- La Signora negli ultimi tempi era divenuta irriconoscibile. Era dimagrita. Pallida. Aveva sempre occhi lucidi. Ma sorrideva. Sorrideva a tutti. Era buona con tutti. Tutti la amavano per quello, per la sua bontà.
Antonio a sentire quelle parole un poco si sciolse, perse quell’ irrigidimento militare che l’ aveva risollevato dal divano.
- Ma il marito? Il commendator Giusti, non era con lei?
- Il marito, Eccellenza, è sempre in viaggio, a casa sta sempre poco. Ma comunque è arrivato, due giorni fa, poco prima che la Signora degenerasse. Visto in che condizioni si trovava la Signora, ha fatto chiamare il curato per darle l’ olio santo.
Antonio, parse accusare di nuovo un capogiro. Si portò una mano alla fronte e chiuse gli occhi per riaprirli qualche attimo dopo.
- Ma che è successo? Che può aver portato mia sorella a una simile fine? Ma non ha lasciato nulla? Non ha detto nulla che potesse rivelare la natura dei suoi mali?
- Mi aveva lasciate tre lettere...forse una di queste era per Lei, Eccellenza.
- E dove sono, queste lettere?
- Avevo l’ordine di impostarle subito, se qualcosa fosse successo alla Signora...e così ho fatto.
- Dannazione!
- Mi dispiace, Eccellenza, ma ho ubbidito al volere della signora.
- Ha fatto bene. – rispose Antonio – Ma come è morta? Di che è morta?
- Venerdì la Signora stava male. Non l’avevo mai vista così. Mi sono subito resa conto che era una cosa grave. Con mia grande sorpresa ha detto che voleva andare a Livorno. “Signora” Le ho detto “perdonatemi ma non mi sembrate in condizione di andare in calesse fino a Livorno”. Con mia grande sorpresa mi ha risposto male. La prima volta da quando lavoro per lei. Mi ha chiesto subito scusa, lamentandosi del fatto che stava alquanto male.
L’ho vista salire in carrozza. Se non l’avesse aiutata il cocchiere non sarebbe riuscita a salire sul calesse.
Un’ora dopo quando è ritornata mi ha spaventato, aveva il colore di un cadavere. Gli occhi rossi come quelli di un topo, ed era febbricitante. Con l’aiuto del cocchiere e di mio marito l’abbiamo portata di peso in camera e messa a letto. “Signora, ma che è andata a fare a Livorno? Sta così male...non doveva andarci...”, “Dovevo Anna, dovevo...il notaro mi aspettava”, “Il notaro? Oh Gesù! Ma che si è messa in testa, Signora?”
Volevo rimanerle accanto la notte ma la Signora non ha voluto. La mattina sono andata in camera era immobile. Ho capito che eravamo alla fine. L’ho chiamata ho cercato di scuoterla ma non rispondeva.
Ho chiamato mio marito. E’ corso a cercare il medico. Io ho fatto chiamare il curato. Abbiamo anche avvisato il commendator Giusti, che sua moglie era morente.
Sono ritornata in camera, ho cercato di rianimarla. Le ho stropicciato le tempie con l’aceto. Per un attimo ha aperto gli occhi e mi ha debolmente sorriso, ma è rimasta paralizzata. Era dura come marmo, e mi pareva divenisse fredda.
Venne il medico e disse che ormai non c’era più nulla da fare. Il curato sopraggiunse dopo poco e le diede la estrema unzione.
Infine arrivò anche il commendatore, che le presa una mano, la chiamò per nome. A sentire la sua voce la Signora riaperse gli occhi ma cominciò ad agitarsi tutta. Pareva avesse convulsioni. Guardò il commendatore come avesse visto un demonio, uno sguardo che non potrò dimenticare. Emise un urlo e...cessò di vivere.
La donna terminò il racconto piangendo. Antonio piangeva. Eleonora quasi non respirava.
- Com’ è possibile che sia morta? Di che è morta? Scoprirò di che è morta. Non mi rassegno! Lo scoprirò! Dov’è ora? Dov’è?
- E’ al cimitero Eccellenza. La tomba acquistata in fretta e furia dal commendatore non era ancora pronta. E adesso si trova in deposito presso la stanza mortuaria del cimitero di Livorno, Eccellenza.
- Eleonora, andiamo ti prego. Devo assolutamente cederla.
- Sì, amore mio andiamo. Anche io voglio vederla tua sorella, finalmente.
- Faccio preparare il calesse? – chiese il contadino, anche lui preso dall’eccitazione del momento.
- Sì, immediatamente – rispose Antonio.
- Sei sicuro che vuoi davvero rivederla? – chiese Eleonora – Non peggiorerà il tuo stato rivederla da morta?
