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L'arte della memoria in chi vive lontano dalla propria terra

 




Si può dire di una città, una terra, che perde la memoria?

Sì, si può. Il mondo intero può perdere la memoria. Lo abbiamo visto durante la pandemia. La gente ha dimenticato tutto.

E soprattutto il rispetto di se stessi.

Mi ricordo Vilnius, il giorno prima era piena e viva di vita, il giorno dopo era vuota, Non vi era più il suono della sua vita. Dei caffè, delle macchine.

Era il silenzio. Il vuoto assordante di chi dimentica tutto e fugge stordito il vuoto.

Cancella la vita di una città e cancelli la memoria di quella città.

Una città senza rumori colori odori sapori, una terra senza rumori colori odori sapori, come puoi immaginarla?

Immagini, ma è qualcosa che non è quello che cerchi di ricordare.

Così l'Italia, ora che vi sono ritornato: come è diversa dalla memoria di quello che cercavo di ricordare.

E' come vivere in un multiverso passare da Vilnius aalla Toscana dove mi trovo. E quando passi da un universo all'altro cessa la realtà dell'uno vivendo nell'altro.

Per gli sforzi che puoi fare, la memoria, se non sia alimenta continuamente del materiale da ricordare, diviene evanescente e si assottiglia. Come una lingua che non parli più, si dice che "si dimentica".Ma è soprattutto l'άλγος, la pena, la sofferenza per cui la memoria si fa dolore, dolore di ricordare qualcosa che hai perso nel cuore o si è fatto lontano dagli occhi, che contribuisce a distruggere la memoria di quello che cerchi di ricordare.
La memoria può percepire bene il dolore ma non può avvertire, distinguere, sentire i rumori colori odori sapori...per quello la memoria decade a simulacro: un'apparenza, una sembianza, una scialbatura di quello che si cerca di ricordare.

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