Si ricordava come nel '68 aveva conosciuto una donna. Era una femminista accesa. Quasi mistica nel suo élan. Sosteneva il diritto al piacere. Tutto nel corpo di una donna è dirittto al piacere. Mangiare, bere, avere le mestruazioni, scopare, orinare, defecare. Nulla che sia della donna non ha il diritto di non essere un piacere.
Questa femminista arrivava al punto di dire che la morte in sé non è che è un frammento di jouissance per la donna. Solo il maschio la teme, perché è miseramente attaccato al suo piccolo io e al suo piccolo potere, ovvero il cazzo. Simbolo del potere fallico che ha dominato il mondo finora. Diceva.
Poteva capire. Era il '68. La donna usciva da anni di sottomissione al padre, al marito, al fratello, alla mamma e alla chiesa.
La donna chiedeva di essere liberata. E sembrava cosa buona e giusta in quegli anni il desiderio di essere libera. Di poter lavorare. Avere sesso con chi voleva e quando voleva.
Pareva.
Vi è sempre un modo di guardare alle cose. Il momento in cui le vivi e quando poi sono avvenute. Anni dopo riconsiderarle da lontano, vedendo a che punto sono giunte e come sono giunte.
E al punto a cui erano giunte non parevano più una cosa così buona come allora quando si vivevano.
Da quel desiderio di liberarsi della donna erano scaturite poi le visioni più sataniche come il genere liquido, il transgenderismo...che avevano persino finito di fagocitare la donna, la sua voglia di affermare il proprio diritto a essere quello che il sesso naturale le dava il diritto ad essere.
E ora lui era molto confuso. Per questo ora ogni volta che scriveva o faceva altro lavoro ascoltava il Rosario con le cuffie, o la Coroncina della Divina Misericordia. Cercava di esporre ogni pensiero alla luce che viene dall'alto.
Non era più sicuro di quello che fosse giusto o non giusto.
Guardare sempre davanti a te non porta da nessuna parte, si diceva. La croce ha un punto di incontro. E quello sono io. E poiché io sono al centro della croce io devo scegliere se guardare in modo orizzontale o verticale.
E quello glielo aveva insegnato tanti anni prima, quando aveva cominciato ad insegnare italiano, un sacerdote coreano, che era venuto in Italia. Ma che aveva poteri soprannaturali che gli derivavano da nove ore al giorno di contemplazione di Dio.
E ora la preghiera, la luce che da essa veniva, gli diceva di non dimenticare. Di non dimenticare chi fosse. Se dimentichi chi sei, sei perduto. Dimenticare toglie la luce ti getta nel buio e ti induce ad essere quello che non sei.
Ecco, era la sua conclusione, le femministe hanno dimenticato. Hanno dimenticato di essere donne, e sono cadute nel buio dello sguardo orizzontale. E la donna non è più stata quello che era.
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