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L'uomo impermanente (parte terza)




Foto Živilė Abrutytė


Di notte, io, uomo di carattere, adoravo guardare mia moglie che dormiva. Seguivo i lineamenti del suo viso cercando di scoprire chi c'era davvero dietro a quell’amato volto.
Ma percepivo il suo viso come un ostacolo, un ostacolo alla verità che sentivo nascosta dietro il volto che amavo. Una verità eterna e immutabile di una materia che non era materia, ma pura energia, forse. Forse un’energia cosciente, con cui cercavo un dialogo, ma ne ero respinto ... Era una materia sorda a qualsiasi richiesta.
Ma quella notte senza preavviso mi percepii come se stessi dormendo fuori dal mio corpo, come se mi fosse stato tolto uno strato. E improvvisamente mi osservai dall'alto. Ero lì, ad un'altezza di circa due metri e mi vedevo sdraiato, allo stesso tempo.
Ero morto? Forse, ma non mi sentivo morto. Ero solo eccitato.
Ma era tutto ciò reale?
Mi sentivo incredibilmente leggero. Era tuttavia una leggerezza che nessun essere umano può sperimentare perché viviamo semplicemente bloccati nei corpi.
Volevo guardare i miei piedi ma non riuscivo a trovare alcun piede. Cercai quindi le mie mani e non vidi neanche le mani. Stavo ancora sperimentando qualcosa come essere in un corpo da cui ero fuori?
Ricordo che ero circondato da un silenzio incredibile. Un silenzio indescrivibile. Un silenzio che non possiamo percepire sulla terra in nessun modo.
Poi una porta si aprì sul mio lato sinistro. Non era una porta, era un come lo stipite di una porta, ed era pieno di luce. E quella luce aveva una frequenza diversa rispetto a quella della terra. Non era in nessun modo paragonabile alla luce del sole.
Fui attratto da quella luce e mi spostai verso di essa. Mi mossi lentamente verso quella fonte di luce. In quel momento sentii una voce. Una voce che diceva: vuoi andare? vuoi davvero andare?
Era solo una voce. E non vidi niente o nessuno.
Veramente vuoi andare? Ripeté la voce, per la terza volta.
In quel momento pensai a mia moglie, guardai mia moglie sdraiata nel letto, vicino a me. E una forza mi riportò indietro, al mio corpo, ad una velocità incredibile.
Da quella notte una nuova coscienza prese possesso di me. Capii che noi esseri umani siamo immortali. E ciò che sperimentiamo come paura della morte è solo paura dell'immortalità. Siamo esseri fatti di coscienza e l'universo è coscienza, apparteniamo all'universo come coscienza e abbiamo la stessa grandezza di quella Coscienza. È la possibilità dell'infinito, come coscienza, che spaventa, noi esseri umani.
Dobbiamo venire alla vita dell’esistenza per sperimentare cosa significa essere coscienza, perché non si può avere coscienza dell'amore senza sperimentare l'amore all’interno dell’esistenza.


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