Voleva capire meglio dove portava quella direzione che aveva intrapreso. Voleva conoscere meglio i fatti che fino ad ora gli erano rimasti nascosti. Così passò quella notte di tregua, quell'armistizio, che il padre gli aveva tacitamente concesso ad approfondire il soggetto in internet. Che gli importava di dormire? Non aveva dormito per mesi. Anzi per anni. Da almeno due anni e mezzo dormiva la media di tre o quattro ore per notte. Che avrebbe cambiato una notte insonne in più?
Da quando suo padre aveva subito un ictus ed era caduto per terra rompendosi il femore, in quella casa non si era più vissuto un giorno di pace. Non che prima vi fosse pace. Con suo padre non vi era mai stata pace. Vivere con lui era una vita percorsa da un continuo sisma di intensità variabili, ma costantemente attivo e con pause pressoché impercettibili.
Nel suo navigare da un sito all'altro finì su un video: L'Orchestre noir, l' inchiesta di una TV francese precisa, dettagliata, anatomica, sul ruolo dei servizi segreti italiani ed esteri dal dopoguerra fino alla fine della Guerra Fredda. Si interrogava sulla strategia della tensione in Italia, sugli ambienti dell'estrema destra e dei servizi segreti americani e delle loro responsabilità negli attentati di quegli anni.
Per oltre due ore Fabrizio bevve caffè, ascoltò il video e i suoni di quella calda notte d'estate. Fece qualche pausa quando lo coglieva il sonno. Non voleva dormire. Voleva scoprire la verità a cui suo padre lo aveva indirizzato. Andò un paio di volte sul terrazzo a guardare la luna e la luce di quel pianeta riversata sui tetti di Empoli e sulle colline lontane del Montalbano.
Era vuoto e senza preoccupazioni. Si sentiva sospeso. Inseguiva i pensieri, le trame, le voci dei testimoni del video. I tanti perversi personaggi che avevano creduto, agito, ucciso in nome di una visione...Yves Guérin-Sérac...ufficiale dell' esercito francese che aveva combattuto in Indocina, Corea e Algeria membro delle truppe di elite della 11ème Demi-Brigade Parachutiste du Choc, che lavorava con lo SDECE (l'intelligence francese) che aveva fondato l'OAS, un esercito segreto che combatteva contro l'indipendenza dell'Algeria.
Da Lisbona dirigeva l'Aginter Press che si occupava di distruzione delle strutture di stato, della manipolazione dei gruppi comunisti. Che nello specifico era il lavoro del suo secondo, Robert Leroy, il cui compito era esattamente di infiltrarsi nei movimenti della sinistra, di costituire finti movimenti di sinistra in modo da preparare la strategia degli attentati e far ricadere gli attentati stessi nelle responsabilità delle forze di sinistra. Negli anni 67 e 68 Leroy aveva operato in Italia a Torino, Milano e in altre città infiltrandosi in movimenti filo-cinesi e spingendoli ad azioni eversive che non erano in programma tentando di radicalizzarne le posizioni, preparando il terreno perché gli attentati futuri fossero imputati a gruppi minoritari: anarchici, maoisti...o comunque di sinistra.
L'Aginter Press, avevano spiegato nel video, costituiva il coordinamento europeo, mentre nei singoli paesi agivano i gruppi locali. In Italia Avanguardia Nazionale e Ordine Nuovo, erano i diretti esecutori della strategia ispirati da questa realtà.
Un' esperienza diretta del capitano Yves Guérin-Sérac l'aveva avuta Vincenzo Vinciguerra un terrorista nero di Avanguardia Nazionale e di ordine Nuovo, condannato all'ergastolo per la strage di Peteano, che veniva intervistato nel video.
"La presenza di Guérin-Sérac dei suoi uomini, ma anche dei francesi, dei tedeschi, degli americani - aveva detto Vinciguerra - la vediamo nel corso di tutti gli avvenimenti che si succedono. Nella creazione dei circoli anarchici, delle infiltrazioni a sinistra. Nella nascita dei gruppi extra parlamentari a Livorno nel 1967 con i soldi della CIA. In tutti questi eventi noi vediamo la presenza costante degli uomini dell'Aginterpress. Soprattutto per quello che riguarda l'addestramento e la preparazione degli uomini all'infiltrazione nei movimenti della sinistra extraparlamentare per la strumentalizzazione dell'avversario politico...Ralf [nome in codice di Yves Guérin-Sérac] era un esperto in propaganda nera...Ralf, lo posso dire, era una persona estremamente preparata. Molto intelligente, abile. E molto religioso. Mi ha colpito la religiosità di Ralf. Ogni sera si leggeva la preghiera del paracadutista. Infallibilmente la preghiera del paracadutista tutte le sere! Una personalità affascinante. Un uomo estremamente pericoloso però perché privo di scrupoli come tutti i cattolici integralisti. La civiltà cristiana si costruisce su milioni di morti. Ralf non avrebbe avuto scrupoli a fare milioni di morti per salvare la civiltà cristiana. La caratteristica della strage è quella di colpire nella massa. Quello che diceva Guérin-Sérac e quello che dicono i manuali dei servizi segreti francesi è che il terrorismo stragista colpisce fra la folla. Si colpisce la persona inerme per creare il terrore".
A queste ultime parole Fabrizio, cercando di fissare la luce della luna, si ricordò le frasi di disperazione che aveva sentito in alla TV in bocca alla gente dopo la strage di piazza Fontana, che si domandava a chi giovasse creare una tale situazione di spaesamento, di tensione, di asprezza. Un crimine terribile commesso contro la gente semplice, contro tutta la gente, contro la collettività, contro il popolo tutto.
Ma chi aveva messo quelle bombe? A Milano a Roma nello stesso giorno? Perché? Chi aveva voluto questo? Chi era in cima alla piramide?
Gli risuonarono le frasi apocalittiche di Mons. Oliveri durante l'omelia del 15 dicembre 1969 per il funerale delle vittime della strage di piazza Fontana, in un giorno dicembrino in cui il cielo sembrava scendere giù per la cupezza, tanto da far pensare che fossero state spente le luci: "Ancora una volta il sangue innocente di Abele sparso a macchie enormi offende questa mia diletta città!"
La strada che conduceva alla cuspide della piramide passava per il Veneto nero i cui movimenti dell'estrema destra erano infiltrati e controllati dai servizi segreti americani, agenti pazzi perché agenti militari e negli uomini dei servizi quelli militari erano più pazzi dei civili. Il giudice Guido Salvini che aveva a lungo indagato sulle infiltrazioni confermava che questi ufficiali erano tutti stati controllati e verificati nella posizione che era stata indicata dai collaboratori e che in particolare appartenevano alla FTASE, la base del comando delle forse alleate del sud Europa di Verona.
E l' Italia quella povera Italia gli appariva ora come una terra in cui tutto si era sperimentato. Ma perché? Perché gli esperimenti in terra italiana appartenevano ad altri stati?
Era vero allora quello che aveva letto. Che l'Italia era una democrazia del doppio stato. Una nazione in bianco e nero, da romanzo criminale. Una repubblica a sovranità azzerata e a perenne rischio di democrazia.
Di lontano cominciava a spuntare il sole. Fabrizio si era seduto sulla poltrona della madre, che aveva portato sul terrazzo. Gli uccellini sugli alberi del giardino prendevano a cinguettare. Il bar sotto casa tirava su la saracinesca. Al supermercato arrivavano i primi camion per scaricare le merci. Nemmeno un'auto. Solo due negri in bicicletta pedalavano verso la stazione.
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