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Ignote benedizioni







Una volta ero un seduttore, passavo le giornate e impegnavo tutte le mie risorse e finanze (poche) nel sedurre. Dovevo sedurre. Solo seducendo sentivo placarsi la mia sete, il mio incessante tormento.

Non vivevo di scelte ma di seduzioni, più seducevo e più credevo di affermarmi. Credevo. Perché affermavo la potenza del mio tormento, che era il Motore della mia vita.

Ero paralizzato. Non ne uscivo. Vivevo sotto quell'incantesimo di dovermi affermare solo in virtù dei buchi che penetravo.

Riducevo infatti il tutto spesso alle parti e le parti finivano per darmi la soddisfazione a cui miravo e che spesso non ricevevo dal tutto. Che diveniva trascurabile, inessenziale al mio bisogno.

Spesso non ero infatti interessato al tutto. Il tutto mi infastidiva. La parte era il mio obiettivo e mi placava.

Era un'ossessione diabolica?

Forse, lo era.

Ma ora žvelgdamas į praeitį, con lo sguardo rivolto al passato, non ne sono più tanto sicuro.

Sì era un'ossessione diabolica, non vi è dubbio, ma era voluta.

Era voluta perché non dovessi scegliere ma andare verso direzioni, che solo ora posso comprendere.

Chi sceglie si oppone al flusso del fiume e procede contro corrente, si oppone al volere della "fortuna".

Ma vi sono alcuni, e io ero uno di quelli, che non scelgono ma procedono fino in fondo, fino al fondo melmoso del cammino per poi trovare un altro processo che li apra ad un' altra vita. Di Risurrezione.

Ero una di quelle  individualità che si sentono molto vicine alla verità e sentono I’eterno valore della vita, non nella sua benedizione, ma nel suo tormento e preferiscono tuttavia rimanere se stessi, anche nel tormento infinito. Perché quella è la loro ignota benedizione.

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