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MAL







Chi ha vissuto quegli anni, e oggi vive gli anni che vive, davvero vive in un multiverso,
Era il paradiso terrestre quegli anni, era l'Eden della positività, della voglia di fare. Erano gli anni in cui si parlava di amore. Si cantava di amore. La donna era ancora donna e l'uomo era ancora uomo.
E vi erano donne bellissime e femminili. 
Ma vi era un virus amche allora e si chiamava '68. E quel virus manipolò le menti e distrusse i valori e rubò la femminilità e la mascolinità. 
Ma portò anche i capelloni i beats e la musica che faceva ballare e rendeva felici.
E portò anche Mal.

Prima scena. Il Piper.


In quegli anni ho conosciuto due uomini bellissimi

i più belli che abbia mai visto in vita mia

Helmut Berger era uno, di una bellezza perversa,

l’altro era Mal, di una bellezza radiosa.

  

Piper

Una forte nostalgia brucia dentro me
Sento ancora l’eco del mio Yeeah
Ora come allora ancora oggi
C'è gente che canta insieme a me
C’era il mio disco in hit parade
La folla impazziva solo per me
Ero io che al Piper cantavo il rock
Lo sentivo dentro nell’anima
Il Piper è un mito è lì che sono nato
Un viaggio che ho vissuto
Come un sogno infinito
Quelle emozioni ancora
Il cuore sente è bellissimo
Sentirle addosso a me
Tutto ho lasciato chitarra in spalla
E poi un soldo in tasca e niente più
La mia voce scoppiava dopo e
Tutte le mani battevano per me
Io non capivo io non credevo
Che tutto accadesse proprio a me
Seguendo il ritmo che non mi lascia più
È sempre dentro nell’anima
Il Piper è un mito è lì che sono nato
Un viaggio che ho vissuto
come un sogno infinito
Quelle emozioni ancora il cuore sente
È bellissimo sentirle addosso a me

 

 

Se ne stava disteso sul divano. Gli doleva ancora la mascella e gli pareva di avere un occhio gonfio.

Il cameriere gli aveva portato del ghiaccio. Se lo premeva su quella parte della faccia. E il freddo un po’ leniva il dolore. Ma la testa gli girava come avesse preso una sbronza. Ed invece era stato un pugno.

Silvia gli teneva la mano.

Quando aveva finito di cantare era sceso dal palco per andare verso Silvia. Era felice, la canzone era stato un successo clamoroso. I ragazzi non smettevano di applaudire e le ragazze non smettevano di urlare. Le pareti vibravano.

L’ultima cosa che aveva visto erano stati gli occhi di Silvia, che brillavano di lacrime.

Poi una botta micidiale che gli aveva spostato il cervello e poi il buio. Aveva riaperto gli occhi e si era ritrovato sul divano e Silvia che gli teneva la mano e ripeteva fra le lacrime “Paul! Paul! Paul!”

-        Che è stato? Chiese.

-        Marietto

-        Marietto?

-        Sì, il mio ex

-        Jesus!

In quel mentre arrivò Gianni, il general manager e il suo socio Antonio.

-        Chi è stato Mal? Urlò Gianni

-        Lo denunciamo! Aggiunse Antonio.

-        Non lo so…non lo so…rispose Paul, che ancora non si era abituato a quel nome, sebbene l’avesse scelto lui. Avendo abbreviato il nome di suo cugino Malcolm.

-        E’ stato er bullo de’ Trastevere. Disse uno.

-        E chi è? Chiese Gianni.

-       

Marietto, Marietto detto er Bullo. Tutti lo conoscono così.

-        Ah sì? Bene lo denunciamo. Marce’ disse Gianni al direttore del Piper, chiama la polizia che lo mettemo a posto quer sorcio.

 

Marietto era tosto. Menava. Ex pugile, di Trastevere. Detto Er Bullo. Era piccoletto ma menava di brutto. E Paul aveva avuto il torto di mettersi sulla sua strada. A causa di Silvia.

Gianni se lo mangiava con gli occhi.

-        Come stai Mal? Ti senti qualcosa di rotto? Vuoi che chiamo un’ambulanza?

In realtà non gli fregava molto di come stesse Mal. Era la sua gallina dalle uova d’oro. Di quello gli fregava.

L’aveva scoperto a Soho. Fargli firmare il contratto e farlo venire a Roma non era stato uno scherzo. La famiglia si era impuntata soprattutto il padre. Aveva rischiato che saltasse tutto. Ora che finalmente era arrivato a Roma e il locale con lui e Patty esplodeva, ecco che un bullo stava per rovinare tutto.

 Avrebbe preso il migliore avvocato e l’avrebbe schiacciato quel bullo.

Ecco che avrebbe fatto.






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