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I giorni dell’attesa


IL testo che pubblico qui sotto è un capitoletto di un nuovo libro che sto tentando di scrivere. Al momento ha il titolo "Nessuno ti conosce così bene come me". Ma credo che cambierà. Il titolo era stato dato al momento che ho iniziato a scrivere i primi capitoli in cui credevo di andare in una direzione, poi in realtà sono andato in un'altra.

Ho pubblicato a pezzi tutti i libri che ho fin qui scritto su questo blog e continuo a farlo. Pubblicarli mi fa avere una visione di quello che funziona e non funziona.

Questo blog è divenuto il mio taccuino, la mia scuola di scrittura e di pensiero, dove perfeziono lo scrivere e il pensare.


Mens immota manet, lacrimae volvuntur inanes[1]
(Virgilio Aen. 4,449)



Erano giorni strani. Quello che inizialmente aveva ottenuto sembrava essersi fermato. Non moriva più nessuno. Nessuno faceva un passo indietro, più. Nulla faceva presupporre che si avverasse quello che chiedeva. Anzi, apparentemente, sembrava che tutto precipitasse.
Le misure restrittive aumentavano. La dittatura diveniva sempre più asfissiante. Le élite che guidavano il mondo parevano sempre più forti e incontrastate.
Si era voluta un' Europa senza passaporti e ora ci voleva il passaporto per entrare in un bar per bere un caffè, per prendere un treno e per lavorare.
C’era chi diceva che lo scontro finale fra il Bene e il Male si stesse avvicinando e la soluzione fosse vicina.

Non aveva motivo per dubitarne. Le profezie erano ormai tante e tutte annunciavano l’arrivo dell’Anticristo, sofferenza, dolore e morte.
Lo aveva preannunciato la Madonna per molti versi. In modo eclatante in un messaggio privato al veggente Pino Auricchia il 26 marzo 2012.
Che altro ci si poteva aspettare se non il compimento di quanto predetto, allora?
Bisognava solo attendere.

Gli uomini che governano si sentono sapienti, non riconoscono che sono guidati da satana.
Tra di loro esiste un gruppo di pianificatori che vuole costruire una repubblica universale. Il loro piano è quello di eliminare la vera Chiesa di Dio…

Questi uomini che si atteggiano come angeli di luce, mentre portano nel loro petto un cuore nero e cattivo e fuggono agli occhi del Padre, non potranno andare avanti, ma in verità vi dico quanto sono cattivi e che sono erba da estirpare dai campi, che saranno bruciati dalla Giustizia Divina.
Nessuno di loro è sapiente e non è al di sopra del vostro Creatore.


E l’Apocalisse di Giovanni aveva avvertito che sarebbe stata una macelleria a cielo aperto.

Et exivit alius equus rufus; et, qui sedebat super illum, datum est ei, ut sumeret pacem de terra, et ut invicem se interficiant[2].

Nelle strade e nelle piazze aumentava il numero dei dimostranti che divenivano ogni giorno più inquieti e aggressivi. Si rendevano conto che le manifestazioni pacifiche e civili non portavano a nulla. E si trovavano di fronte a delle polizie ogni giorno più feroci violente e naziste.
Si poteva prevedere una guerra civile.
E i molti islamici che vivono in Europa, che posizione prenderanno? Si chiedeva.

Lui si sentiva isolato e la sua voglia di fare qualcosa non sapeva come incanalarla. Pensava, pensava e pensava.
Sapeva che avrebbe voluto fare; ma da solo che poteva fare?
E così aspettava. Aspettava che quella mano che lo aveva sempre guidato gli indicasse la direzione giusta.
Nel frattempo si preparava fisicamente. Doveva essere pronto.
Aveva ripreso a correre. Faceva flessioni. Bicipiti. Trazioni alla sbarra. E aveva ripreso ad allenarsi da solo nel Muay Thai. Andare in palestra gli era precluso. Non aveva un sacco per boxare, e allora indossava i guanti e dava i pugni alla parete.
Per vincere la stanchezza aveva iniziato un’ alimentazione molto proteica, cercando di privilegiare quei cibi che aiutavano ad innalzare il testosterone.
Non riusciva più a leggere. Dostoevsky che per lungo tempo lo aveva affascinato ora gli era divenuto difficile e riusciva a leggere una pagina al giorno. Non di più.
Lo annoiava in verità. Quasi tutti i libri lo annoiavano.
Preferiva i temi religiosi. Leggeva i Vangeli, la Bibbia e si interessava alle profezie.
Era in un’attesa profonda, dominata dalla stanchezza, dal disagio, dal senso della inutilità. Aveva perso il campo della propria identità, era divenuto estraneo a se stesso. In certi momenti si fermava, si passava una mano sulla fronte, e sentiva le lagrime agli occhi. Chi sono diventato? Si chiedeva.

