Fu un giorno che camminava lungo la vettura di un treno, da Firenze a Empoli, che se ne accorse. Ovvero non se ne accorse.
Solo cominciò a dubitare. Dapprima. Non arrivò subito alla conclusione logica.Eppure fu così repentino. Fino al giorno, prima, non era mai accaduto. E quel giorno sì, accadde.
Non si capacitava.
Gli fu tutto chiaro quando camminando incrociò un altro giovane. Bello.
E una ragazza seduta si girò a guardare quel giovane, bello.
Perché lui e non io? si chiese stupito.
Come è possibile? Insisté. Sempre hanno guardato me e non gli altri.
Con quel dubbio continuò a camminare e a prestare attenzione.
Passava e poche ragazze lo degnavano di uno sguardo. Incrociò un altro ragazzo, bello e più giovane. E due ragazze guardarono lui, il giovane.
Ma che è cambiato rispetto a ieri? Si chiese allora angosciato.
Possibile che non sono più bello, io?
Il pensiero cominciò ad angosciarlo. L'idea di non essere lui il più bello, come era prima, prese a tormentarlo.
Sentiva che stava diventando una situazione grottesca. Passava da una vettura ad un'altra gettando sguardi alle ragazze che incontrava imploranti di guardarlo. Qualcuna in effetti lo guardava, ma erano poche. Non tutte, come prima.
Fu allora che comprese, quando prese il treno in ritardo, all'ultimo momento, in coda, e siccome a lui piaceva sedere nella testa del convoglio prese a percorrere una ad una le vetture per andare in cerca di un posto libero in testa.
Fu in quel momento che la storia della sua vita cambiò. Da bello a meno bello.
Dio mio, pensò, che sarà fra altri dieci anni! Se già ora ho perso il mio fascino...
Allora pensava che la bellezza fosse solo quella dell'asino, e nulla sapeva del fascino che l'uomo maturo e esperto esercita sulle ragazze, giovani soprattutto. Un fascino micidiale che si inchioda in modo ossessivo fra le loro gambe.
Lo avrebbe scoperto più tardi.
Ma quello era un segnale di come il futuro già si incunea nel presente non appena questo diviene passato.
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