Rūta e Diego avevano deciso di andare alla fiera internazionale del libro di Vilnius che si teneva dal 22 al 25 febbraio.
Rūta ne aveva spesso parlato a Diego e sulla stampa lituana fin dalla fine di gennaio si dava grande risalto all’avvenimento.
Diego ne era incuriosito.
Quell’anno che si festeggiava il centenario della libertà della Lituania erano stati invitati i paesi che festeggiavano simili centenari. Sarebbero perciò venuti scrittori dalla Polonia, Estonia, Lettonia e Repubblica Ceca.
Secondo quanto annunciava la stampa, ci sarebbero stati anche scrittori dal Regno Unito, Spagna, Germania, Israele e da alcuni paesi del Medio-Oriente come Iran e Oman.
L’editoria italiana era completamente assente e Diego onestamente non sapeva se rallegrarsene o dolersene. Decise per rallegrarsene, vista la distanza che ormai lo separava dal suo paese, che gli pareva incolmabile.
- Una volta eravamo italiani, ora non so più che paese, che etnia siamo…credo che ogni paese abbia il diritto di riconoscere la sua identità. Ma in Italia onestamente ho difficoltà a riconoscerla questa identità - ripeteva ogni volta che gli chiedevano perché avesse lasciato l’Italia
Fu grazie alla stampa lituana che Diego conobbe la scrittrice norvegese, Lena Andersson. Sui giornali continuamente si parlava della sua opera e del suo arrivo a Vilnius.
Diego constatò che solo un libro della Andersson era stato tradotto in Italiano, con il titolo di “Sottomissione volontaria”. Online comprò un ebook in inglese dello stesso libro il cui titolo era “Wilful Disregard: A novel About Love”.
In Lituano trovò sia una versione di “Wilful Disregard” con il titolo di “Estera: romanas apie meilę” e una traduzione di un altro Romanzo della Andersson che in Italiano non esisteva “Be Įsipareigomjimᶙ” che pure era stato tradotto in inglese con il titolo di “Acts of infidelity”, tuttavia di difficile reperibilità.
L’interesse per questa scrittrice che veniva definita come colei “che scrive dell’amore in modo razionale” lo spinse a leggerla.
Il suo desiderio di migliorare il lituano lo obbligò a leggere la versione lituana aiutandosi con quella inglese.
La lettura divenne molto illuminante, per due motivi.
Da una parte scopriva una tecnica di costruire la storia semplice ma efficace che procedeva per contrasti: verità – negazione della verità. Esther la donna protagonista che si innamora dell’artista Hugo Rask, nega a se stessa l’evidenza del non interesse di Hugo verso di lei, semplicemente negando l’evidenza delle parole e dei gesti di Hugo a favore del suo volersi convincere del contrario. Su questi contrasti l’autrice costruiva il romanzo.
Dall’altra poteva verificare che a causa delle traduzioni il medesimo libro in realtà diveniva due diversi libri. Bombastico e verboso, omissivo di certe parti lasciate non tradotte, in inglese, asciutto, essenziale, scheletrico, preciso in lituano.
Ma quale diavolo sarà stato il testo originale? si chiese Diego quando lesse in inglese By then the ice is already thin and slippery[1] tradotto in lituano con Tada padėtis jau labai rimta[2].
Così il dubbio si ripresentò in un altro passo: I can tell from the way you look [3] in inglese – Matau tai tavyje [4], in lituano…
Al carattere e alla visione di scrittura di Diego finì per piacere la versione lituana.
In quei giorni a Vilnius erano calate delle temperature glaciali.
Di notte si arrivava a – 30 e anche più; durante il giorno la temperatura si manteneva sui – 20 e talora – 22.
Diego per quanto non patisse in modo eccessivo il freddo tuttavia arrivava alla sera frastornato con la testa che non funzionava. Vuota, nebbiosa, che girava senza fine.
Qualche volta camminando (Diego camminava molto per Vilnius) gli prendevano improvvise crisi di zuccheri e doveva correre a comprare dei dolci.
La dieta di Diego era povera di dolci, ma si rendeva conto che con temperature così basse non solo i grassi ma anche gli zuccheri dovevano divenire parte della sua alimentazione quotidiana.
Le strade erano coperte di neve ghiacciata, scivolare era facilissimo e quando camminava Diego lo faceva sempre lentamente e con gli occhi ispezionava anticipatamente dove avrebbe messo i piedi.
Tuttavia splendeva il sole quando non nevicava e c’erano momenti in cui passava per strade o piazze illuminate dal sole che si rinfrancava perché un po’ scaldava la sua faccia, le orecchie soprattutto perché maggiormente esposte al gelo, la schiena, la fronte che attimi prima era dolorante per il freddo gelido...
Ma talora imboccava strade non toccate dai raggi del sole, completamente in ombra, dove soffiava vento freddo e allora sentiva la fronte di marmo nuovamente gelata e le orecchie come segate da lame o perforate da spilli di ghiaccio.
Doveva fermarsi e indossare il passamontagna, che solitamente odiava.
Vilnius appariva lunare eppure bella.
Il giorno che Rūta e Diego decisero di andare alla fiera era un giorno freddissimo. Era circa – 28.
Raggiunsero il Litexpo, la localita’ dove si teneva la fiera, in taxi, perche’ troppo complicato arrivarvi per filobus, e fuori mano. E un giorno così polare invitava poco a stare in attesa a una fermata del filobus.
Quando entrarono la testa di Diego al solito era vuota e girava a causa del freddo, ma dentro l’area espositiva vi era caldo e a poco a poco si riprese. Rūta invece continuava ad aver freddo, nonostante la massa di gente che aumentava considerevolmente la temperatura dell’ambiente.