Una volta, molti anni fa, si sentiva se stesso in un corpo altro, ora si sentiva altro in corpo suo.

Avrebbe voluto azione. Avrebbe voluto avere venti anni ed essere ribelle.
Ne aveva molti di più. Avrebbe fatto quello che poteva. Avrebbe fatto quello che poteva. Si ripeteva.
Era oltre le sue possibilità. Era solo. Solo in quella terra straniera.
Poteva aspettare, ed era quella la sofferenza.
Avrebbe continuato ad usare la sua arma silenziosa, invisibile ma implacabile.
Il patto sarebbe stato consacrato e la sua guerra iniziata dai 50 metri quadrati, tanto era il luogo dove viveva, di lì avrebbe lottato con il mondo. Per cambiarlo, come i santi.

Si chiedeva perché vivesse così isolato, impossibilitato ad ogni tipo di azione, se non quella di percorrere quotidianamente un sentiero di foresta che alla fine gli divenne così confitto nel pensiero che capì che era come una via crucis, che quotidianamente gli insegnava attraverso la riflessione che il sentiero accompagnava, e che doveva percorrere per elaborare la sua azione nel mondo. E i 50 metri quadri si saldarono ai silenzi della foresta, e furono il luogo dove cresceva dentro la sua lotta allo spirito del mondo, che si regge su uno spirito maligno, e che lo stato, tutti gli stati, ne sono i vicari in terra.

Nella foresta si impara ad accettare la propria croce. Si impara a vivere nel centro della croce. Si vive come un milite ignoto crocifisso a un‘idea di resistenza che prende forma e illumina.
Agli occhi del mondo la via della foresta non esiste perché non appare. Eppure, in quella via nasce la forza del ribelle, che accetta il silenzio e si prepara alla morte attraverso la fede, in un silenzio che lo fortifica e lo rende immune al dolore del mondo. 
[3]

Appunto in quei giorni imparò la via interiore, che lui chiamava la via della foresta, takas, una parola lituana per indicare il sentiero che si snoda lungo la foresta. E quella via interiore gliel’aveva ispirata la foresta che, fin dai primi karantinai [4] aveva cominciato a percorrere per andare all’ufficio e per sottrarsi ai controlli della polizia. Poteva per un lungo tratto del suo cammino non indossare la mascherina e respirare aria buona.

Aveva capito che doveva procedere lungo una strada che era l’unica concessa ad un individuo dimenticato in un paese che non era il suo, senza contatti.
In quei sentieri ovattati di silenzio, fatti di neve in inverno, quando cominciò a percorrerli avvertì che gli avrebbero indicato l’arma per combattere la tirannia del mondo.
Non fu facile, dovette passare molte volte per quella foresta e dové meditare a lungo per capire che non era lui che sceglieva ma un disegno lo guidava e lui non faceva altro che scoprirlo, curva dopo curva, albero dopo albero.

E una notte tremò. Tremò di piacere e di sorpresa, di incredulità.
Vieni, gli disse. Alzati. Devi pregarmi ora.
Era la voce di una donna che gli pareva che parlasse dal centro del petto. E tuttavia era una certezza che parlasse. Seppe subito che non era un’illusione. Era una voce dolce e di amore, come quella di una mamma che chiama il bambino.
Alzati. Devi pregare.
Sì. Rispose a quella voce. Vengo. E andò.
E si alzò commosso. E andò.
Si sedé in cucina, prese il rosario e cominciò la preghiera. Ubbidiente come un bambino, pregò.


[1] Stabile è la mente, e le lacrime non hanno senso

[2] "Allora uscì un altro cavallo, rosso fuoco. A colui che lo cavalcava fu dato potere di togliere la pace dalla terra e di far sì che si sgozzassero a vicenda" (Apocalypsis Ioannis 6-4)

[3] Da La Via Della Forestahttps://www.academia.edu/59349066/La_Via_Della_Foresta

[4] Karantinas, parola lituana per dire lockdown. Karantinai è nominativo plurale, karantinas, nominativo singolare

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