Il paragone fra la poesia e la luce divina che abbiamo QUI inaugurato trova una sua esemplificazione in San Paolo, lettere ai Romani I,19: τὸ γνωστὸν τοῦ θεοῦ φανερόν ἐστιν ἐν αὐτοῖς, ὁ ⸂θεὸς γὰρ αὐτοῖς ἐφανέρωσεν, ciò che si può conoscere di Dio è stato manifestato a loro (negli uomini), Dio infatti ha manifestato a loro.
La poesia manifesta negli uomini il bisogno di essere umano, il bisogno cioè della bellezza, del sentimento del bello in sé e con sé, ed è supportata dalla luce divina, ma la poesia appartiene al saeculum e dunque si arresta sulla soglia di quella luce [I] senza oltrepassarla, ma presentisce la luce oltre la soglia.
Fino a quella soglia ci conduce l'umano in noi: fino a quella porta che non è possibile varcare nel nostro essere umani ma che tuttavia il dimorare in quella soglia illumina nominando i nomi delle cose che la poesia chiede al poeta di manifestare [II] , e il poeta cerca il modo e le parole per manifestarle, per nominare qualcosa che non si può nominare tuttavia [III].
La poesia, infine, è ciò che fa che la luce divina respiri nel saeculum. Che respira attraverso i nomi e le parole della poesia. E in questo respiro la poesia ci avvicina alla verità [IV], poiché nessuno può mentire al bello in sé se stesso, ovvero al bello che si riceve, tramite la poesia, dalla propria luce divina nel momento che la si scopre nel suo respiro nominando le cose. E in questo avvicinarci e nominare le cose nominiamo la verità perché in quel momento siamo nudi con noi stessi e incapaci di mentire e il discoprimento della verità ci avvicina dunque all'eternità, poiché come dice Sant'Agostino: Sed cum tanto quisque ab aeternitate discedat, quanto a veritate discedit. quanto ci si allontani dalla verità, tanto ci si allontana dalla eternità [V].
[I] Sul tema della soglia nella poesia si veda QUI
[II] Questa idea sta alla base della poesia di Octavio Paz. QUI.
[III] Su questo tema si veda di nuovo QUI
[IV] Per capire la metafora del respiro, si pensi all' albero che respirando purifica l'aria e chi vive sotto gli alberi purifica se stesso avvicinandosi al benessere
[V] De Mendacio Liber Unus 7,10
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