E' la felicita umanista o dataista? (non certo aristotelica). Un tentativo di delineare la felicità nel mio nuovo libro "Isole di felicità - Laimes salos")
Foto Živile Abrutytė |
Essere felici non è qualcosa che pertiene al caso. Il caso non esiste. Lo hanno inventato i greci.
Essere felici non viene dall'esterno nella stessa misura in cui nasce dall'interno. Essere felici è un adattamento dell'interiorità all'esteriorità. Dei dati elaborati internamente a quelli imposti dall' esterno.
I dati esterni dettano l'ambito a cui si devono adattare i dati delle emozioni interne.
Si può giocare bene al calcio solo accettando le regole del calcio.
Si puo' essere felici solo nell'ambito che ci viene offerto per essere felici.
Nella vita quotidiana la connessione con le persone positive e' importante per lo stimolo alla felicita'. Le persone negative sottraggono l'impulso alla felicta'.
Piu' persone positive dispongono a uno stato connettivo di felicita'.
La felicita' dunque avviene per connessione e sottrazione. Connessione agli stati positivi e sottrazione da quelli negativi.
Questo e' quello che fanno Ruta e Diego nel mio libro in preparazione "Isole di felicità - Laimes salos".
Ruta adatta se stessa sottraendosi agli stati negativi e cercando nelle abitudini solo stati di animo positivi.
Diego cerca di passare da uno stato all'altro per ritornare a quello originario con una maggiore conoscenza di quello che vuole per la sua felicità.
Più umanista nelle sue posizioni Ruta, più dataista Diego.
La felicità è comunque situarsi in un flusso dialettico di posizioni che concernono l'adattamento alla presente situazione dell'individuo e non vissuta nell'obsoleta posizione aristotelica dell' in-vista-di, che comunque presuppone una felicità di rimando, a una vita che non è qui e ora, un rimando a un Dio che non vi è, qui e ora.
Entrambi gli atteggiamenti, quello di Ruta e quello di Diego, sono posizioni determinanti per l'idea di felicità perché entrambi sono in grado di segnare il comportamento sociale. Più tradizionale quella di Ruta più innovativa quella di Diego. Ruta si affida maggiormente all'istinto, Diego a un'elaborazione cognitiva (cosciente) dei dati.
Ciò detto, non escludiamo che l'obsoleta posizione aristotelica dell' in-vista-di trovi tuttora applicazione, soprattutto fra coloro che credono in un Dio, solo che non è l'idea che ci sembri attuale se considerata rispetto a un mondo che si è evoluto nella quantità di produzione di dati e modi di rapportarsi ai dati che hanno profondamente alterato il modo di vivere imposto, per esempio, dall'idea monoteistica di conquistarsi la felicità.
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