Un giorno strano. Un giorno in cui la mente muore. Vive lontana. in cui provo ma è solo fatica. E tanta.
Io ho un centro: lo stomaco. Un orrore.
Qualcosa volta penso che vi sia un mostro che abita lì dentro, perché lì è tutto il mio tormento, il mio male, tutti i miei mali partono da quel punto.
E' incurabile. Per quanto lo curi faccio due passi avanti e tre indietro.
E allora penso. E forse il mio male è anche il mio bene. Perché penso e capisco, e alla fine la croce ha questo, che ti fa pensare. E per esso pochi accettano la croce.
Ma la croce migliora e perfeziona l'uomo e lo fa attraverso l'inquietudine, il dolore, la sofferenza.
Per questo si dice che bisogna accettare la croce. La croce è in ultimo il simbolo dell'uomo che cerca la verità. Cercare la verità è ricerca, sofferenza e dolore, olreché inquietudine.
Chi cerca la verità è uno che non accetta il mondo come gli viene proposto, ma lo scandaglia, lo seleziona, lo analizza a prezzo del dolore. Lo rivolta sottosopra, invertendo la logica corrente.
Per questo alla fine io sono grato al mostro che sta nelle mie viscere, perché senza di quello non cercherei la riflessione, il pensiero, l'analisi, e, probabilmente, mi stordirei correndo dietro alle narrazioni del mondo.
Uno che aveva capito la logica di questa croce come nessun altro credo (nemmeno sant'Agostino ha afferrato così perfettamente quella logica) è stato San Paolo (Corinzi 1, 27-28):
[...]τὰ μωρὰ τοῦ κόσμου ἐξελέξατο ὁ θεός, ἵνα καταισχύνῃ τοὺς σοφούς, καὶ τὰ ἀσθενῆ τοῦ κόσμου ἐξελέξατο ὁ θεός, ἵνα καταισχύνῃ τὰ ἰσχυρά, καὶ τὰ ἀγενῆ τοῦ κόσμου καὶ τὰ ἐξουθενημένα ἐξελέξατο ὁ θεός, τὰ μὴ ὄντα, ἵνα τὰ ὄντα καταργήσῃ [...]
"quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono"
Io ho un centro: lo stomaco. Un orrore.
Qualcosa volta penso che vi sia un mostro che abita lì dentro, perché lì è tutto il mio tormento, il mio male, tutti i miei mali partono da quel punto.
E' incurabile. Per quanto lo curi faccio due passi avanti e tre indietro.
E allora penso. E forse il mio male è anche il mio bene. Perché penso e capisco, e alla fine la croce ha questo, che ti fa pensare. E per esso pochi accettano la croce.
Ma la croce migliora e perfeziona l'uomo e lo fa attraverso l'inquietudine, il dolore, la sofferenza.
Per questo si dice che bisogna accettare la croce. La croce è in ultimo il simbolo dell'uomo che cerca la verità. Cercare la verità è ricerca, sofferenza e dolore, olreché inquietudine.
Chi cerca la verità è uno che non accetta il mondo come gli viene proposto, ma lo scandaglia, lo seleziona, lo analizza a prezzo del dolore. Lo rivolta sottosopra, invertendo la logica corrente.
Per questo alla fine io sono grato al mostro che sta nelle mie viscere, perché senza di quello non cercherei la riflessione, il pensiero, l'analisi, e, probabilmente, mi stordirei correndo dietro alle narrazioni del mondo.
Uno che aveva capito la logica di questa croce come nessun altro credo (nemmeno sant'Agostino ha afferrato così perfettamente quella logica) è stato San Paolo (Corinzi 1, 27-28):
[...]τὰ μωρὰ τοῦ κόσμου ἐξελέξατο ὁ θεός, ἵνα καταισχύνῃ τοὺς σοφούς, καὶ τὰ ἀσθενῆ τοῦ κόσμου ἐξελέξατο ὁ θεός, ἵνα καταισχύνῃ τὰ ἰσχυρά, καὶ τὰ ἀγενῆ τοῦ κόσμου καὶ τὰ ἐξουθενημένα ἐξελέξατο ὁ θεός, τὰ μὴ ὄντα, ἵνα τὰ ὄντα καταργήσῃ [...]
"quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono"
In Dio il mondo, quello in cui viviamo, e che Sant'Agostino chiama il saeculum, è capovolto; e il dolore e la sofferenza ci inquietano e accendono il nostro motore perché andiamo oltre quel dolore e quella sofferenza, perché andiamo oltre la logica del saeculum, che San Paolo così bene spiega, in direzione della logica opposta a quella mondana.
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