-
Fammi
il caffè - gli disse sua moglie vedendo che lui era già in cucina e stava
armeggiando all’acquaio.
-
Sì -
Le rispose, e avvertì qualcosa nella regione dell’inguine.
- Ma subito, non voglio aspettare.
Alle seconda
richiesta aumentò quel qualcosa nella regione dell’inguine e gli parve che
fosse piacere. Ebbe la sensazione di scodinzolare, come un cane e ubbidire.
Aveva provato
piacere?
Il tono della
voce di sua moglie non era stato perentorio ma lui lo aveva percepito come un ordine,
perché lei aveva omesso quel “per piacere” che usava ogni volta che gli
chiedeva qualcosa.
Quella omissione gli
aveva aperto un altro orizzonte. Quello di un piacere inatteso.
Quando rispose “Sì”,
quel “Sì” fu debole, sua moglie gli sembrò, allora sì, un po’ arrabbiata di non
aver ricevuto risposta (forse non aveva sentito) perché aggiunse:
-
Hai
capito?
-
Sì –
rispose più forte – te lo faccio.
- Grazie – rispose lei.
Quel grazie fu inopportuno. Gli tolse quel piacere dalla regione dell’inguine e sentì ritornarsi al mondo di prima.
Aveva davvero
provato piacere? Gli pareva strano. Lui era sempre stato orgoglioso.
Indisponibile a essere comandato. Se vi era una cosa che non sopportava era
quella di dover sottostare alle imposizioni. In automatico si ribellava.
Come poteva aver
provato piacere nell’esser comandato? O forse, concesse un’attenuante a sua
moglie, nell’essersi sentito comandato.
Ma era stato davvero piacere?
Ora, mentre
preparava il caffè si interrogava su quel qualcosa alla regione dell’inguine.
Non ne era invero più tanto sicuro. Eppure sperava che fosse stato piacere,
perché era un tipo di piacere nuovo che gli accendeva un desiderio di sesso che
pareva morto nell’ultimo anno.
Che pensi? - si chiese - che il sesso sia pulito? Il sesso è sporco. Il sesso è irrazionalità. Non puoi spiegarti perché una cosa ti eccita, per quanto cerchi di capirne le ragioni. Esiste qualcuno che si eccita pensando a cose belle, piene di amore, perfette e meravigliose? Se lo chiedeva e per quanto ci pensasse ammise che mai aveva conosciuto una persona così. Tuttavia era anche possibile che ci fosse.
-
Posalo
lì sul tavolino – lo avvertì la moglie quando gli portò il caffè in bagno, dove
si truccava davanti allo specchio.
- Lo bevo fra poco. Ora finisco di truccarmi le ciglia.
Quel “Posalo lì”
di nuovo gli diede quella fitta nella regione dell’inguine. E questa volta sentì
il suo membro indurirsi.
Non vi era dubbio
si eccitava ai comandi della moglie. Ora ne era certo.
Fu felice per quello? Non poteva dirlo. Provava piacere e sentiva l’adrenalina corregli per tutto il corpo. E si sentiva vivo, come quando aveva venti anni. Ma appena passava l’effetto, si vergognava di se stesso. Ed era pure arrabbiato con se stesso, per aver accettato quella umiliazione da parte della moglie senza risponderle:
-
Ma
come mi tratti? Pensi forse che sia un cane?
E tuttavia la parola “cane”, il sentirsi cagnolino di sua moglie, di cederle a lei ogni autorità sulla vita di lui, gli faceva indurire il membro per il piacere che provava.
Quando poi uscì
per incontrare un amico in un caffè del centro la parola “cane”, l’idea di
essere un cane per sua moglie, cominciò a procurargli di nuovo un fremito in
tutto il corpo che lo rendeva euforico, e non desiderava altro che quello. Di
essere comandato da sua moglie. Di essere trattato male come un cane. E godere.
Provare quel piacere infinito simile a una lama che entra nella carne e che lo
distoglieva dal mondo e lo elevava altrove, da questa realtà, come solo il
dolore procurato da una lama sa fare.
Si era aperto
dentro di lui un abisso che prima non c’era. Com’era possibile che si fosse
spalancato così all’improvviso? Com’era possibile che non si fosse accorto
prima di qualche crepa almeno, che annunciasse quell’abisso?
CONTINUA...
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