Se la nascita di Buddha
fu preannunciata dal sogno di un elefantino bianco che indolore penetrò nel
corpo di sua madre, la regina Mahamaya, così una notte la madre della tigre di
Goxian (il nostro Paolo) sognò di scendere da un'alta montagna.
A un certo punto si
volse indietro e vide che un'enorme tigre bianca la seguiva dappresso.
Ma come la madre del
Buddha, non ebbe né pena né paura. Si trovò in mano un bastone e con quello
cominciò a colpirla sulla testa.
Ma la tigre, come avesse
le zampe legate, non reagì; e come quando un gattone riceve delle pacche sulla
testa, si limitava ad abbassare la testa e a chiudere gli occhi.
La tigre, nel sogno,
seguì la donna fin sulla soglia di casa. Nonostante la donna continuasse a
colpirla perché non entrasse, la tigre voleva entrare.
In quel momento comparve
la zia che gridò: "Perché non vuoi farla entrare?"
A quell’interrogazione
nacque la tigre bianca di Goxian, che mai si ribellò alla madre sua, che sempre
seguì docile il suo volere come avesse le mani legate per non graffiare.
Privilegio dei
predestinati è fin da piccoli manifestare segni prodigiosi che ci
invitano a gioire, perché un grande destino li accompagnerà.
Si narra che Kala Devala
fosse il primo a vedere il giovane Buddha. E quando vide il piccolo Siddharta
prima rise e poi pianse.
"Perché piangete?
Mio figlio sarà forse colpito da gravi sventure?" gli chiese allarmato il
re Suddhodana, padre del bimbo.
"No" rispose
Kala Devala "Ho sorriso perché ho avuto il privilegio di vedere un essere
che, come percepisco da segni particolari del suo corpo, è destinato a divenire
un Illuminato, un Buddha. Ma se guardo al mio futuro. scopro amaramente che non
vivrò abbastanza per sentire i suoi insegnamenti. Ecco perché ho pianto.
Gioisci o re poiché tuo figlio diventerà il re più grande del mondo!"
Anche Paolo quando aveva
un anno manifestò i segni di un grande avvenire. Ebbe uno sfogo di febbre
ombelicale sulla testa. Lui dice forse a causa delle bastonate che sua madre
aveva dato alla tigre.
E per il gran prurito
continuamente si grattava la testa.
A impedimento di ciò sua
madre gli legò le mani con una corda. Lui era solo in camera. Cominciò a
cantare una specie di ninna nanna e nel mentre le croste magicamente
scomparivano. Ritornò la zia, e lo trovò avvolto in quell’incantesimo. Lo
prese fra le braccia e lo sollevò alto in cielo mentre versava copiose lacrime
e un sorriso di gioia le illuminò indubbiamente il volto.
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