- Sai, sono curiosa di sapere della tua biografia
- E perché?- Vorrei sapere come appaio, potrebbe aiutarmi a capire meglio
- Che?
- Chi sono, forse…
- Credi?
- Credo
- Ma ti ho detto che poi, alla lunga, i personaggi sfuggono di mano. Non è detto che lei sia tu…
- Lei chi?
- Austėja
- Si chiama così?
- Sì
- E sono io?
- Sei tu ma non sei tu…certamente il personaggio lo ispiri tu
- Ovvero?
- Tu ispiri ma poi Austėja vive di una sua indipendenza. Ha una sua propria direzione, sensibilità modo di ragionare…
- Come l’intelligenza artificiale?
- Taip…come l’intelligenza artificiale
Poi Diego si avvicinò e la baciò.
- Sai, ho immaginato una scena proprio qui a Belgai.
Belgai era un ristorante vicino alla stazione, in Rūdninkᶙ gatvė, nella sienamiestis[1], erano andati lì a pranzo lì perché da quelle parti c’era la siuvėja[2] di Rūta a cui avevano portato ad aggiustare delle giacche di Diego.
- Ma come puoi scrivere una mia biografia senza farmi domande?
- Posso
- Ma come?
- Tutti i giorni li condivido con te…vedo come parli pensi ti muovi…interpreto il tuo corpo, i tuoi sguardi, i tuoi gesti…i tuoi occhi…facciamo all’amore…ti sento…conosco il tuo corpo centimetro per centimetro…
- E ti piace?
- Tantissimo Rūta. Non ti cambierei con nessuna donna al mondo
- Ma perché non mi fai domande?
- Non ne ho bisogno. Tu mi hai raccontato tante cose di te…ho tanto materiale
- Difficile capire. Tu scrivi una biografia di me ma non sono io. Parli del mio corpo dei miei occhi dei miei sentimenti ma non sono io…com’è possibile?
- E’ possibile…ma poi non è veramente una biografia. E’ una descrizione in forma di biografia romanzata di come un amore si sviluppa, cresce e non muore. Voglio un finale positivo. Un finale dove l’amore non finisce ma continua…ma è strano…
- Che, strano?
- Che…in qualche modo quello che succede ora nella scena che ho immaginato qui prima di venirvi…tu me ne avevi parlato e io l’avevo visto solo da fuori…che quello che ho immaginato quando scrivevo ora in qualche modo si ripeta…stia accadendo
- Spiega meglio
- Mi sembra che senza un motivo preciso fra noi due sia nata una certa contrapposizione, no?
- Credi?
- Sì. Tu hai cominciato a fare domande in modo un po’ compulsivo…io forse non ho risposto secondo le tue aspettative e una certa distanza fra noi è nata
- Sì, anche io ho sentito nascere questa distanza. E’vero. Anche nel libro succede questo
- Sì
- E come ritornano a se stessi?
- Che vuoi dire?
- Come fanno la pace? Sì dice così?
- Sì, si dice così…in filobus
- Come?
- C’è gente, i loro corpi devono stare vicino. Fuori era molto freddo e Austėja tremava…allora lui si avvicina, il tepore dei corpi li riavvicina e la distanza svanisce. Svanisce davanti al calore del corpo e l’amore che si fa di nuovo strada evaporando la distanza. Il tepore è il veicolo dell’amore, il calore…
- Accadrà anche a noi, ora?
- Prendiamo il filobus? Fuori è freddo…kodel gi ne[3]?
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