Tratto dal mio Libro in corso di scrittura "A New Normal"
Inutile
mi annoio
incapace mi trastullo
aspetto un segno
che so verrà
e non dispero.
Il rosario era un atto quotidiano che si compiva fra mille altre piccole cose. Il caffè la mattina, una camminata per la foresta, il lavoro, gli esercizi per rimuovere l’ernia inguinale che lo tormentava (da dopo che era stato malato aveva temporaneamente smesso gli esercizi di Muay Thai la sbarra e le flessioni), la cena, il sonno… erano atti quotidiani e ormai il rosario anche era divenuto un atto quotidiano a cui più non poteva rinunciare, perché da quell’atto dipendevano tutti gli altri atti.
Da molto tempo pregava il rosario invocando la Madonna che intervenisse a “tirar giù” i criminali psicopatici che avevano inscenato la più grande farsa della storia dell’uomo con lo scopo di decimare la popolazione mondiale e renderla schiava, in un ordine satanico che mirava a distruggere l’immagine di Dio insita nell’uomo operando sui corpi, di modo che l’anima che appartiene a Dio arrivasse a rinnegare se stessa e Dio medesimo.
Fin dall’inizio aveva designato il rosario come la sua arma più efficace, non avendo altro a cui aggrapparsi nello stato di isolamento in cui si trovava. Vi si era dedicato come un vero miliziano, credendo nella forza della sua battaglia e delle sue armi.
Quando cominciò a sentire le notizie che rendevano imminente la morte dell’Antipapa in Vaticano, le voci che davano i cardinali in stato pre-conclave, che una TV inglese in diretta aveva annunciato prematuramente la morte dell’Apostata che sedeva sul soglio di Pietro, che vari tabloid di lingua inglese davano per sicuro che non sarebbe sopravvissuto oltre il 2022 a causa di due tumori allo stomaco (ma vi era anche chi sosteneva che fosse morente a causa delle due vaccinazioni a cui si era sottoposto), che
il dottore personale dell’Antipapa apostata era morto, stranamente, di covid si diceva (ma chi muore stranamente in Vaticano, lascia una lunga scia di sospetti), che Piazza San Pietro era stata altrettanto stranamente chiusa al pubblico per diversi giorni senza una spiegazione, allora si rese conto che una forza potente operava dietro tutto questo.
Strane cose, quotidiane, annunciavano un’operazione grande. Immensa. Annunciavano la rimozione di uno dei pilastri della farsa messa in atto dai poteri massonici che operavano nella chiesa al servizio del governo ombra dei 38, che hanno in mano il mondo. Il controllo della chiesa era uno di punti capitali del Nuovo Ordine Mondiale. Moriva il “papa” impostore e rimaneva in vita il papa che era stato estromesso dai poteri massoni infiltrati, ma che mai aveva rinunciato al munus, rivelandosi come katechon.
E tutto passava per quella corona, tutto iniziava da quella corona, da quel pregare continuo e meccanico giorno dopo giorno, come un semplice atto quotidiano.
Una cosa che però accompagnava la quotidianità di quei giorni era un grande segno di stanchezza. E quella stanchezza diveniva il centro di ogni atto, per cui ormai più non poteva sottrarsi alla domanda: perché questa grande stanchezza, questo completo distaccarsi da ogni forma di arte e di cultura? Una noia che derivava da quella stanchezza e si riversava verso tutto ciò che aspirava ad essere arte e letteratura, filosofia. Trovava sollievo solo nei poemi di Ungaretti, per la loro brevità secchezza e istantanea illuminazione gli concedevano abento davanti alla noia che gli procuravano le scritture lunghe, prolisse e inconcludenti.
Non bastava la pandemia lunga, infinita, senza limiti e monotematica. Forse da questi due anni di ripetizione continua gli derivava il senso di stanchezza e di noia verso tutto ciò che non fosse sintetico e concludente. Dappertutto si affacciavano Soloni, Cassandre, sproloquiatori di professione, gatekeepers, voltagabbana, leccaculo, e soprattutto ripetitori all’infinito di tematiche decise altrove, oltre le loro modeste capacità di orizzonte, epigoni di una linea di pensiero a cui si accodavano come servi o per corruzione, o per criminalità o per inettitudine e ignavia.
D‘improvviso capì. Il suo rigetto non era una fuga ma un segno di rivolta. Dal disgusto iniziava la sua rivolta.
Era un uomo in rivolta fin dall’inizio e non se ne era accorto. Non si era accorto che il mondo era in rivolta, la storia dell’uomo era in rivolta, e Dio che De Sade, Nietzsche, Dostoevsky a suo modo, e Camus avevano negato, ritornava prepotente, rinasceva e aveva smesso di morire.
Ma l’uomo in rivolta tira seco un problema urgente: la morte. Un uomo che si rivolta deve imparare a fronteggiare la morte, prepararsi alla morte, saper scendere nella morte, credendo in un’altra vita dopo la morte o se non vi crede prepararsi allora a scendere nel Nulla. Nel Gorgo.
Chi scende nel Gorgo, vi scenderà muto con il rimpianto di dover lasciare tutto, o vi scenderà con la disperazione di chi ha fallito.
Chi volerà a un’altra vita volerà con la gioia e nella la fede, perché senza fede mai attraverserà il confine fra questo mondo e quello dell’altra vita.
Lui sapeva di credere ma non sapeva se davvero aveva fede. E questo era il suo dramma. In lui era rinato Dio, ma la fede non si era completata. Non era così forte come avrebbe voluto. Solo nella fede aveva capito poteva prepararsi alla morte. Per quello, anche, la sua rivolta rimaneva incompiuta. Chi ha paura di morire non può veramente rivoltarsi.
Eppure sapeva, era certo che Dio sarebbe intervenuto, avrebbe fatto la sua venuta in questo mondo impazzito. Ne aveva la certezza assoluta. Aveva ricevuto segnali evidenti dell’assistenza di Nostra Signora, la Madonna, alla sua vita personale. Lo aveva toccato con mano, come l’apostolo Tommaso. Credeva ciecamente nella forza e nella potenza del rosario. Perché allora non aveva piena fede nell’aldilà?
Si poneva questa domanda e non riusciva a rispondersi.
E lo tormentava.
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