Il bisogno di poesia viene dalla vita, da ciò che ti circonda, dai volti, dai luoghi, dalle ore, dal tempo, dal sole, dalla pioggia, dalla neve, dal vento e dal ghiaccio, dalla natura... quando filosofia, finzione e pensiero si dimostrano chiaramente incapaci di rivelare ciò che nemmeno la religione può aiutarci a rivelare: la parte umana che soffre e ha irrevocabilmente bisogno di BELLEZZA, per sperimentare la bellezza che si radica in quello che sant'Agostino chiama saeculum e dove l'uomo lavora, soffre, nasce e muore, odia, uccide ma AMA anche, prima che si diparta.
La poesia è quella parte umana, che è proprio l'opposto di quell'altra parte che Dostoevsky ha magistralmente rivelato: la follia.
E quando quella sensazione di bellezza tutta umana, che è concessa all'uomo, come la follia, GRIDA per farsi sentire, per venir su, per sollevarsi, perché gli appartiene, è dell'uomo, e vuole vivere, venire a galla, poi, quando la BELLEZZA chiede una voce per essere detta, e finalmente si impone per venire al mondo per sempre, allora nasce l'arte e nasce la poesia.
Del resto, possiamo definire la poesia come "follia per la bellezza". Non è folle un uomo che scrive poesie a settant'anni?
Ma la poesia è poesia anche quando non va su carta, ma rimane poesia vissuta e sentita, determinata da un momento sotto forma di intuizione, visione, intuizione, che appartiene a tanti momenti della quotidianità umana che ognuno vive, ma molti non la riconoscono e la sopprimono, perché la maggioranza annulla di default la scintilla divina che portano dentro di sé e che viene da Dio e fa loro riconoscere e accettare la BELLEZZA, perché rifiutano Dio e le sue opere e doni.
Qui c'è da vedere l'aspetto trascendente della poesia. Quando riconosciuta e accettata, la poesia è la soglia attraverso la quale la bellezza umana guarda, prima di entrare, prima di varcare la stessa soglia e oltrepassare il saeculum. Ma dopo, non è più poesia, è la Città di Dio.
Ma qui, a questo punto, ci fermiamo e concludiamo con le parole di Wittegestein:
„Was sich überhaupt sagen lässt, lässt sich klar sagen; und wovon man nicht reden kann, darüber muss man schweigen“
"Ciò che può essere veramente detto, sia detto con chiarezza: di ciò che non può essere detto, si deve tacere"
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