Foto Živile Abrutytė |
Uno dei luoghi più positivi che Diego frequentava a Vilnius era Woxx Barbers, in Didžioji gatve: il suo parrucchiere. Ogni tre settimane vi si recava per il taglio dei capelli. Viktoras, il parrucchiere, durante il taglio era silenzioso e lavorava con meticolosità da perfezionista instancabile. Ogni tanto gli rivolgeva qualche domanda in inglese per rompere il silenzio (o la sua maniacalità?).
- Yesterday you had the elections in Italy?
- Yes, it will be a long stalemate, we will face this prospect for months I think. In Italy people don’t trust politicians. They did too many stupid things, and they live a reality with no connection with the real life of their country
- But I think that it is the same here
- Of course, more or less it must be the same. Here I also realized that you have strange laws like you cannot buy alcohol after 8:00 pm, Monday through Saturday, and after 3:00 pm on Sunday. It sounds so weird to me…
- Yes, very strange. I agree[1]
- Yes, it will be a long stalemate, we will face this prospect for months I think. In Italy people don’t trust politicians. They did too many stupid things, and they live a reality with no connection with the real life of their country
- But I think that it is the same here
- Of course, more or less it must be the same. Here I also realized that you have strange laws like you cannot buy alcohol after 8:00 pm, Monday through Saturday, and after 3:00 pm on Sunday. It sounds so weird to me…
- Yes, very strange. I agree[1]
La calma il silenzio, i colori non troppo azzardati, severi ma pacati, la morbidità dei gesti di Viktoras, comunque rilassavano Diego e gli infondevano fiducia e voglia di ripartire.
Aveva cercato un parrucchiere in Vilnius per lungo tempo.
Diego era molto difficoltoso riguardo al taglio dei capelli.
Aveva fatto una ricerca online, fino a che non si era imbattuto in Woxx Barbers. Le foto su instagram erano state decisive. Lo avevano convinto.
-
Questo sarà il mio parrucchiere a Vilnius - aveva esclamato davanti alle foto
Dopo un lungo aggirarsi fra il pianterreno, il primo piano e il secondo piano, aveva scoperto che il negozio era condiviso con “Kukla Beauty Box”.
Entrò e fissò il primo appuntamento.
Il primo taglio fu soddisfacente.
Il secondo fu perfetto.
Viktoras fu promosso.
Anche quella mattina ebbe un’iniezione di positività, dopo un fine settimana di depressione, pensando al futuro.
- Ce la farò! Devo farcela! – pensò durante il taglio – faccio bene a venire qui, mi ricarica
Guardò Viktoras piegato dietro di lui che osservava come un architetto le misure del taglio alle tempie. A sinistra con la coda dell’occhio, per non disturbare Viktoras con un movimento inopportuno della testa, intravedeva il piccolo schermo televisivo su cui passava Euronews in inglese. Sfilavano tutti i politici italiani, quelli esultanti per la vittoria e quelli con la faccia tesa per la sconfitta.
Diego, non aveva votato. La loro visione gli rimaneva indifferente.
Si, ricordò che mai una volta una volta le voci gli erano comparse da Viktoras. E nemmeno dopo. Perché si sentiva denso di positività durante la sessione e dopo la sessione.
Già la domenica, il giorno prima, le voci si erano allentate quando era andato a “Prezo kepyklėlė”, una pasticceria vicino casa.
Si, ricordò che mai una volta una volta le voci gli erano comparse da Viktoras. E nemmeno dopo. Perché si sentiva denso di positività durante la sessione e dopo la sessione.
Già la domenica, il giorno prima, le voci si erano allentate quando era andato a “Prezo kepyklėlė”, una pasticceria vicino casa.
- Rūta perché non andiamo a quella pasticceria vicino a Mada? – Le chiese quando ritornò dalla lezione di fotografia con Ingrida
Avevano fatto lezione alle dodici e trenta, alle tre di pomeriggio era già ritornata.
Diego era rimasto a casa tutta la mattina depresso e in preda alle voci.
Aveva mangiato, bevuto il suo prosecco lituano preferito, Alita, poi aveva dormito sul divano.
Il risveglio fu infelice, come ogni volta che dormiva il pomeriggio. Si sentiva appesantito, con la pancia gonfia e senza vita.
Aveva bisogno di uscire.
Ebbe tuttavia la forza di aspettare Rūta, che per fortuna arrivò poco dopo il suo risveglio.
Fuori era freddo ma vi era un sole bellissimo e il cielo completamente azzurro senza nemmeno un filamento bianco di nubi. Pulito e azzurro dovunque l’occhio volgesse.
Camminarono così lungo la neve che feriva gli occhi a guardarla a causa del sole che la illuminava in modo violento, il bianco si staccava e urtava l’iride.
Avanti camminava Rebeka, poi Rūta e infine Diego lungo il viottolo tracciato nella neve ghiacciata.
Camminarono circa venti minuti. Diego sentì rinascere dentro di sé un po’ di calma e soprattutto cessargli il dolore di testa che l’aveva fatto penare tutta la mattina e grazie al freddo l’appesantimento si dileguò.
Le voci erano scomparse.
- Peccato che Goda non sia voluta venire, le sarebbe piaciuto qui – disse Diego
- E’ pigra Goda – aggiunse Rūta
- Davvero – ripeté Diego
Si erano seduti vicino al grande finestrone che dava fuori, sulla strada.
Era caldo lì dentro. Si stava bene. Fuori la luce del sole, dentro il calore di un dolce pomeriggio passato nella pace di famiglia.
Rūta sorrideva bevendo il cappuccino.
Rebeka era docile con Diego, che l’abbracciò.
Rebeka allora si distese lunga fra le sue braccia, quasi un cagnolino.
- Sì,
sarà un lungo stallo, affronteremo questa prospettiva per mesi, credo. In
Italia la gente non si fida dei politici. Hanno fatto troppe cose stupide e
vivono una realtà senza alcun collegamento con la vita reale del loro paese
- Ma
penso che sia lo stesso qui
-
Certo, più o meno deve essere lo stesso. Qui ho capito che ci sono delle strane
leggi come quella che non puoi comprare alcolici dopo le 20:00, dal lunedì al
sabato e dopo le 15:00 la domenica. Mi sembra davvero strano ...
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