Sunday 30 May 2021

Nessuno ti conosce così bene come me - Parte Settima









La notizia lo sorprese.
Erano stati trovati morti nella loro casa senza alcun motivo. Nessun scasso, nessun furto, non mancava nulla. Tutto era sistemato in modo ordinato, tutto era dove doveva stare.
Attacco di cuore?
La polizia e i medici legali stavano indagando. Così aveva detto la radio.
Naturalmente, quando sentì la notizia, era seduto nel suo ufficio a lavorare e la notizia gli diede una potente felicità interiore. Certo, era qualcosa che sperava. Qualcosa che aveva aspettato così a lungo.
Qualcosa è iniziato. Pensò di nuovo con un sorriso di soddisfazione. Ma era comunque sorpreso. Le sue parole erano state ascoltate? Lo credeva, ma faceva ancora fatica a crederci.
Gente così non erano umanità, erano feccia. Non meritavano di vivere.
Guardava il giardino fuori dalla finestra dell'ufficio. Oggi era il suo compleanno. Gli era stato fatto un grande regalo da parte di un grande donatore.
Gli piaceva guardare la strada dall'alto, dietro i vetri appannati della finestra, dal terzo piano del suo ufficio.
Era come fluttuare sopra i passanti, che continuavano a passeggiare come se fossero indifferenti a tutto e meccanici nel loro andare.
Lui era invisibile, guardava senza essere osservato. Era come ... come essere morto. E gli piaceva essere un uomo morto. C'era una libertà in esso. C'era un sottile indizio in esso che parlava di un altro mondo.

Ultimamente si era fatto come monaco nel suo modo di vivere per ottenere la santità, per ottenere più potere.
Proprio quando sei santo hai il potere di chiedere e ottenere. Questo è ciò che aveva imparato presto, sin dall'inizio.
Ora portava quell'arma alla sua sinistra, pronta per essere sfoderata come una spada. Quell'arma che fu data per la prima volta a San Domenico quando gli apparve la Signora.
Capì di avere tra le mani la più potente di tutte le armi del pianeta terra. Poteva combattere rimanendo al suo fianco nella sua battaglia, in comunione con il più grande centro di energia immaginabile.
Mr Thur era stato trovato seduto davanti al suo computer. Nessun segno sul suo corpo.
La signora Thur era morta sul water
Nessuna prova di omicidio. Erano solo in pigiama: costosi pigiami di seta.
L'unica cosa anomala che era stata rilevata era un persistente aroma di rosa, che rimaneva anche dopo aver aperto tutte le finestre. E non c'erano rose in casa. Niente rose nell'enorme parco che circonda la casa.
La morte della coppia aveva sollevato discussioni sulle cause. All'inizio la polizia sospettava che si fosse suicidata ma alla fine non era riuscita a trovare un motivo valido per la loro morte.
I media erano stati inondati dalle notizie sulla loro morte. Era diventato il soggetto globale.
Il signor Thur e la sua signora erano filantropi a tempo pieno. A loro piaceva essere chiamati filantropi. Avevano investito miliardi in filantropia. Tutto quello che avevano fatto lo avevano fatto per il bene dell'umanità.
Attraverso la loro fondazione, avevano profuso investimenti miliardari per aiutare le persone in tutto il mondo. Entrambi avevano agito come un messia. Il loro scopo principale era stato salvare il mondo dalla catastrofe del riscaldamento globale e soprattutto preservare l'umanità da malattie infettive e pandemie. Il mondo, l'intero pianeta li aveva definiti eroi e salvatori del genere umano.

Non avrebbe mai immaginato che questo accadesse. Ma era successo. Era davvero successo.

