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La via della foresta - X Takas

 




Proseguiamo la nostra analisi della via della foresta. Una forma di dissenso spirituale interiore che prepara a quello esteriore.


Illud est culpabile, quod hi, qui dissimiliter vivunt et a malorum factis abhorrent, parcunt tamen peccatis alienis, quae dedocere aut obiurgare deberent, dum eorum offensiones cavent, ne sibi noceant in his rebus, quibus licite boni atque innocenter utuntur, sed cupidius, quam oportebat eos, qui in hoc mundo peregrinantur et spem supernae patriae prae se gerunt. (Sant’Agostino)

“È da considerarsi colpa il fatto che coloro i quali vivono onestamente e detestano le azioni dei malvagi, sono tuttavia indulgenti con i peccati degli altri che dovrebbero redarguire o rimproverare. Lo fanno per evitare le loro reazioni perché non nuocciano loro nelle cose che i buoni usano lecitamente e onestamente ma con desiderio più intenso di quanto sarebbe opportuno per chi è esule in questo mondo e professa la speranza di una patria superiore”

Queste parole di Sant’Agostino mettono a nudo quale coscienza debba avere il Waldgänger, una coscienza di confine di chi è esule dal mondo che lo ha rigettato ma è centrato nel mondo che scopre lungo il takas. E’ oltre quelli che vivono dissimiliter, e anche oltre la massa che che offende (offensiones) coloro che dissentono dalla massa e che tuttavia ancora credono più del lecito (cupidius) nei mezzi comuni che lo stato mette a disposizione per dissentire formalmente (ne sibi noceant in his rebus, quibus licite boni atque innocenter utuntur) e questo purtroppo li trattiene dall’indirizzarsi verso quella strada, takas, dove tutto quello che accade è racchiuso nella parola di Dio e nel suo disegno divino, e che metro dopo metro, curva dopo curva gli si dischiude, sotto il peso di una croce che metro dopo metro, curva dopo curva gli diviene più leggera.

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