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Showing posts from June, 2017

Da "Il sorriso della meretrice" a "Rugìle" la mia saga sull'amore

Con "Il sorriso della Meretrice" e "Rugìle" ho messo a punto una saga sul sesso e l'amore, sulla corporeità e sulla forza di condizionamento di ciò che va oltre la superficie epidermica dei corpi su cui si riversano gli accadimenti dell'amore. Ne "Il sorriso della meretrice" (microracconti ma che alla fine formano il racconto, il romanzo di una storia di amore che avviene per puzzles) arrivavo fino ai visceri e ai batteri che preparavano le reazioni della vita e la capacità di percepire l'amore. I batteri sottraevano in un certo senso la capacità di libero arbitrio al soggetto interessato dalla vita e dall'amore. Amori però in questo testo negativi e malamente illuminati da una piccola luce di speranza. D'altronde la Speranza di cambiare il mondo e la vita apparteneva agli anni Settanta. Ora vi è solo la disposizione a subire la globalità, che in primo luogo va a colpire i visceri i batteri e la produzione dei succhi gas...

Sono reali i personaggi di "Rugìle"?

Alle presentazioni del mio romanzo "Rugìle" la domanda più frequente è se i personaggi siano veri, realmente esistiti. Come dice Proust un livre est le produit d'un autre moi que celui que nous manifestons dans nos habitudes, dans la société, dans nos vices , e con questa citazione potrei aver liquidato la verità sui  personaggi di "Rugìle". Ma non è così. Credo che nessuno scriva senza essere ispirato da personaggi reali o fatti reali. Nemmeno i filosofi. La filosofia Kant in un certo senso vive di "progettualità apriori" interiore, non essendosi Kant mai mosso da Königsberg per tutta la sua vita doveva proiettarsi in qualche modo nel mondo esterno già possedendolo interiormente per cui venisse a mancare in lui il desiderio di percorlo in lungo e largo, essendo il filosofo un sedentario. In Heidegger d'altronde è difficile separare la sua filosofia dalla visione di fondo nazista che la domina a cui Heidegger aderì più o meno palesam...

Perché ho scritto "Rugìle"?

Quando sei anni fa ho cominciato a scrivere Rugìle non avevo idea dove andassi a finire. Il titolo era diverso. Molti titoli si sono succeduti. Quello che ha durato di più provvisoriamente è stato uno preso da un detto giapponese onna gokoro to aki no sora , come il cielo d'autunno il cuore delle donne. In origine volevo parlare della vita di un uomo, di una vita semplice, dove non accadeva nulla e accadeva tutto perché lui si interrogava sul senso della vita e dell'esistere. Volevo farlo con la maestria di Yasunari Kawabata o Yukio Mishima (ma senza il suo supereroismo). Volevo che la storia scorresse e si adattasse alla varie fasi della vita (come l'acqua si adatta agli sbarramenti), come avevo letto in La cartella del professore di Hiromi kawakami, un libro che mi aveva incantato. Ma poi volevo parlare dei cuori delle donne, della loro capacità di cambiare, di passare da un universo ad un altro e questo mi portò alla teoria dei multiversi della fisica quantist...