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Saturday 29 May 2021

Nessuno ti conosce così bene come me - Parte Sesta

 


Velnio dovana[1]


Non sono tempi per i santi, adesso. Non ci sono terre per i santi, oggi.
Ma una volta era il tempo dei santi e c'erano terre per i santi. E molti miracoli potevano accadere.
Poteva anche accadere che tu, sospettato di aver commesso un omicidio, fossi affrontato da un monaco che poteva cadere in ginocchio toccando terra con la fronte davanti a te e chiederti scusa.
Una scena sconveniente. Irritante? Una messinscena?
E se quell'omicidio non fosse stato commesso in realtà ma avrebbe potuto essere commesso da parte tua?
Avresti potuto commetterlo tu stesso senza saperlo, e non potevi nemmeno immaginarlo, ma quel monaco lo sapeva perché poteva prevederlo. Poteva vedere ciò che tu non potevi ancora vedere.
Non c'è spiegazione, tranne che quel monaco era un santo. Viveva sotto la mano di Dio. Viveva in una situazione di preghiera continua che sola può svelare una dimensione per molti inafferrabile.
E quel monaco poteva allora umiliarsi al punto da dirti "Perdonami!"
È perché non sarebbe riuscito a salvarti dallo spirito maligno che ti avrebbe autorizzato quando sarebbe venuto il momento e avresti avuto bisogno di cancellare la tua coscienza per uccidere?
Era un santo e non poteva salvarti? Sembra quasi una contraddizione.
Non lo è. Perché il male esiste perché Dio lo lascia esistere. E quel monaco era perciò aggirato dalla volontà di Dio.
Per quello ha detto "Perdonami!"
Ma perché l’ha detto? Alla fin fine è un servitore di Dio. Deve obbedire a Dio.
Perché è umano. Questo è il motivo. Ha la stessa radice dell'altro ... Appartengono alla stessa carne e sangue. Ha provato compassione per te perché entrambi appartenete alla stessa razza, anche se la sua vita è dedicata a un altro mondo, che non è il tuo
Sa che Dio non salverà l'intero genere umano.
Ecco perché si è inchinato e ti ha detto "Perdonami!"

Ora però non sono più i tempi dei Santi. Ora non ci sono più terre per i Santi.
Il tempo e lo spazio li ha tutti occupati Satana. E solo pochi cuori resistono alla invasione globale. È non sono quelli dei Santi ma quelli degli Ultimi, che cercano nel cuore la forza per resistere. Ma Satana non dà loro requie. Perché in quei cuori ancora è Dio, è vivo e vi opera e dà la certezza della speranza.

Fu per il compleanno di lei, che si mostrò l’opera instancabile e quotidiana di quello spirito maligno.
Il loro legame era ormai divenuto non solo sentimentale e fisico, ma anche spirituale, soprattutto dopo le visite al brolis[2] della chiesa francescana dove lui aveva avuto la visione.
Insieme dormivano, mangiavano, pregavano. Il mondo fuori li minacciava e loro si univano sempre più profondamente.

Lui si arrabbiò.
Non capisco che regalo di m…a è questo? Le disse.
Avevo paura a dirtelo. Rispose lei.
Non capisco…è gelosa di noi due? O è ispirata a dividerci?
Non posso dirle di no. E’ mia cugina. Mi ha regalato questo viaggio al mare, a Palanga, ma a condizione che siamo solo noi due. Io e lei.
Lui tacque, Era ferito. Era solo in quel paese senza di lei. Con chi avrebbe parlato tutto il giorno? Forse solo al bar casotto per dire Sveiki. Vieną espresso. Viengubą. Ačiū…Viso gero. Quelle probabilmente sarebbero state le uniche parole di tutto il giorno.
Avrebbe lavorato tutto il giorno solo in quell’ufficio freddo, perché era freddo e umido, anche se era maggio e sembrava novembre e il riscaldamento era spento perché è normale che a maggio il riscaldamento sia spento ma non è normale che maggio sia simile a novembre.
E poi dovevano lasciare quell’ufficio, non avevano più i soldi per pagarlo. Non gli apparteneva più. Era come lavorare sotto la spada di Damocle. Eppure aveva amato quel luogo. Ogni volta che chiudeva la porta gli diceva “Grazie”.
Lì c’erano due anni della loro vita. Due anni di gioie, amori, sofferenze, di piacere e dolore, di speranze e delusioni. Due anni delle loro vite erano lì. Bastava aprire la porta o chiuderla. Erano lì racchiusi. E lì sarebbero rimasti in eterno, finché l’energia del mondo fosse esistita.

