In mezzo a tanti libri che si pubblicano, in mezzo a tanti autori, in mezzo alla durata effimera di ciascuna pubblicazione viene naturale chiedersi che possa un altro autore aggiunge alla vasta pletora, enorme, di libri e autori.
Credo che in un panorama letterario in cui conta maggiormente il vuoto ripetersi di certi schemi narrativi, il cui contenuto non acquista nessuna evidenza, un autore debba avere la propria linea editoriale: seguire il suo stile, le sue riflessioni, una propria riflessione filosofica sul mondo da opporre al nuovo assurdo generato dal globalismo, che consiste nella totale remissione di ideali, di contenuti, di riflessioni personali, di identità di razza e di tradizioni storiche, che il globalismo tende a annullare.
Il globalismo annulla gli stati, le barriere culturali, mischia le razze, distrugge l'Europa, la sua identità incuneandovi razze e tradizioni di popoli altri che stanno all'Europa come corpi estranei, che non chiedono di integrarsi ma solo di prevalere in virtú di una loro forza interiore maschia che non trova resistenza nella debolezza femmina dell'Europa, indebolita dal decadimento degli ideali eroici, patriottici e politici.
Uno scrittore, che sia scrittore (alla Camus — per intendersi) deve riflettere su questi temi, rielaborarli per suggerire punti di vista che esulino dal punto di vista generale che è quello di abolire (imbastardire) l'identità, la storia dei popoli, perché nessun stato in Europa abbia piú i propri eroi, i propri valori fondatori, perché mai piú si riconosca nella tradizione e nella storia che si è costruita entro i suoi confini nel corso dei secoli.
Uno scrittore vero dovrebbe indicare quei tradimenti che i politici perpetrano a danno dei propri cittadini e lo deve fare nell'ambito dei suoi romanzi. Il romanzo, il vero romanzo, deve costruire storie di critica sociale e politica, che differenzierà il vero scrittore dallo pseudo-scrittore, riducendo automaticamente l'inutile schiera di imbrattatori di pagine, senza idee e senza originalità.
Se Camus era (è) uno scrittore originale lo si deve a una lunga militanza di riflessione politica e filosofica (si legga su tutti "Il mito di Sisifo").
Con ciò, mi rendo comunque conto, che il globalismo è la direzione attuale del mondo in cui viviamo, che è difficile pensare entro i limiti di un solo stato senza tener conto delle connessioni con il mondo globale, a cui internet a aperto la strada; ciò non toglie che non si debba anteporre al globalismo l'esigenza della propria identità, del proprio mondo e modo in cui vivere, in cui è possibile riconoscersi secondo la propria Storia e non secondo quella imposta con violenza dall'esterno, importata da popoli che vogliono solo scardinare il mondo identitario in cui vivevamo.
Popoli che nella maggior parte dei casi, pur vivendo in Stati spesso ricchissimi di risorse, non hanno in realtà saputo produrre nulla alla stessa altezza di quei paesi che ora invadono e disprezzano.
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