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La menzogna porta alla nostra autodistruzione







Secondo Sant' Agostino mentire è innanzitutto, un‘intenzione dell‘animo e non dipende dalla cosa in sé. Ex animi enim sui sententia, non ex rerum ipsarum veritate vel falsitate mentiens aut non mentiens iudicandus est [1]

Le osservazioni di Agostino sono valide perché sono fatte in riferimento alla coscienza, ovvero a ciò che enuncia ciò che è male o bene.
Ma che succede quando questo punto di riferimento si annulla e la coscienza come tale, in sé e per sé, viene a mancare, perché vengono a mancare, sono evaporati, i valori di riferimento che segnalano ciò che è  bene o male?
Questa situazione si attua quando chi mente, vivendo in un ambiente, in una società in cui la menzogna è il fondamento stesso di quella società, entra a far parte di quel sistema costante e reiterato in maniera parossistica di menzogna per cui chi mente mente in modo così costante esasperato ed estremo che alla fine non sa nemmeno più di mentire [2], e viene a mancare il fondamento stesso dell‘affermazione di Agostino per cui per mentire ci deve essere l‘intenzione di mentire.
Giorgio Agamben in un intervento del suo blog [3] ce lo spiega bene con un esempio: “negli anni del Covid, i ministri, i medici e gli esperti che mentivano hanno finito col credere a tal punto alle loro menzogne che, smarrendo ogni coscienza della verità, hanno potuto calpestare senza alcuno scrupolo i principi più elementari dell’umanità. Una società che perde ogni coscienza della soglia che separa il vero dal falso diventa letteralmente capace di tutto, anche di distruggersi“

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[1] DE MENDACIO LIBER UNUS 3,3 "Da ciò che enuncia il proprio animo, e non dalla verità o falsità della cosa in sé si deve giudicare chi mente o chi non mente"
[2] Giorgio Agamben Sul mentitore che non sa di mentire: "Stalin e i suoi sottoposti mentono sempre, in ogni istante, in ogni circostanza; e poiché mentono sempre, non sanno nemmeno più di mentire. E quando ognuno mente, nessuno più mente mentendo"
[3] Ibid.

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