La sera prima di andare a letto, lui vide da una parte in camera una piccola valigia.
Quella? Chiese.
E’ per domani. Rispose lei.
Per domani?
Sì, dormiamo a Palanga.
Non tornerai a dormire?
No, Non l’avevi capito?
No, non l’avevo capito. Tu mi dici le cose sempre a piccoli pezzi. Un po’per volta. Mai tutte insieme.
Più che arrabbiato era deluso. Aveva un baratro sotto i piedi che si apriva.
Mi dispiace, pensavo che l’avessi capito.
No. E lei, tua cugina, non la voglio più incontrare né ci voglio mai più parlare. Veramente non capisco il senso di questo regalo, se non quello di volerci separare e mettere zizzania fra noi. Farci litigare. Se voleva farti un vero regalo perché non ti ha dato dei soldi? Lo sa in che condizione sei. No? Un viaggio a Palanga per voi due, come due innamorati…ma che senso ha questo regalo?
Comunque accettò anche quello perché la amava.

Lei la mattina varcò presto la soglia, il taxi l’aspettava giù e gli profferì il suo amore con un bacio.
Anche lui l’amava, al di sopra di tutto, era sempre nei suoi pensieri e nelle sue preghiere.
Uscì e a lui non rimase che la solitudine delle ore.
Il giorno non fu facile. Il dubbio, la rabbia, il freddo, la solitudine pesavano e il tarlo dentro rodeva.
Superò tuttavia il giorno, anche con l’aiuto di lei, che via Viber cercava di trasmettere la sua lealtà verso di lui.
La mattina seguente lei gli inviò una foto della spiaggia con il mare mosso.
Rimarrai ancora là? Le chiese via Viber.
Abbiamo il treno alle 18. Rispose lei.
Lui non ci vide più dalla rabbia. Sperava di vederla nel primo pomeriggio e invece non l’avrebbe vista certamente prima di mezzanotte.
Prima gli aveva fatto capire che era solo un giorno. Poi scopre che è un giorno e una notte. Ora praticamente quasi due giorni.
Capì che era stato un dilazionare la verità, con l’inganno di una comunicazione falsata ed usata ad arte.
Capì che quella cugina era gelosa della loro relazione.
Se lei era infelice con il marito, voleva anche loro due infelici? Che altra spiegazione poteva esserci?
Tua cugina con me ha chiuso. Le scrisse. La odio. Lei può permettersi anche di non lavorare due giorni. Tanto lei la pagano ugualmente. E quando andrò in vacanza io da solo e tu a casa, sola, vedrai com’ è bello! In una cosa è riuscita tua cugina: a farci litigare. Complimenti.
Il suo, è sì un regalo, ma il regalo del diavolo.


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[1] Il regalo del diavolo

[2] Frate


Friday 28 May 2021

Le ragioni di questo nuovo libro in via di elaborazione: "Nessuno ti conosce così bene come me"

 







Le ragioni di questo nuovo libro, Nessuno ti conosce così bene come me, continuano quelle messe in luce ne Il cuore immacolato della Madonna. Temi religiosi ed esistenziali che hanno bisogno di venire alla luce, in un momento in cui l'uomo, quello che cerca e vuole la verità, che professa la verità, è costretto a vivere dostoevskianamente nel sottosuolo, o cristianamente nelle catacombe. O seguendo Ernst Jünger, a percorrere la via del bosco. Perché pubblicamente impera il collaborazionismo e la censura spietata sia del mondo laico che religioso. Come molti lo definiscono: il pensiero unico.
Si indagano così le ragioni che resistono in quei cuori, sia spiritualmente che materialmente e che nel frattempo potrebbero anche attrezzarsi in una resistenza non più e non solo spirituale e convertirsi in modo analogo al seguire le orme di chi accanto al rosario usava la spada, come abbiamo imparato nei grandi esempi di Vienna e di Lepanto.
Ormai la lotta per la verità non può vedersi solo sul piano della materia ma coinvolge anche il lato dello spirito e della fede nell'imminenza dell'apocalisse che è stata annunciata più di duemila anni fa.
Il diavolo è stata la grande rimozione dalla grande coscienza collettiva dell'uomo. La profonda decristianizzazione del mondo occidentale è stata compiuta dalla Massoneria, che togliendo di mezzo il Cristo lo ha sostituito con l'Anticristo, preparando una società dove regnano solo i valori satanisti.
Ma l'Apocalisse è cominciata, ci siamo già dentro, e i cuori di cui parlavo sanno che devono prepararsi. E si preparano, hanno capito che, davvero, niente sarà più come prima.


