro universo, del computer (universale) che si autoprogramma all'interno del nostro universo a cui apparteniamo e dal quale siamo a nostra volta (auto-)programmati.
Avere un istinto è come seguire un entanglement fra il programma universale e il nostro programma personale a cui si riallaccia.
E' come passare da un istinto all'altro, è come di volta in volta sintonizzarsi su un programma diverso fra i tanti programmi presenti all'interno del computer. In altre parole come passare da "un universo" a "un altro universo".
La realtà trans-umana a cui accennavo sopra è un ulteriore modo di spiegare la teoria dei multiversi.
Certi fisici quantistici ci dicono che quando noi diciamo "No" le nostre particelle (bits) non hanno la stessa conglomerazione di quando diciamo "Sì". Passare da un "Sì" a un "No" significa passare da un universo all'altro.
Nel romanzo ci sono due personaggi, Ipazia e Rugìle, che si eccitano all'idea di essere violentate. Si rendono conto che questo è un pensiero assurdo (questo era il punto a cui riducevano la realtà gli esistenzialisti senza riuscire ad andare oltre: l'assurdo), sbagliato, ma non possono farci nulla, è qualcosa che va al di là del loro lato umano (trans-umano).
"Mi masturbo tutte le notti pensando a essere violentata", dice Ipazia.
"Una volta ho letto di una donna che era stata violentata da cinque uomini. Mi sono eccitata e masturbata. Molte volte dopo quel giorno mi sono masturbata pensando a questo. Ogni volta mi chiedevo se fossi normale. “Sarò normale?” mi chiedevo. Non mi sembrava normale eccitarmi per una cosa simile. Mi sembrava assurdo. Eppure mi eccitavo e mi masturbavo", dice Rugìle.
Gli universi della violenza sessuale di Rugìle e Ipazia sono due universi che corrono paralleli ai molti universi che costituiscono la nostra realtà quotidiana (classicality newtoniana), due universi trans-umani, che solo all'interno di una riflessione quantistica trovano spiegazione.
"Rugìle" affonda in una visione trans-umana, che ovviamente sfugge al piattume della linea editoriale anodina italiana.
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