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Il tempo può umiliarti

 




Da un anno durava il grigio. In quel paese il sole non esisteva. In un anno forse era apparso qualche ora. Vi era un grigio perenne. lo stesso che aveva respirato leggendo The Buried Giant di Kazuo Ishiguro.

Quel grigiore era un impedimento non, forse, a ricordare, come la nebbia nel libro di Ishiguro, ma a vivere sì. 

Quel grigiore gli sbatteva in faccia la miseria del vivere umano, ogni mattina che si alzava

Cercava dei rimedi a quello squallore. Ma quali avrebbero potuto essere?

Gli venne una parola sola. Il cuore.

Ma che voleva dire "il cuore". Seguire il cuore? Concluse che sì, era quello il senso. E lo faceva.

Si alzava e aspettava che la voce gli dicesse "Fai questo, ora".

Non era una voce, in verità era una specie di illuminazione. Si diradava il nero che aveva dentro, e si illuminava l'immagine di quello che avrebbe dovuto fare. E lo faceva. Senza fretta.

Non avere fretta era essenziale, La fretta avrebbe cambiato tutto. Avrebbe rovinato la voce interiore.

E non aveva fretta. Allora.

Quella mattina guardò, come di abitudine, le previsioni del tempo. Ormai aveva notato come in quel paese anche le previsioni del tempo fossero costruite ad arte per rendere ancora più forte il senso della miseria umana del vivere. Non erano vere, in altre parole. Erano costruite ad arte. Se consultava tre programmi di previsioni del tempo, erano tutti diversi, e tutti tendevano a nascondere quello che poi realmente sarebbe stato il tempo del giorno.

Quella mattina vide che il sole ci sarebbe stato alle sei del pomeriggio.

"Ma che se ne fa uno del sole alle sei del pomeriggio!" Esclamò. "Uno ha bisogno del sole la mattina quando si alza. Per il proprio umore. Per sentire meno la disperazione del vivere."

E invece quelle previsioni davano sempre il sole la sera tardi. O il sereno, la notte.

Provò un lancinante dolore al centro delle gambe. Ebbe voglia di fare sesso, ma in modo volgare. Porco. Come dieci anni prima.

"Che strana sensazione", si disse.

Ma capi che quella sensazione non era che uno schermo. Una protezione verso quella disperazione.

Un modo per fuggire l'impazzimento, imminente. Un modo per rallentarlo. 

Un altro rimedio, in fondo. Come il cuore. Ma solo un po' più in basso. Che dava una forte adrenalina.

Aveva vissuto troppo di spirito negli ultimi anni. E non solo di spirito vive l'uomo. "E' anche carne, purtroppo", concluse. Ma intuì, anche se avrebbe voluto negarlo, che era anche un modo per divenire miserabile allo spirito, come il tempo.

Quel tempo, in effetti, costruito ad arte in parte, era demoniaco, aveva un che di tormento satanico che intendeva umiliare chi lo viveva. 


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