Claudina, mia Claudina, sei del cuore la mia spina. Che ora sei lontana e il pensiero di te, sempre mi suole. E dentro mi sei male e mi danna la vita di silenzio - qua avvolta nel grigio della neve e del gelo e mai di sole - spinge me, sepolta, nell'ombra più oscura, sotto il cielo dove tutt' è dovere, e il piacere non è. Ecco le cene mi ricordo al Porcellino, nomen omen, vere e parevan tenere un discordo in sé ma ora vedo come bella eri, come il bello dentro te spensierata e scanzonata nella tua certezza - bianca come nube nel cielo che azzurro, sola, tiene e come quella nube la conferma sei che il cielo esiste. Che il bene vive sotto quel cielo, e tu ferma a cui tutto ruota a te il resto attorno e non so perché il cuore nel profondo legame che mi porto lì, come una spina forte duole.
Sedeva in filobus e segreta teneva una scatola sulle ginocchia, accorta. Una torta? Il nome del produttore conoscevo. Una brutta persona. Che è la bontà? Nessuno lo sa. Era quello un regalo? Usava un prodotto di una mala persona per un atto di bontà? Ma supplet candor ho pensato. In ogni caso, anche dal male può nascere il bene quando lo ritiene. È questa la bontà? Un atto individuale? Un istinto del cuore? Un tremore? Non lo so. Ma ognuno nella vita - almeno una volta - lo fa.