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Isole di felicità - Laimės salos" Inizio di una biografia - Connessioni e disconnessioni




Che stai scrivendo?
- Qualcosa sull’amore e la felicità
- Qualcosa sull’amore e la felicità?
-Sì
- Che è successo
- Come che è successo?
- Sì, voglio dire…eri triste silenzioso…inattivo…e ora vedo che tutti i giorni hai qualcosa da fare. Leggi, scrivi…sei in un mondo tutto tuo…mi ami ancora??
- Rūta…io ti amo, sono pazzo di te…ora ti amo più che due mesi fa quando ti ho conosciuto. E’ che questa biografia…
- Biografia?
- …non ti ho detto ma vorrei scrivere una biografia in diretta del nostro amore. Una biografia vissuta dall’interno mentre viene vissuto, giorno dopo giorno…non ho lavoro ma almeno ho idee. Oltre alla pittura mi è sempre piaciuto scrivere…
- Scriverai del nostro amore?
- Sì. Hai qualcosa in contrario?
- No. Puoi scrivere quello che vuoi…non mi vergogno del nostro amore
- Grazie…anche io
- Scriverai cose belle di me
- Le più belle amore mio, anche se…
- Anche se…?
- Anche se qualche volta i personaggi sfuggono di mano. Non sempre riesci a controllarli. E’ come creare un’intelligenza artificiale. La crei e poi va oltre quello per cui l’avevi programmata e non puoi controllare le sue decisioni, che alla fine diventano autonome e indipendenti dal programma con cui l’avevi creata
- E’ un po’ difficile per me capire, ma comunque va bene

In quel momento il telefono di Rūta suonò. Rūta rispose.

- Era la mia estetista – disse dopo aver risposto alla chiamata
- Andrai da lei?
- Sì, mi ha confermato l’appuntamento. Fra un’ora devo partire
- Andrai con il filobus o l’autobus?
- Prenderò l’autobus fino a Žaliasis tiltas e poi il filobus fino alla stazione
- E’ vicino alla stazione?
- Sì, abbastanza vicino
- Ti accompagno Rūta. Vengo con te fino a Žaliasis tiltas. Scenderò a quella dopo: Operos ir baleto teatras e di lì andrò a Gedimino prospektas 9, al caffè a scrivere. Non posso stare a casa senza di te

Uscirono insieme di casa. Aveva smesso di piovere. Il tempo era improvvisamente cambiato come spesso succede a Vilnius e splendeva qua e là il sole.

- Finalmente un po’ di sole Diego. Ti manca il sole dell’Italia?

Diego si tolse la sciarpa, aveva caldo ora.

- No, Rūta. Non mi manca niente di quel paese

Rūta dentro di sé provò felicità. Era felice che Diego si sentisse a casa sua, a Vilnius.


Mentre Diego era a Gedimino 9, all’ Hurácan caffè, Rūta lo chiamo al telefono.

- Diego, mi ha telefonato Giovanni un insegnante dell’istituto Culturale, dove andavo a lezione. Sono lui e Antonio. Tutt’e due insegnanti all’Istituto fanno una cena a casa di Giovanni. Facevano parte del gruppo che avevamo formato, sono soli. Hanno un po’ chiamato tutti ma sembra che questo venerdì sera nessuno sia libero. Sono abbastanza delusi. Ho detto loro che ora tu vivi con me e che tua madre è morta. Quando ho detto questo hanno detto che vogliono organizzare una cena per farti sentire meno triste. Andiamo?
- Tu vuoi andare Rūta?
- Sì, vorrei che tu li conoscessi. Sono bravi. Non sono i soliti italiani anche se Giovanni è di Napoli e Antonio di Palermo
- D’accordo Rūta, andiamo


Rūta in taxi non era felice. Sembrava distaccata e fredda.

- Che succede Rūta? Perché questo sguardo?
- Eri strano a cena
- Come strano?
- Parlavi solo con loro. Non mi guardavi mai
- Ma che dici?
- Sì, è la verità. Ti ho cercato con lo sguardo. Ma tu mai mi hai guardato
- Amore, mi parlavano. Mi raccontavano dei loro problemi in Italia…non mi pareva gentile non ascoltarli. Che potevo fare?
- Sì, lo so…ma loro parlavano solo con te. Io non capivo e mi sono annoiata. Tu avevi attenzione solo per loro e pensavo che fossi arrabbiato con me
- Ma no, Rūta, che dici? Arrabbiato con te? E perché avrei dovuto essere arrabbiato con te?
- Non lo so
- Ma erano così gentili come potevo non ascoltarli?
- Va bene…forse è il tuo comportamento quando sei con altri. Forse io non ti conosco quando sei con altri. Anche tu diventi un po’ un altro…

Diego tacque per un po’. Abbassò la testa e lo sguardo.
Forse Rūta aveva ragione. Forse diventava davvero un altro quando era con gli altri. Con Giovanni e Antonio si era risentito in Italia. Nemmeno gli pareva di essere in Lituania, a Vilnius.
E non gli era piaciuta quella sensazione. Non era stata colpa di Giovanni e Antonio. Erano stati molto gentili, non poteva dire niente del loro comportamento.
Era stato il suo comportamento?
Ma perché?

- Mi sono disconnesso Rūta
- Che?
- Credo che tu abbia ragione. Mi sono disconnesso e tu eri infelice per questo
- Non capisco Diego
- Rūta, la felicità è fatta di connessioni e disconnessioni. Io mi sono disconnesso da te. Tu sei la mia isola di felicità vivente. Insieme siamo una grande entropia. Costruiamo una grande simmetria di felicità. Quando uno si disconnette l’altro sente diminuire l’intensità dell’entropia. E tu sei infinitamente sensibile e subito hai avvertito questa disconnessione. Mi sono disconnesso da te e mi sono di nuovo connesso a quel mondo infelice da cui sono fuggito: l’Italia.
Per questo sono cambiato. Per questo sono divenuto un altro. Quello che ero in quel paese, quello che non volevo più essere

Rūta lo baciò, a lei gli uomini intelligenti erano sempre piaciuti. Appena incontrava un uomo intelligente si sentiva dominare e si bagnava fra le gambe.
Fra le gambe le si accese una vampata di caldo. Senza preavviso.
Doveva baciarlo.
- Noriu[1] - mormorò
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[1] Voglio

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