I poeti non muoiono, nemmeno in tempo di guerra cessano mai di pensare poesia. La poesia vive nei poeti perché la fanno vivere
Perché il poeta sopra-vive anche in tempi di guerra? Perché coglie i segni dell’uomo, della vera umanità nella morsa del dolore immenso della morte di massa, come è la carneficina di una guerra, anche in quel momento in cui il dolore avvolge quelle aree dove la morte fa da padrona il poeta testimonia la capacità di essere umani. Anzi in virtù del fatto, come diceva Caproni, che il poeta è un minatore, riesce a calarsi nelle gallerie dell’anima, citando Machado.
In quelle gallerie, segrete, dell’anima, comuni a tutti ma aperte a pochi sta il profondo senso dell’umanità. Lì alberga la poesia, che il poeta per la sua capacità di calarsi in territori, in cui solo lui può calarsi, esperisce e porta in superficie verso quella realtà del saeculum che rinnega per essenza, perché ciò che è realtà è solo spettacolo, apparenza, chiacchiera, accidente e mai sostanza.
E questo del pari è il tratto del poeta, come individua Machado
Misterioso y silencioso
iba una y otra vez.
Su mirada era tan profunda
que apenas se podia ver.
Cuando hablaba tenia un dejo
de timidez y de altivez,
y la luz de sus pensamientos
casi siempre se veía arder.
Il poeta è un caminante, un Waldgänger, che percorre sendas, sentieri,che nessun altro avrebbe la costanza e la forza di percorrere, perché implicano la solitudine del caminante, del Waldgänger, e la sua sofferenza.
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