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Trattoria Papa Re (Bologna): un'isola felice in mezzo al globalismo selvaggio



Bologna, piazza dell'Unità. Zona lunare.  Un altro mondo. E' Italia mi chiedo? Per queste vacanze in Italia già me lo sono chiesto altre volte, a Siena a Empoli a Firenze, a Castiglion della Pescaia. Ma qui, nel regno di quelli che hanno sempre sostenuto l'immigrazione ad oltranza, la fantasia sbianca davanti alla realtà. Qui diciamo ci sono alcuni italiani fra il resto del mondo, che non sembra avere nessun rispetto per quella piazza, per quelle architetture italiche. per il clima torrido dell'estate italiana. Non ho sentito aggressività fisica ma culturale. Totale mancanza di adesione alla società in cui vivono, perché portatori di un virus globale che li rende resistenti, pari ad anticorpi.
Poi varchi la porta del limen, dell'ultimo avamposto di una cultura italiana vera, reale, l'ultimo limen di quella cultura che viene fagocitata dalla nuova. Varchi la porta della Trattoria Papa Re. Come dietro si te si chiude la porta della trattoria, dell'ultimo limen su quella piazza martoriata dalle razze aliogene si chiude anche il mondo alieno. E subito respiri la cultura della ristorazione alta, del piacere del servizio impeccabile. Dei piatti ben fatti. E' Italia, finalmente. E' un'isola felice di una cultura che resiste in un mondo che ha assunto altre linee di vita, senza relazioni con la sua storia. Di quella Italia che le facce multiculturali che rompono il panorama urbano italiano vogliono che dimentichi, presentandoti ripetutamente un tema di assurdi (e sudici) negozi alimentari asiatici, di kebabberie puzzolenti, di bar squallidi gestiti da personaggi dai colori mal definiti. Di sciattume e trasandatezza. Un mondo sordido, che non ci appartiene.

- La prima volta, che mangio bene in un ristorante, dopo dieci giorni di Italia, Di vacanze in Italia.
Finora ho mangiato da schifo. Questa sera mi sento riconciliato con il mio paese - dico al proprietario.
- E' cambiato tutto - mi risponde - una volta la gente veniva a cena in giacca. Ora in canottiera. Ma io non li faccio entrare.

In questa isola felice, Trattoria Papa Re, si serve ancora il vino come va servito. Si fa ancora un servizio di qualità, si accompagnano i piatti e li si spiegano. Si fa ancora una cultura che fuori è morta.
Fuori invece si beve birra. In cinquanta metri di piazza vi è di tutto, anche un incontro dei centri sociali,
Ma poi scopri un'isola felice, un'isola ancora italiana e ne rimani stupito. Rimani stupito che ancora esiste quella Italia, che vogliono estinta.

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