- No. Mi sento in colpa per non essere arrivato in tempo. E poi mi sembra di sentire la sua voce, che mi invoca. Mi chiama. Vuole vedermi.
Eleonora lo guardò con un certo timore.
Antonio a sentire quelle parole un poco si sciolse, perse quell’ irrigidimento militare che l’ aveva risollevato dal divano.
- Ma il marito? Il commendator Giusti, non era con lei?
- Il marito, Eccellenza, è sempre in viaggio, a casa sta sempre poco. Ma comunque è arrivato, due giorni fa, poco prima che la Signora degenerasse. Visto in che condizioni si trovava la Signora, ha fatto chiamare il curato per darle l’ olio santo.
Antonio, parse accusare di nuovo un capogiro. Si portò una mano alla fronte e chiuse gli occhi per riaprirli qualche attimo dopo.
- Ma che è successo? Che può aver portato mia sorella a una simile fine? Ma non ha lasciato nulla? Non ha detto nulla che potesse rivelare la natura dei suoi mali?
- Mi aveva lasciate tre lettere...forse una di queste era per Lei, Eccellenza.
- E dove sono, queste lettere?
- Avevo l’ordine di impostarle subito, se qualcosa fosse successo alla Signora...e così ho fatto.
- Dannazione!
- Mi dispiace, Eccellenza, ma ho ubbidito al volere della signora.
- Ha fatto bene. – rispose Antonio – Ma come è morta? Di che è morta?
- Venerdì la Signora stava male. Non l’avevo mai vista così. Mi sono subito resa conto che era una cosa grave. Con mia grande sorpresa ha detto che voleva andare a Livorno. “Signora” Le ho detto “perdonatemi ma non mi sembrate in condizione di andare in calesse fino a Livorno”. Con mia grande sorpresa mi ha risposto male. La prima volta da quando lavoro per lei. Mi ha chiesto subito scusa, lamentandosi del fatto che stava alquanto male.
L’ho vista salire in carrozza. Se non l’avesse aiutata il cocchiere non sarebbe riuscita a salire sul calesse.
Un’ora dopo quando è ritornata mi ha spaventato, aveva il colore di un cadavere. Gli occhi rossi come quelli di un topo, ed era febbricitante. Con l’aiuto del cocchiere e di mio marito l’abbiamo portata di peso in camera e messa a letto. “Signora, ma che è andata a fare a Livorno? Sta così male...non doveva andarci...”, “Dovevo Anna, dovevo...il notaro mi aspettava”, “Il notaro? Oh Gesù! Ma che si è messa in testa, Signora?”
Volevo rimanerle accanto la notte ma la Signora non ha voluto. La mattina sono andata in camera era immobile. Ho capito che eravamo alla fine. L’ho chiamata ho cercato di scuoterla ma non rispondeva.
Ho chiamato mio marito. E’ corso a cercare il medico. Io ho fatto chiamare il curato. Abbiamo anche avvisato il commendator Giusti, che sua moglie era morente.
Sono ritornata in camera, ho cercato di rianimarla. Le ho stropicciato le tempie con l’aceto. Per un attimo ha aperto gli occhi e mi ha debolmente sorriso, ma è rimasta paralizzata. Era dura come marmo, e mi pareva divenisse fredda.
Venne il medico e disse che ormai non c’era più nulla da fare. Il curato sopraggiunse dopo poco e le diede la estrema unzione.
Infine arrivò anche il commendatore, che le presa una mano, la chiamò per nome. A sentire la sua voce la Signora riaperse gli occhi ma cominciò ad agitarsi tutta. Pareva avesse convulsioni. Guardò il commendatore come avesse visto un demonio, uno sguardo che non potrò dimenticare. Emise un urlo e...cessò di vivere.
La donna terminò il racconto piangendo. Antonio piangeva. Eleonora quasi non respirava.
- Com’ è possibile che sia morta? Di che è morta? Scoprirò di che è morta. Non mi rassegno! Lo scoprirò! Dov’è ora? Dov’è?
- E’ al cimitero Eccellenza. La tomba acquistata in fretta e furia dal commendatore non era ancora pronta. E adesso si trova in deposito presso la stanza mortuaria del cimitero di Livorno, Eccellenza.
- Eleonora, andiamo ti prego. Devo assolutamente cederla.
- Sì, amore mio andiamo. Anche io voglio vederla tua sorella, finalmente.
- Faccio preparare il calesse? – chiese il contadino, anche lui preso dall’eccitazione del momento.
- Sì, immediatamente – rispose Antonio.
- Sei sicuro che vuoi davvero rivederla? – chiese Eleonora – Non peggiorerà il tuo stato rivederla da morta?
- No. Mi sento in colpa per non essere arrivato in tempo. E poi mi sembra di sentire la sua voce, che mi invoca. Mi chiama. Vuole vedermi.
Eleonora lo guardò con un certo timore.
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