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Wednesday 26 May 2021

Why a Saint might say you "Forgive me!"

 




Are not times for Saints, now. Are not lands for Saints, today.
But once, it was time and there were lands for Saints. And many miracles could happen.
It could even happen that you, under suspicion to commit a murder, were confronted by a monk who might have sunk on his knee touching the ground with his forehead before you and begged your pardon.
An unseemly scene. Isn't it? A mummery?
What if that murder had not been committed but it might have been committed by you?
You yourself might have committed it but you didn't know, you couldn't even imagine, but that monk knew because he could foresee it. He could see what you couldn't see.
There is no explanation in it, except that that monk was a Saint. He lived under God's hand. He lived in a dimension of continuous praying which can disclose a dimension that is ungraspable for many.
And that monk could humiliate himself to the point to say you "Forgive me!"
Is that because he couldn't save you from the malign spirit that would empower you when the moment comes and you need to cancel your conscience and kill?
Was he a Saint and he couldn't save you? It almost seems a contradiction.
It isn't. Because evil exists because God let it exist. And that monk was bypassed by God's will.
And he said "Forgive me!"
But why he said this? He is a God's servant in the end. He has to obey God. 
Because he is human. This is the reason. He has the same root as the other has...They belong to the same flesh and blood. He felt compassion for you because you both belong to the same race, even though his life is devoted to another world, which is not yours.
He knew that God is not going to save the entire human gender.
That is why he bowed and said "Forgive me!"

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Tuesday 25 May 2021

Nessuno ti conosce così bene come me - Parte Quinta







Ad te clamamus exsules filii Evæ
Ad te suspiramus
gementes et flentes in hac lacrimarum valle


Se rimani in lutto e pianto in questa valle di lacrime non puoi vedere chiaramente, non riesci a distinguere l'altra realtà attraverso le tenebre di questa realtà.
Ma se ho fede nella luce - si chiese - da dove viene? Nasce dalla sofferenza, dall'impossibilità di distinguere attraverso questa cortina di inganni?
Così quando seppe che il Cancelliere si era scusato davanti alla sua gente e aveva dichiarato che aveva cambiato idea, il suo cuore sussultò. Non era mai accaduta una situazione del genere.
Ma sapeva perché.
Era apparsa stregata durante la conferenza stampa. Tesa.
La tensione, il conflitto, sono il segno della mano di Dio. Ce lo insegna Dostoevskij, lo ha mostrato così chiaramente nelle sue opere, inconfondibilmente il segno di Dio è l'eterno conflitto nell'uomo. È un eterno mendicare con se stesso, il sentiero che conduce a Dio.
E il volto del cancelliere aveva indubbiamente l'aria di chi per tanto tempo aveva mendicato con se stessa.
Lo pensava mentre beveva un caffè in piedi sotto il tendalino metallico di un bar casotto, posto in fondo alla piazza vicino al semaforo, per ripararsi dalla pioggia che improvvisamente era iniziata.
E poteva solo peggiorare

Guardava le persone che passavano e si ricordava che quello era il suo modo preferito, e d’antan, di rimanere in questo mondo. Si sentì di nuovo libero e tornò per un attimo alla realtà precedente, che ora si era dissolta.
Le persone possono pensare quello che vogliono. Le persone possono anche pensare che quello che faccio non sia vero, e che sia vero solo quello che loro fanno e vedono. Ma loro con il loro modo di vivere accettano e adorano Satana, si consacrano a Satana giorno dopo giorno, accettando i suoi inganni per pigrizia, nequizia, ignavia, e praticano la dottrina di Satana e con il loro comportamento e le loro azioni, portano e fortificano il regno di Satana in questo mondo.
Si sentiva come in un parossismo di auto-castigazione mentre guardava con risolutezza di sfida quella pioggia feroce che non era più la pioggia che conosceva.
Quel crocifisso, quel Cristo inchiodato in esso, era stata una rivelazione.
L’uomo è un grande pericolo per se stesso. Pensò.
Può seguire la luce o le tenebre e tutto cambia. Molti infatti seguono le tenebre, e quei molti cercano di coprire il mondo di luce dei pochi che vivono nella verità di quella luce.
E i pochi dovranno combattere le tenebre perché la luce si affermi.
La visione di lei, che cercava sollievo in un prete e di quella croce gli era entrata dentro.
Da allora aveva cominciato a pensare alla migliore arma che potesse usare per combattere le tenebre. E si era ricordato della visione del vescovo nigeriano Oliver Dashe Doeme, a cui era apparso il Cristo quello stesso che lui aveva visto inchiodato a quella croce, mentre pregava. Quello stesso Cristo gli aveva porto una spada nelle sue mani che si subito si era mutata in un rosario. E gli aveva ripetuto Boko Haram is gone! Boko Haram is gone! Boko Haram is gone!

