Posto qui un altro capitoletto da "Essrere mio padre" in fase di scrittura.
Nei giorni seguenti le accadde di pensare ad una cosa: che era grata a suo padre di essere morto ancora giovane tutto sommato. Sì. Era duro a dirsi, ma era la verità.
Non avrebbe voluto vederlo ridursi come suo nonno. Un uomo ormai andato, mentalmente e fisicamente, che nessuno era in grado di aiutare, perché nessuno, a meno che non fosse un santo, poteva avere al forza di aiutare ventiquattro ore al giorno senza mai dormire, senza mai un attimo di vita propria.
No, non avrebbe voluto vedere suo padre rimbambito come suo nonno.
Finire su una poltrona, con il sacco delle urine appeso, e che ogni 10 minuti chiede di essere accompagnato in bagno, che lo devi aiutare a calarsi i pantaloni, toglierli il pannolone aiutarlo a sedersi, e poi pulirgli il culo, e alzarlo e di nuovo mettergli il pannolone, i pantaloni e riportarlo in poltrona...e dieci minuti dopo ricominciare, e così per venti o trenta volte al giorno...e poi preparare il pranzo la cena, fare la lavatrice, pulire la casa, mettere a letto...
Eppure suo padre, lo aveva fatto per il proprio padre e per la propria madre, li aveva accuditi insieme, impossibilitati ad essere autonomi, in tutto dipendenti. E alla fine era quasi impazzito...ma ci aveva provato. E poi se n’era andato, distrutto, pazzo, ormai incapace di focalizzare una vita normale.
E forse in Lituania aveva ritrovato un po’ di serenità. Ma a lei, sua figlia, questo non era importato. Aveva smesso di parlargli, di comunicare con lui...
Ma che ho fatto? Si chiese al termine di quella lunga riflessione. Dio mio ma come ho potuto essere così?
Eppure aveva potuto.
Questo era il dramma.
Di solito una persona come suo padre nella sua condizione la mattina si sarebbe alzato, si sarebbe guardato nello specchio e avrebbe detto: Dio mio dammi la forza di andare avanti!
No, lui andò avanti così per tre lunghi anni, lavoro e poi a casa ad accudire loro tutta la notte, senza mai dormire. E tutti i fine settimana carcerato con loro in quell’appartamento.
E io? Si chiese. Ma facilmente trovò la risposta, peché aveva ancora una coscienza, onesta.
Io niente. Io me ne sono fregata. Ho dimenticato lui e loro e ho continuato a fare la mia vita.
Andò in giardinò allora, tagliò delle rose. Poi ritornò in cucina, pese un vaso mise dell’acqua e vi pose le rose. Poi prese il vaso con le rose e le portò in camera dei bambini. E immaginò che se un giorno suo padre fosse venuto, avrebbe mandato i bambini a dormire dalla suocera, e lì avrebbe messo suo padre per la notte. E gi avrebbe messo quel vaso di rose, lì, lo avrebbe addormentato e coccolato e per lui avrebbe recitato i versi di una poesia imparata a scuola a memoria e che ancora ricordava e come fiotto di sangue le usciva in quel momento da quel sedimento che è l’umano e che solo nella poesia trova compimento ed espressione e fa dell’uomo qualcosa di bello e gradito alla vita
Questo amore che impauriva gli altri
Che li faceva parlare
Che li faceva impallidire
Questo amore
Perseguitato ferito calpestato ucciso
negato dimenticato
Perchè noi l’abbiamo perseguitato ferito
calpestato ucciso negato
dimenticato
Questo amore tutto intero
Ancora così vivo
E tutto soleggiato
E’ tuo
E’ mio
E’ stato quel che è stato
Questa cosa sempre nuova
E che non è mai cambiata
Vera come una pianta
Tremante come un uccello
Calda e viva come l’estate
Noi possiamo tutti e due
Andare e ritornare
Noi possiamo dimenticare
E quindi riaddormentarci
Risvegliarsi soffrire invecchiare
Addormentarci ancora
Sognare la morte
Svegliarci sorridere e ridere
E ringiovanire
Il nostro amore è là
Testardo come un asino
Vivo come il desiderio
Crudele come la memoria
Sciocco come i rimpianti
Tenero come il ricordo
Freddo come il marmo
Bello come il giorno
Fragile come un bambino
Ci guarda sorridendo
E ci parla senza dir nulla
E io tremante l’ascolto
E grido
Grido per te
Grido per me
Ti supplico
...si dové interrompere, aveva un nodo alla gola...
Riprese tuttavia con forza d’animo...
Per te per me e per tutti coloro che si amano
E che si sono amati
Sì io gli grido
...si fermò di nuovo, le lacrime uscivano copiose.
Volle continuare ma aveva perso il filo...
Fermati là
Là dove sei
Là dove sei stato altre volte
Fermati
Non muoverti
Non andartene!
...fu un urlo. Furono altri urli.
Non muoverti
Non andartene!
...babbo...mio amore...
Non muoverti
Non andartene...
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