di ALESSANDRO RICCI
“Esiste il libero arbitrio?”, si chiede il protagonista di Rugìle, descrivendo una storia d’amore intensa, drammatica (lo saranno tutte le sue), che sembra essersi sviluppata secondo vie deterministiche, a cui non si potevano sottrarre lui e la sua amata.
Questo interrogativo si dipana lungo tutta l’opera di Fabrizio Ulivieri grazie a sunti posti a fine di ogni capitolo, espediente curioso e interessante per riflessioni mai scontate e che gettano luce sugli avvenimenti vissuti dai personaggi del romanzo. I loro comportamenti, il loro incontrarsi, il loro amarsi, il loro perdersi e il loro ritrovarsi, sono frutto di forze superiori, governate dall’istinto, o sono la conseguenza di libere e consapevoli scelte?
“Io sono romantico. E’ vero che amo il sesso ma in fondo sono romantico. Cerco l’amore. Faccio sesso ma senza amore alla fine mi sento vuoto”. Leggendo questo silenzioso grido d’amore, il lettore si dà una risposta: le nostre scelte sono libere, condizionate solo da una continua e disperata ricerca d’amore. Si può essere trascinati in storie di sesso e goderne, ma quello che alla fine tutti desideriamo è accettare l’altro e essere accettati. Amare e essere amati. Il nostro incontra ragazze e donne con una vita sessuale intensa e libera, ma sia lui che le sue amanti cercano l’uno nelle altre il riparo sicuro dalle prove cui la vita li sottopone. Cercano l’amore vero. Così anche per Rugìle, ultima e più significativa relazione descritta, nella quale il protagonista sembra trovare il senso della sua vita, se pur in modo drammatico.
La scrittura di Ulivieri è semplice, veloce, e profonda. Quando cita personaggi illustri a conferma dei suoi pensieri ispira curiosità, mai pedanteria. Le sue riflessioni sul determinismo e sulla libertà coinvolgono e fanno riflettere sulla propria vita e le sue traiettorie. E quando usa un linguaggio forte per descrivere le esperienze sessuali del protagonista, si ha sempre la sensazione che quella forza nasconda in realtà la forza dell’amore che lui è pronto a dare e che desidera ricevere.
Questo interrogativo si dipana lungo tutta l’opera di Fabrizio Ulivieri grazie a sunti posti a fine di ogni capitolo, espediente curioso e interessante per riflessioni mai scontate e che gettano luce sugli avvenimenti vissuti dai personaggi del romanzo. I loro comportamenti, il loro incontrarsi, il loro amarsi, il loro perdersi e il loro ritrovarsi, sono frutto di forze superiori, governate dall’istinto, o sono la conseguenza di libere e consapevoli scelte?
“Io sono romantico. E’ vero che amo il sesso ma in fondo sono romantico. Cerco l’amore. Faccio sesso ma senza amore alla fine mi sento vuoto”. Leggendo questo silenzioso grido d’amore, il lettore si dà una risposta: le nostre scelte sono libere, condizionate solo da una continua e disperata ricerca d’amore. Si può essere trascinati in storie di sesso e goderne, ma quello che alla fine tutti desideriamo è accettare l’altro e essere accettati. Amare e essere amati. Il nostro incontra ragazze e donne con una vita sessuale intensa e libera, ma sia lui che le sue amanti cercano l’uno nelle altre il riparo sicuro dalle prove cui la vita li sottopone. Cercano l’amore vero. Così anche per Rugìle, ultima e più significativa relazione descritta, nella quale il protagonista sembra trovare il senso della sua vita, se pur in modo drammatico.
La scrittura di Ulivieri è semplice, veloce, e profonda. Quando cita personaggi illustri a conferma dei suoi pensieri ispira curiosità, mai pedanteria. Le sue riflessioni sul determinismo e sulla libertà coinvolgono e fanno riflettere sulla propria vita e le sue traiettorie. E quando usa un linguaggio forte per descrivere le esperienze sessuali del protagonista, si ha sempre la sensazione che quella forza nasconda in realtà la forza dell’amore che lui è pronto a dare e che desidera ricevere.
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