Cominciarono a girare fra gli stand.
Rūta volle iniziare da quello di Alma Littera, la più grande casa editrice lituana generalista. Voleva dare un’occhiata alle ultime uscite.
In realtà non trovarono molto di interessante. Da lì si spostarono a quello di Obuolys ma anche questo editore non suscitò il loro interesse.
Passarono allo stand della Lietuvos rašytojų sąjungos leidykla, dove eccitata Rūta scoprì un libro di cui Diego le aveva spesso parlato.
- Diego, guarda! Era tanto che volevo leggerlo – esibendogli una copia di un libro davanti agli occhi
Era "Kaip Proustas gali pakeisti jūsų gyvenimą" la versione lituana di "How Proust can change your life" un successo di Alain de Botton.
Diego l’aveva letto un anno prima e gli era piaciuto. Qualche volta ne aveva parlato a Rūta.
Evidentemente le era rimasto impresso quel libro.
Lo comprò.
Più interessanti per Diego furono invece gli stand di Tyto Alba e in particolare Kitos Knygos che traduceva autori di valore come Bolaño, Bukowski, Houellebecq, Lovecraft, Fante, Huxley…e molti altri autori stranieri che a Diego erano sconosciuti.
Fu così che Diego decise di mandare a loro la sua biografia sull’amore ormai ultimata.
- Mi devi fare una presentazione in lituano Rūta della mia biografia sull’amore, vorrei inviarla a loro. Mi sembrano adatti. Hanno un taglio molto internazionale
- Mi sembra una buona idea. Domani te la farò
Diego guardò Rūta. Gli pareva strana.
- Tutto bene Rūta
- Sì, sì…tutto bene. Perché?
- Mi sembri strana
- No, non ho niente. Forse saranno le mestruazioni, il freddo…
Diego la osservò ancora meglio.
- Rūta se vuoi che ci creda allora ti dico che ci credo. Ma in realtà non ci credo
- Non ho niente, davvero non ho niente. E’ solo una tua impressione
- D’accordo – concluse Diego – Prendiamo un caffè a quello stand. Dall’aspetto mi sembra che dovrebbero fare un ottimo caffè
- Sì, è Caffeine, un marchio popolare a Vilnius, dovrebbe essere buono…
Il caffè fu buono, infatti. Schiarì il cervello di Diego dal chiarore senza essenza della nebbia che vi regnava per il freddo. Gli ridiede impulso a pensare.
Guardò di nuovo Rūta. Lei sfuggì il suo sguardo. Diego ne era sicuro, qualcosa in lei occupava i pensieri, disturbava la sua sensibilità. Rūta era un tale meccanismo delicato e complesso, che se una sola nanoparticella delle particelle che componevano il suo equilibrio si alterava minimamente tutto il sistema non funzionava più in modo costante e adeguato rispetto al suo standard di felicità.
Rūta ora non era felice. Lo vedeva, lo sentiva, lo intuiva.
Ma Rūta non voleva dire riguardo a ciò che la tormentava.
Conoscendola, Diego immaginava che doveva trattarsi di una cosa talmente sottile da quasi non esistere che però per lei nel suo chiudersi interiormente si era dilatata a tragedia di dimensioni planetarie.
- Tu mi conosci bene Diego – cominciò finalmente a rompere il ghiaccio Rūta
- Credo di sì
- Hai capito subito
Inequivocabilmente il caffè aveva dileguato le nebbie dalla mente di Rūta. Un raggio o più raggi di luce doveva avervi gettato, perché era venuta al tema dei loro comuni pensieri nel medesimo istante che Diego.
- Che cos’è che ti rende infelice oggi?
- Che ti fa pensare che io sia infelice?
- Lo sguardo
- Perché, che ha il mio sguardo?
- Non ha luce. Quando sei felice hai luce
- Come mi conosci bene Diego
- Credo di sì. E allora?
- E allora? – e sorrise finalmente e gli occhi finalmente ebbero un po’ di luce
- Allora lo dico io…tu mi devi dire che ti succede – replicò Diego in tono scherzoso ma non troppo
- Ho visto, che hai scritto a tuo fratello stamattina…
- Hai guardato il mio telefono?
- Sì
- E perché?
- Stai sempre a chattare
- Io chatto?
- Sì
- E con chi?
- Non lo so, dimmi tu
- Io chatto solo con mio fratello. Con nessun altro. Per l’Italia io sono morto. Potrei anche buttare via il numero italiano
- Non lo so
- Ma come non lo sai?...
- Non lo so con chi chatti…
- Oh Rūta…la tua è quasi una malattia qualche volta…
- Forse…
- Ma insomma non capisco, che ho scritto a mio fratello che ti disturba così tanto?
- Che ti farebbe piacere ritornare a vedere Parma e rivedere lui
- E?
- Vuoi lasciarmi? Vuoi ritornare in Italia?
- Ma Rūta, anche se l’Italia è un paese che ho lasciato perché non lo capisco più e nel quale non vorrei ritornare è normale che dopo cinquanta anni che vivi in un paese un bel ricordo comunque ti rimanga. Ma davvero stavi male per questo?
- Sì
- Oh Rūta! Sei pazzesca qualche volta…
- Sono così Diego. Forse hai ragione a dire che sono pazzesca, ma sono così. Provo a convincermi ma non posso. Sono biologicamente così anche se provo a costruirmi aspetti tematici che possano soffocare quello che io sono in realtà
- Aspetti tematici che possano soffocare quello che io sono in realtà… - ripeté a voce bassa Diego inabile a rispondere alcunché di migliore da opporre a qualcosa che non era per lui opponibile
[2] Allora la situazione è già molto seria
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