Poi, il 3 luglio 2017, 700 membri di Boko Haram deposero le loro armi e si consegnarono alle autorità nigeriane.

A giugno, il tempo pareva quello di novembre. Pioveva a dirotto ed era freddo. Sarebbe stato così tutta l’estate già si diceva.
E sembrava che fosse così in tutta Europa.
Ora, pensò, non vi è che un'unica strada. Quella dove ognuno non può che resistere in prima persona. Agire in prima persona e trasmettere a chi gli è vicino l’esempio della sua resistenza, come chi da lontano veda uno scoglio resistere alla forza del mare e ne impari la fermezza, l’ardire e l’eroicità.

Cominciò a camminare verso l’ufficio che non era molto distante. Ora spioveva.
Mentre camminava si trovò in un punto della strada dove vi era un lituano con un microfono attaccato ad una cassa che urlava. Ve ne sono spesso di personaggi simili così per la città. Di solito sono predicatori religiosi.
Sì fermò ad ascoltare, aguzzò le orecchie per capire bene le parole lituane.
Riportiamo qui sotto la traduzione di quello che udì e lo incuriosì molto, perché lui conosceva quelle parole anche se al momento non ricordava dove le aveva lette, forse perché erano in quella lingua e non avevano la forma della lingua in cui le aveva lette.

Amici, cittadini, cristiani, credenti e non credenti, sta per arrivare l‘ora del giudizio. L‘apocalisse incombe. La notte sarà molto fredda. Soffieranno venti forti…Ci sarà angoscia e presto inizierà un terremoto che farà tremare fortemente la terra.
A casa chiudete porte e finestre e non parlate con nessuno che non sia dentro di essa.
Non guardate fuori, non siate curiosi, perché questa sarà l’ira del Signore. Accendete candele benedette, perché per tre giorni nessun’altra luce potrà illuminare il mondo.
Il movimento sarà così violento che sposterà la terra di 23 gradi e poi ritornerà alla sua posizione normale.
Poi arriverà una totale oscurità che coprirà tutta la Terra. Ogni spirito maligno sarà sciolto facendo molto male alle anime che non hanno voluto ascoltare questo messaggio e a coloro che non vogliono pentirsi.
Tutto sarà buio e apparirà in cielo una grande croce mistica…pentitevi, ancora siete in tempo.
La pandemia ha preparato la strada all’Anticristo, la chiesa cattolica è in mano alla massoneria. Lo scisma è in atto. Sul soglio di Pietro siede l’Apostata.
Pentitevi e non state in comunione con l’Apostata o morirete con lui, commettendo peccato mortale e non vi salverete!

Sembrava parlasse al vento. Era solo. Nessuno si fermava, Nessuno lo ascoltava. Ma lui pareva non curarsene. Parlava a se stesso con gli occhi rivolti al cielo grigio e minaccioso di altra pioggia.
Lui, finalmente ricordò dove aveva lette quelle parole.

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Monday 24 May 2021

Nessuno ti conosce così bene come me - Parte Quarta



Memorare, o piissima Virgo Maria, non esse auditum a saeculo
quemquam ad tua currentem præsidia, tua implorantem auxilia
tua petentem suffragia, esse derelíctum


Fu una rara tregua in cui le nubi e il cielo eternamente grigio cedettero a un sole inatteso, quel giorno che lei chiamò.
Sembrava finalmente pavasaris, primavera.
Il sole a cui in Calabria nemmeno rivolgeva un pensiero, se non di fastido per l‘eterno caldo, qui diveniva come il giorno del compleanno. La vita si faceva festa. E tutto sembrava più bello.
Anche gli imbecilli, i seguaci di Satana e figli delle tenebre come li chiamava lui, che giravano tuttora con la mascherina stampata sulla faccia e i guanti di lattice a coprire le mani, gli parevano meno imbecilli. La luce stingeva i contorni troppo netti che ormai dividevano la razza umana di quella parte del mondo. Tutt’intorno si liquefaceva, perdeva l’asprezza del nord e si sentiva un po’ a casa, anche se sapeva che era solo un’illusione.

