Thursday 16 May 2019

Autori lituani: Rasa Aškinytė, "Nel modo più semplice", Vaga, Vilnius 2011.





A partire da oggi presentiamo estratti di autori lituani. Quelli che ci piacciono di più e che pensiamo siano i più interessanti secondo il nostro punto di vista.






E di nuovo… 
ovvero 
Ciò che è più comune è molto più facile 
di quello che pare 


Mi chiamo Thomas. No, mi chiamo Blanka, mi chiamo Blanka. Ho trentacinque anni. Anche se avevo trent'anni non molto tempo fa. Gli anni non vanno sempre secondo un ordine. E cosa ci puoi fare? Puoi fare in modo che il tempo ti obbedisca? Certo che non puoi. Nessuno ci prova seriamente. Così, alla fine, andiamo insieme - gli anni di per sé - noi per noi stessi.
Ho una sorella. E questo è molto. Non tutti hanno una sorella. Voglio avere un fratello, ma non ho un fratello. La sorella è molto più grande di me, e a volte penso che sia mia madre. Gliel'ho davvero chiesto una volta. Mia sorella non ha detto altro ma la madre ha detto "sei pazza".
Così mi risponde ogni due domande, così provo a fare poche domande. A volte parlo davvero in modo strano e mi comporto in modo strano. Mia sorella dice che prima o poi questo succede a tutti. Mia sorella ha ragione. La mamma non le dice mai "sei pazza". E la mamma ha ragione. Tutti hanno sempre ragione, ma io mai. Va bene così.
Ho dimenticato di dirvi un’altra cosa, che davvero io non esisto. A volte vivo con un uomo.
Se mi chiedete se vivo con mio marito, non posso rispondere. Un uomo. Questo è tutto.
Se non vivo con mio marito, vivo da sola. Ho il mio appartamento, o più precisamente, alcune stanze al secondo piano di una vecchia casa di legno. Non c'è un terzo piano. Il primo c’è però e vi abita qualcuno. A volte certi vivono nella tromba delle scale. Persone diverse, ogni notte. O ci vanno per cambiarsi d’abito. Ma la puzza è sempre la stessa, non cambia. Non ho capito se quelle persone siano un uomo o una donna. Non ho mai notato se quella persona è un uomo o una donna. A volte indossa una gonna, ma questo non prova nulla. Stanno nell’ingresso di passaggio, si accomodano sempre nell’angolo e alla fine disturbano tutti. Ma davvero non so perché. Forse sono quel tipo di persone fatte così.
E mi disturbano. Ma mi disturba ancor più che non ci siano scale per il secondo piano. Potreste chiedervi come arrivo al mio appartamento, dunque. Sarebbe logico in ascensore. Esatto, ma dove metterebbero un ascensore in una casa del genere? E che lo terrebbe su? Dovrebbe essere molto leggero. Ma nessuno vive al secondo piano. Solo io.
Si è mai visto un ascensore appositamente predisposto per una persona? E io sono solo io.
Uso una scala. È più difficile quando compro troppe cose. Perché devo salire più volte. Non importa, la scala è carina, l’ho pitturata io. E tutto è bello nel mio appartamento. Ma quando vivo con un uomo, mi trasferisco da lui perché non posso credere che qualcuno voglia non solo vivere con te, ma anche accettare di salire su per una scala.
Finora ho solo parlato delle mie migliori qualità. Ma qui non è un annuncio del tipo "Vorrei incontrare…". E allor perché mentire?
Non ho figli. Purtroppo.
Lavoro al Francia. Questo è il nome del bar dove lavo i piatti. Ma non interrogatevi, su quello che
faccio lì.
No, davvero no – il mio lavoro è contare i soldi. Lavo i piatti in verità, perché lo voglio. (Mi piace guardare, come scorre via l‘ acqua sporca.) Questo è uno dei pochi lavori, che non mi pagano. Per gli altri mi pagano e bene.
A volte, ad esempio, suono per soldi. So suonare il corno. Tanti non sanno suonare il corno. Ho incominciato a imparare quando già lavoravo al Francia. Ma non ho scelto a caso questo strumento. Mi piaceva il fatto che i suoni emessi con il fiato dovessero andare lungo un tubo di quattro metri tutto attorcigliato a forma di spirale. E mi piacque anche l’insegnante. Per qualche mese ho vissuto con lui. Ma non ricordo quanti.
La prima volta lo vidi al Francia.
Credo sia molto importante dove hai visto una persona la prima volta. La prima impressione si forma molto velocemente, e non è solo un problema di come uno si veste, ma anche di dove ci incontriamo. C’è una grande differenze se ci incontriamo all’aeroporto, all’archivio, in biblioteca, nella sala del biliardo, al circo o in un officina, a Dakar o in una serra, all’Hermitage o in una centrale elettrica, in uno studio fotografico, in un commissariato, dai vigili del fuoco, in un negozio di merceria, a Hyde Park o in un harem, A ibiza o all’asilo, su uno yacht o…, ecc., ecc…


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