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Parassiti (seconda parte) - L'iniziazione

Firenze abitazione privata ore 8



Davanti allo specchio si osserva il volto. Non notava alcunché di scomposto, di alterato o mutato.
Non avrebbe dovuto preoccuparsi se non che lui non era lui. Era solo una sensazione. Nulla di più. Una sensazione leggera, impercettibile, eppure presente ma che sicuramente sarebbe presto passata dal momento che non riscontrava nulla che non fosse quello di sempre in sé stesso.
Quel se stesso che l’aveva accompagnato fin da piccolo, fino all’entrata nell’arma dei carabinieri spinto da una sete di giustizia che era stata la fede di tutta la vita ma ora, come un prete che vacillasse, cominciava a sentirla venir meno e cominciava ad avere paura di perderla.
Per quella fede aveva rinunciato alla famiglia, non si era mai sposato. L’Arma era stata la sua unica famiglia. Un’altra non avrebbe potuto permettersela. Quella fede gli aveva fatto fare tutto in fretta. Aveva odiato essere un bambino per diventare adulto prima del tempo.

Era stata la vista, al quartiere Zen dove era cresciuto, di certi tipi che camminavano mezzo metro da terra con lo sguardo tronfio e sprezzante, intoccabili e prepotenti a fargli ribollire il sangue. Erano i “mafiosi” che tutti conoscevano ma di cui nessuno parlava. Nessuno poteva parlarne.
Lui non voleva appartenere a una delle tante insulae (blocchi abitativi) che compongono il quartiere voleva appartenere alla città tutta, al mondo intero.
Per questo affrontava la vita a testa alta e in modo sfrontato.
Ma con loro si era confrontato fin da bambino. Una voce dentro gli diceva di conoscerli

- Se li conoscerai li combatterai meglio

Così aveva finto di essere come loro. Aveva accettato le loro prove di coraggio.
Una volta aveva accettato di andare in uno dei tanti appartamenti che si sapevano appartenere a loro ma che nessuno mai avrebbe detto che erano di loro.

Al buio debolmente illuminati da una lampadina che pendeva dal soffitto scrostato uno chiamato “il padrino” si avvicinò al gruppo di ragazzi che lo aveva accompagnato.

- Ecco padrino è lui – disse il più grande che era già stato iniziato

Il padrino lo guardò con lo sguardo tipico di tutti loro.

Ti avverto… hai ancora la possibilità di tornare indietro, dopo sarà troppo tardi …

- Voglio - rispose

- Bene allora . Sappi che noi siamo un’ antichissima organizzazione che risale alla notte dei tempi , le nostre regole sono ferree, guai a chi le infrange! Uno di noi mai toccherà le donne di altri uomini d’ onore. Il nostro, il tuo comportamento sarà sempre improntato a serietà e rispetto. Non parlerai mai di Cosa Nostra davanti a estranei. Cosa Nostra non esiste. Mai dirai la tua qualifica. Lo accetti?

- Lo accetto

Il padrino prese un pacchetto di immagini sacre, un coltello e una scatola di fiammiferi.

- Vieni qua ragazzo

Si avvicinò.

Il padrino gli mise in una mano un santino con un’immagine dell’ Annunciazione.

Con un gesto deciso gli incise con il coltello il polpastrello dell’indice e gli fece colare il sangue sull’ immagine sacra, Che poi gli lasciò nelle mani.

Poi disse:

- Non dovrai mai tradire i nostri segreti. Si entra in Cosa Nostra con il sangue e se ne esce solo attraverso il sangue.”

Dopo queste parole il padrino diede fuoco all’ immagine sacra che lui teneva in mano. Lui dominò il dolore della fiamma che gli bruciava la carne.

- Ripeti con me ragazzo: giuro di non tradire mai i comandamenti di Cosa Nostra. Se mai dovessi tradirli, che le mie carni brucino come quest’ immagine santa. Noi siamo una sola e medesima cosa. La nostra cosa. Cosa Nostra!

- Giuro di non tradire mai i comandamenti di Cosa Nostra. Se mai dovessi tradirli, che le mie carni brucino come quest’ immagine santa. Noi siamo una sola e medesima cosa. La nostra cosa. Cosa Nostra!

Quando suo nonno gli vide la mano bruciata scosse la testa in segno di disapprovazione.

- Picciriddu che hai fatto? C’è un solo modo per diventare un uomo e non è quello…

Che volesse dire il nonno lo capì la prima volta a un campo di addestramento del Battaglione Tuscania, a Livorno, quando si apprestava a saltare da una torre di venti metri.
Un uomo è solo colui che sa dominare la paura, non colui che pensa di non avere paura.


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