Il prete al telefono le aveva dato appuntamento in una chiesa del centro, non distante da Vokiečių gatvė, che non nominiamo, ma è nota mèta di anime malate.
Accompagnarla lì fu meno greve, avvolti dalla benedizione di tanta luce.

Che l’ha spinta a cercare aiuto? Le chiese il sacerdote.
La mia sofferenza. E’ senza fine. Rispose.
Ma da quanto va avanti?
Da sempre. Ma negli ultimi anni è tutto peggiorato.
In che modo?
Grande stanchezza. Senso di oppressione. Negatività. Nulla funziona.
In chi ha cercato aiuto finora?
In persone che mi pulissero l‘energia. Che mi dessero energia. Mi manca energia. Non ho energia.
Come si sente quando si trova in luoghi sacri?
Prima, li avvertivo in modo scettico, ora li cerco, sento che ne ho bisogno.
Ha visitato la Piramide di Merkinė?
No.
E‘ mai stata sul monte dell‘Angelo?
No.
Ha dipendenze da alcol, nicotina, medicine, caffè, pornografia, sesso…?
Dal sesso, forse.
Da quando?
Fin da giovane, da quando avevo diciotto anni, forse.
Ha in casa segni che potrebbero essere attribuiti a spiriti maligni?
No, non mi pare
Nella sua famiglia sono successe cose strane?
Non ora, ma…quando ero bambina mia padre si suicidato….
In che modo?
Ha bevuto acido.
Suo padre era dipendente dall’alcol?
Sì.
Nella sua famiglia ci sono stati membri del KGB?
No,
Assassini di guerra?
No.
Criminali?
No


La conversazione avveniva su una panca della chiesa. Essenziale. Come l’esistenza di quei giorni.
Lui a distanza guardava le due figure minuscole del sacerdote e di lei perdersi nell’enormità dello spazio davanti all’altare.
Dal finestrone posto in alto sulla parete sinistra rispetto all’altare entrava la luce di quel sole straordinario che avevano lasciato fuori.
Al centro. Sopra l’altare. Pendeva una croce gigante con il Cristo inchiodato.
Il sole lo illuminava.
A lui venne voglia di pendere abbracciato in eterno ai piedi di quella croce.
Avrebbe voluto avere una visione. Una locuzione.
Perdersi in eterno in essa.

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Saturday 22 May 2021

Nessuno ti conosce così bene come me - Parte Terza









An vero vitam polluit consortium nefariorum hominum,
si se inserant affectionibus et assensionibus nostris,
et vitam non polluit societas daemonum, qui coluntur criminibus suis?[1]

(Sant’Agostino)

Ma un mattino lui si alzò e si sentì demotivato. Sentì la carne sopra tutto, perché anche la carne ha le sue ragioni, perché il corpo è anima e l’anima è corpo.
E sentì che il suo modo di pregare era sbagliato, il suo modo di vivere anche. Che la sua anima-corpo aveva perso lo spirito del ribelle, lo spirito del guerriero, di Jan Sobieski alle porte di Vienna.
Ma dov’era finita la ribellione, i giovani ribelli?
Un‘onda quietista aveva travolto la gioventù, ne aveva depauperato gli ormoni.
Si scendeva in piazza per una squadra di calcio che aveva vinto il campionato ma non per la libertà. I popoli amano la schiavitù e non sanno gestirsi la vita da uomini liberi: quae dii expetant, populi exhibeant.

Fin da piccola che provo a distruggere me stessa...ricordo che mi sentivo così brutta che non potevo vivere...ora come ripenso...era tutta vita che mi tormentavo fino a farmi male…senza godere della vita…senza gioia. Lei non migliorava e sembrava peggiorare nelle sue sofferenze, acuite dalla situazione economica ormai oppressa anche dai debiti. 
Trovava sollievo tuttavia ad andare ad un laghetto, non distante dalla loro abitazione. Erano circa sei chilometri. Attraversava dei pezzi di foresta, passava lungo l‘autostrada, poi la scavalcava passando su di un ponte sopraelevato, infine allungava per dei campi dall‘aria desolata fino ad arrivare ad un quartiere residenziale che assomigliava in verità più ad una moderna caserma per soldati. Lì vicino, nascosto dagli alberi, vi era il lago. Si inoltrava lungo una stradina che induceva fra alti arbusti e pini sulla sinistra e una serie di ville sulla destra che cedevano poi spazio a una pineta e dopo la pineta finalmente si apriva la spiaggetta del lago, che era di vera rena.

Il lago si mostrava subito di autentica bellezza, e intensa poesia. Aveva colori morbidi in estate e da fiaba del nord in inverno quando la superficie si gelava completamente.
Rigavano le sue acque anitre e spesso planavano cicogne che impressionavano per la grandezza.
In estate molti vi andavano a bagnarsi e a prendere il sole. In inverno era consuetudine andarci da parte di coloro che amavano immergersi nelle acque gelate. Lo facevano per la salute. Un bagno nell’acqua gelida preserva dalle malattie perché rafforza il sistema immunitario. E dà energia. Per quel motivo lei vi si recava. Per ottenere energia. Era sempre deficiente di energia.
Dopo l’immersione nelle acque gelide del lago vedevi la trasformazione. Il suo volto acquistava luce, gli occhi brillavano. E soprattutto compariva il sorriso su un volto spesso triste e sofferente.

Tai yra mano rojus [2]– diceva in lituano.

 E quando guardavo negli occhi le sue figlie, vedevo lo stesso cuore incarnato che rideva negli occhi dopo il lago. Lo stesso cuore buono della madre che diceva čia mano merginos [3]. E capivo il mistero della carne e dei suoi spregiatori che non vedono in essa il corpo dello spirito, del bene e del male che agita l’uomo, lo scuote e lo espone alla decisione, alla libertà di decidere che molti, i più, si negano per paura e incapacità di andare oltre la carne e di essere a tu per tu con quello spirito che in essa convive. In lui però palpitava un altro cuore. Il cuore del padre ribelle. Mai domo, sempre inquieto. Carne antiqui seminis suscepta.
Un lignaggio etrusco il suo, indomito, istrionico, cinico, insofferente, sanguigno nato nei borri di Volterra, che il padre si era portato dietro nella rinascita dell’Italia dopo la guerra.
Quella sua carne dura, sfrontata, dallo spirito ribelle trovava ora pace in quei cuori femminili remissivi e dolci di una famiglia che non era la sua, che lui non aveva più famiglia, non aveva più passato. In essi si adagiava e riposava e a loro insegnava la ribellione che gli apparteneva per diritto di nascita. 

Lei, la madre, soprattutto imparava. E pur tra le continue quotidiane lacrime apprendeva lo spirito di quella ribellione che non era la sua, che apparteneva ad un popolo la cui volontà era stata immiserita da decenni di occupazione sovietica. E ora sotto il nuovo comunismo globale, imparava la resistenza che non aveva conosciuto prima ma non era più una resistenza solo politica, era resistenza al male, al male dell’inganno di una carne che aveva dimenticato lo spirito e voleva divenire lei stessa lo spirito che rinnegava. La carne del diavolo.

Si chiese allora, lui, se quella unione, quella nuova unione di due carni diverse non avesse indebolito e fiaccato la sua.
Per quello decise che la sua preghiera non sarebbe la preghiera quietista dei cristiani quietisti ma la stessa preghiera che portavano nel petto i cuori di Lepanto e di Vienna. I cristiani della spada e del rosario.

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[1] Se può contaminare la nostra vita una società di uomini empi, facendo leva sui nostri affetti e sulle nostre scelte, non potrà allora contaminare la nostra vita un consorzio di demoni, che vengono pure onorati per i loro inganni?
[2] E’ il mio paradiso
[3] Sono le mie bambine

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Monday 17 May 2021

Nessuno ti conosce così bene come me - Parte Seconda






Lo chiamerò. