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La verità è una croce da portare

 



La verità è cercata in molti modi, sostanzialmente si riducono a due.
Molti che cercano la verità, non la cercano de facto, solo aderiscono alle narrazioni. Aderire non implica sforzo. Già la parola profila un adagiarsi quasi incollandosi su una posizione, rimanendovi attaccato senza nessuna fatica individuale per rimanere in quella narrazione che al pari di una zecca si ingrossa a scapito di chi vi aderisce fino a divenire (quella narrazione) abnorme rispetto al momento dell'adesione, soffocando e annullando in toto colui che vi ha aderito, nella sua volontà e individualità.
Di solito aderiscono a una narrazione coloro che già sono disposti (convinti) ad aderirvi. La adesione definitiva avviene tramite una pre-adesione avviata dalla preventivamente pianificata ossessione mirata, in termini di intensività ripetitiva, a una propaganda che riesca ad attirare verso di sé chi non ha capacità di reazione e analisi propria (la maggioranza).
Chi cerca veramente la verità non si adagia. Chi la cerca non rimane incollato alle posizioni ufficiali, le buca, le trapassa, va oltre la narrazione, ben sapendo che la narrazione nasconde esattamente il contrario di quello che vuol far credere. Soprattutto si scherma rispetto alla ossessività ripetitiva della propaganda, perché ha una capacità critica.
E' disposto a soffrire soprattutto, ma è disposto naturalmente, perché rispetto al resto (il gregge) è strutturato in modo da essere posizionato già-da-sempre per ricercare la verità.
Ciò non toglie che il libero arbitrio non sia comunque determinante nello scegliere l'uno o l'altro modo di ricerca di verità. Perché il posizionamento di ricerca può anche divenire una zona di comfort in cui si preferisce in ogni caso rimanere per convenienza o per altri motivi ben sapendo il tradimento di coscienza che si compie.
Infatti lo staccarsi dalla zona di comfort può implicare l'esser disposti a portare una croce il cui peso non è per tutti sopportabile.

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