Cultura italiana in Lituania: Nuostabieji Lūzeriai. Kita planeta "Meravigliosi perdenti. Un altro pianeta" un film del regista lituano Arūnas Matelis
C'e' un film in questi giorni nelle sale cinematografiche lituane che va alla grande: Nuostabieji Lūzeriai. Kita planeta "Meravigliosi perdenti. Un altro pianeta"del regista lituano Arūnas Matelis.
Un film documentario sul lavoro oscuro e spesso drammatico dei gregari al Giro d'Italia.
La storia del documentario e' molto semplice: non vi e' storia. Interviste a gregari durante degenze in ospedali o durante le terapie di riabilitazione, loro storie di vita, dialoghi quotidiani; un ciclista canadese filosofo che scala la montagna, si immerge nei torrenti ghiacciati, dorme all'aperto fra la neve ghiacciata; immagini drammatiche di ciclisti che scalano il Gavia fra la neve e il gelo. Il lavoro dei medici in macchina che curano i ciclisti caduti sporgendosi dal finestrino con il corridore a traino; immagini di cadute a terra con i atleti che soffrono (l'asfalto non è un luogo che accoglie - ti respinge, ti è nemico: ti chiede subito di rialzarti, non e' come l'erba dei campi di calcio).
Alcuni hanno la fortuna di rimettersi in piedi e ripartire; altri rimangono a terra rotti e sporchi. Il loro destino sara' la barella e l'applauso del pubblico, come fosse un vincitore, mentre viene trasportato all'ambulanza. Caduta e gloria di una vita oscura.
Immagini di gregari che si sfilano dal gruppo per andare all'ammiraglia e prendere i rifornimenti e risalgono il gruppo carichi di borracce da portare al capitano e ai compagni.
Immagini della tensione immortalata negli occhi che cercano il gruppo e l'identificazione del gregario negli attimi prima del rifornimento a terra, del sacchetto passato dal bordo strada da un operatore al gregario nel gruppo che sfila a cinquanta all'ora. Immagini che mostrano tutta la pericolisita' dell'operazione.
E' un film non su chi vince, ma sulla pelle sudata, sul dolore, la sofferenza silenziosa di chi e' predestinato all'oscurita' del lavoro senza la luce della vittoria. E' un film sulla volonta' di chi cade ma si rialza e ha il coraggio di ricominciare...e' una meravigliosa metafora di noi tanti gregari della vita non fatti per essere primi ma votati al lavoro e al coraggio di affrontare la quotidianita' pur sapendo di non essere destinati al successo.
Una vita da mediani.
Otto anni ha avuto bisogno Arūnas Matelis per girare il film, di cui piu' della meta' passati in pratiche burocratiche e richieste di permessi dati, poi negati e infini ridati.
Un film che come dice Arūnas Matelis non si sarebbe potuto fare senza l'aiuto di Edita Pučinskaitė, ciclista lituana, vincitrice del Giro d'Italia, Tour de France e campionessa del mondo, che ora vive in Italia.
E' stata lei che ha aperto le porte a Matelis che altrimenti sarebbero rimaste chiuse. Un modo tutto italiano di concedere.
Il Giro d'Italia di solito non da' permessi a registi indipendenti di filmare il Giro, perche' coperto da diritti televisivi.
L'ultimo regista indipendente a filmare il Giro fu, Jörgen Leth, danese, con il film "Stars and Water Carriers" (1974).
Gli italiani sanno che non vengono concessi i diritti e per questo nemmeno ci provano. Un popolo rinunciatario e spesso velleitario. Un popolo vecchio senza voglia di rischiare e mettersi in gioco. Chi ha voglia di provarci se ne va all'estero.
Ci voleva allora un regista lituano (dopo quello danese) che avesse la voglia, la perseveranza e il coraggio di indebitarsi e vendere persino la sua casa per pagare i diritti che gli organizzatori gli hanno chiesto, per fare un film simile.
Io come italiano sono di nuovo deluso a vedere come ancora una volta la promozione della bellezza della nostra terra, cultura e lingua, faccia leva sempre e solo sul fascino che nonostante tutto il paese esercita all'estero, e sia affidata a persone che rimangono affascinati da quanto nonostante tutto l'Italia sa esprimere.
Deluso da uno Stato che nulla fa per esportare e incentivare questo fascino.
Il film e' bello, cerca il dramma e l'epos e vi riesce e fa di predestinati perdenti eroi omerici.
Girato alla Sergio Zavoli, con immagini sporche, cariche di di sudore, volonta' schopenhaueriana e non di vittorie. Una vita da gregari, ma una vita da eroi al pari di quelli che vincono.
Įamžinome ne triumfo skonį, bet prakaito kvapą,“abbiamo immortalato non il gusto della vittoria, ma l’odore della pelle sudata” (Arūnas Matelis)
Regista: Arūnas Matelis
Lingue: Inglese, italiano, olandese (sottotitoli in lituano)
Producers: Arūnas Matelis, Algimante Mateliene
Comments
Post a Comment