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Showing posts from February, 2025

Qualche volta vorrei seguire il peccato

Qualche volta sí - vorrei seguire il peccato Finir dentro il suo flutto nero accecato Travolto inutile in quel mare perverso Ceder finalmente a suo richiamo avverso Che mai finisce e logora - ti stronca se lo contieni Se provi a resistere e non conosci perché - tu tieni. Sai che sbagli se cedi e sai che non vuoi Ma provi come il corpo chiede e chiede ahinoi Che mai smette di urlare che rompere Devi - la promessa a un Dio che sol nelle preghiere Ti dice lì - nel cuore parole d'amore Di un mondo poco oltre una linea sottile di dolore Che dà speranza a un Nulla che ovunque deborda E vuole il regno suo su tutto sparger d' onda.

La logica di un mondo senza luce

Ogni giorno che passa più si cresce La nausea il tanfo d' un odore Che mi accompagna e si accanisce E non umano monta suo vapore Dappertutto lento crudo si spande È in me e fuori lo stesso fetore Che di merda ovunque va su a onde Fuggo mi guardo attorno e mi giro Troppo grande l' inganno si diffonde Sale il puzzo e maligno suo respiro Finta logica di un mondo marcio Che dal corpo rabbioso via traspiro

Il tempio della follia

  Ti ho guardato un po' negli occhi Vedevo come stanchi e arrossati Vedevo che cedevano ora stracchi. S' erano in sé lenti affossati. E una luce strana vi brillava. Ne venivano raggi affilati. La luce di follia principiava In quel punto che l'io muto s'arrende Ho capito che tua mente cercava. Che per un peso grave si nasconde E dalla realtà bambina fugge E in un tempo sol suo si sospende.

La lingua morta dei corvi

Trattengo il respiro passando, sotto il castagno Coperto di neve, in mezzo a sterpi anneriti Che il vento gelido piega - crudele. Corvi neri sono scesi sui rami E sembrano loro, me maledire. Il tuo alito caldo vicino ricordo. Un sussurro di dolore di te. Senza parole mi hai lasciato.  Il sole nel cielo rosso come un falò In quieto tramonto. Piega il vento verso nord. Scendo giù - vedo la valle. No, non tornerò mai più Al vecchio castagno. Giallo parla il dolore - la lingua morta di corvi.

So di essere l'ultimo

  Senza di te io vivo e senza passato ora son capace d’esser solo. Ma la sera ancora mi assilla quando nera la notte è un muro di pece. Giorno e notte vivo solo. Vivo fra morti e voci vuote, prive di suono. Ancor resisto, male, fra il ghiaccio e il vento che taglia la pelle di vetro. Nel grigio dei giorni senza tempo, nel chiarore vacuo di neve sporca. Le estati sono brevi, manca il calore del sole che brucia. Ebbro però cerco il tuo volto di rughe fatto di sonno e di solo abbandono. E tu lontana mi hai lasciato. E non parli di là. Perché? Non il suono della tua voce - ormai morta - non più. E non so frenare l'angoscia che monta che di continuo mi tormenta ma a te mi vuole - uguale. So di essere l'ultimo, di un mondo quasi solo.

Il confine invisibile

C'è un confine, quasi invisibile Che dal Nulla - ma Nulla quei non è - Noi separa perché assai sottile. Che nel sacro promette il suo sé. Che quel sottile è solo per cuori Che sanno là sentire, allorché Volge fine sua linea in fuori Ma che l' occhio a lei cieco non vede. Sol il cuore ne sente i furori. Il cuore ha un occhio - che si diede A pochi di aprire, e il varcare Oltre, in quell'indiar trova sua sede.

La terra inutile

  L' Italia è un paese bellissimo Ma inutile - dove il sole splende La gente vive e mangia benissimo. I vegliardi intoccabili comandano. Per l'arroganza d' essere i migliori Giorno dopo giorno nel nulla affondano. Vivon per mangiare - loro dottrina. Pieni di tutte le razze del mondo La loro però, inane, si sfarina. Già nell'utero quello che respirano Una chiesa malata e una mafia Forte i loro atti di vita ispirano. Sanno solo di tutto lamentarsi Del tempo sopratutto e del governo Mai però de' veri mali curarsi.

La Sombra

  ¿Que veo cuando te miro y te hablo? Gestos y muecas de un ser impostor . Con te habito y amistad entablo. Sin que yo lo supiera tú llegaste. Entonces surgiste como una sombra, Y como un títere me moviste. --- Y a menudo, la veo a Ella. Aunque me usurpe voz y rostro, No le hago caso cuando me habla. Me atranca la puerta de salida Con su cuerpo amoroso y brutal. Nigra, desde el umbral aparecida.

Amo ferocemente, disperatamente la vita (Pasolini)

  Il corpo è oggetto, credo, sacro. Si muove e segue moti suoi propri. È d'esso, del suo sentir, simulacro. Nulla di più santo allora scopri Nei giorni che vive - la luce e l'ombra Qual suo scandalo, come in lui s' appropri. In superficie l'anima s'adombra. Nel se stessi del mondo, ei si forma. È ciò, per cui sono, che lì s'incontra.

Il Nulla parla

  Dal Nulla vedo salir certi segni Quasi guardassi su una parete Comparir di un mondo i disegni. Si compongono d' una muta rete Che s'apre di luce e senza parole Parla a squarci e a onde inquiete. Di quel mondo non si può dir che duole. Non parla una lingua che ha suoni. Subito passa ed entra nel cuore.

Experiencing the Exceeding

  The human being lives and experiences existence within a state of Exceeding. This Exceeding Human Being is the very language of transcending the human self. Max Picard highlights this concept when speaking of silence: Wo das Schweigen ist, da wird der Mensch vom Schweigen angeschaut; es schaut den Menschen an, mehr als der Mensch das Schweigen. Er prüft das Schweigen nicht, aber das Schweigen prüft ihn. "Where silence is, the human is looked upon by silence; it gazes at the human more than the human gazes at silence. He does not test the silence, but the silence tests him." It is useful to compare Exceeding with the Sun, just as Plato compared it with the Good. The sun is the Exceeding in which the world grows and lives. Under the sun, the senses develop and flourish, whereas in darkness they remain at a minimum level— ἀμβλυώττουσι ("they are short-sighted"), as Plato remarked. Without sunlight, the eyes do not see, and colours do not exist. The sun is to biolog...

Cielo senza tempo

Perfido oh cielo sempre sei di gelo. E neghi il sole. L' eterna assenza Tu, cresci nel cuore Tu, vuoto d' essenza.

la lingua che io uso

La lingua che io uso Ha la voce di una stessa lingua Di un suono deluso. È un suon diverso - che non esiste Che nessuno qua parla. E senza radici in me coesiste L' invisibil parola Di morta lingua e d' un'altra lingua Il dolor d'un sorriso Che non ha più d'esistere motivo. È la luce d' un sole Che ancor dura ma fra poco muore.

Quando non sarò

  Quando non sarò Potranno i fiori Nascere in Italia. Io non ci sarò. Sbocceranno là Cadranno le foglie Per vento, per sole Qual terra gettata Sopra il mio cuore.

Sono nato oggi

  Sono nato ora, il dieci febbraio. Era tanta la neve come oggi. Il sole non era ma un ghiacciaio Copriva attorno la casa i poggi La mattina alle otto e cinque Son venuto al mondo senza i raggi Del sole che di qua sempre sdilínque. Annunciata già vaga la mia fine Nel freddo d'ora e d'allora mi stringe. Sempre ho cercato il sole, incline. La luce detta ragioni di vita Anche se al freddo è nata affine.

Siete belle tutt'e tre insieme

  Siete belle tutt' e tre, voi insieme. Tu Aurėja e Elinga - viva gioia Risplendete - come un solo seme Al viver modesto negate noia. Dei movimenti e delle parole Ogni male curate di mia storia.

Il sole degli intellettuali italiani - anni Settanta

  Ho cercato negli anni Settanta Del cinema, dei romanzi il Sole, Dei pischelli di una Roma Santa Fatta di luce a benedir sua prole. E nei fotogrammi di Antonioni La fissa luce del Nulla che duole. Ma solo un cul-de-sac di visioni Di una retorica comunista Che del Sole ne estingue le pulsioni.

Italia: luglio 1995

  Era bello il nostro sole. D' estate la pelle bruciava. D' amore i ricordi preparava. Cosí eterne, scriveva sue parole.

Al sole

  Quanno fa notte e 'o sole se ne scenne Mme vene quase 'na malincunia; Sott' 'a fenesta toja restarria Quanno fa notte e 'o sole se ne scenn e Vorrei passar gl' ultimi anni al sole. E passeggiare in riva al mare. Sentir la brezza del mare e la pelle Per il caldo bruciare - e piangerei Forse felicità. Mi stenderei Forse sulla sabbia e su al blu Cercar del cielo la vita lassù La vita che giù qua non vi è più Dove solo le tenebre e la notte Di normale ne empiono il cuore.

Peccato

  Tu sei stato il mostro delicato Di tutta la mia vita il nemico. Il simile mio che mi ha deviato. L' anima doppia che sempre in bilico Tutto il mio vivere ha premuto - Il suo peso a gravar me, fatidico. Eri l'ombra dei passi miei insoluto Che il vero essere ha sempre mutato. Il passo che falso pensi dovuto.

Ultima figura

Oh come mi dispiace dover dire Addio a quel bambino ch'ero io E sempre fu a me vita suo largire. Lui morirà non io dirò addio Un esosoma che da lui venuto Ecco che io sono - il suo brusio. L'ho sol annunciato in corpo tenuto Al mondo l'ho veicolato - esteso A lui come accidente essuto Nella sostanza son sempre dipeso. E un giorno non lontano invito Sparirà quel bambino che illeso Ho amato, accudito nutrito E difeso. L'ho amato io folle Eppur lasciarmi dovrà annichilito. E questo la vita amara volle, Che infin quel bambino da cui tutto È nato, or, a me, in morte estolle.

Terra senza tempo 2

  Se tutto fosse azzurro Se tutto fosse calmo Nel cuore sarebbe pace. Ma il tempo, qui invece, in cor suo, grigio, tace.

Cosí mi ami?

  Eri dietro la porta, intristito. Per un attimo, solo, ti ho visto. Un lampo t'ha squarciato - esibito. Lí dal parallelo mondo venuto Lí piegato, quella figura tu Eri tu, in piedi piegato, ossuto. Di quando ti ho lasciato avevi I corti capelli, in stessa guisa. Cosí questa notte di là venivi. Che hai lasciato di me, qua ancora? Se di notte sei qui, notte e notte? Cosí m' ami che lasci tua dimora?

Forse la vecchiaia

Forse la vecchiaia è solo questo perenne cercar i sensi senza smarrirsi.

Il vero ente

Dal lunedí al giovedí io vivo un attivismo che in me s' emana. È l'altro che m' accompagna, il divo Che dice d' essere me ma sa che mente. Io son io sol tre giorni a settimana, ch' io son di me, finalmente, vero ente.

L'esser-lí delle cose

  Che c'è nelle cose? che le distanzia? Dicono a me solo tratte parole. Un essere-lì si circostanzia.

Del corpo sentir Sua parola il frutto

Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza (Giovanni 10:10) Perché tutto nella vita dev'essere Dolore? La chiesa vera che era Prima - non a quella di ora credere Eretica e apostata - sol dolore Credeva e insegnava. Ma Gesù Mangiava e beveva senza rossore. A nozze, acqua in vino rendeva. I pesci e pani moltiplicava. La miseria dei corpi ben sapeva. Il corpo Dio ha dato, perché tutto, In nome di che dev' essere negato? Del corpo sentir Sua parola il frutto.

Di notte sei arrivato

  Avevi i capelli corti da poco tagliati. Odore buono quando mi hai abbracciato. L'odore di un bimbo nel sorriso. Il sorriso bianco di angelo sceso. Innocenti gli occhi e calmi d'amore. Era l'ultima volta che ti toccavo. Nel sonno stanotte mi hai svegliato. Dopo tanti anni, solo, sei arrivato. Inatteso e insperato hai viaggiato. Il baratro tuo mi ha preso in sé. S' è aperto e mostrato un luogo nero di dolore e di grigio, d'eterno divorato.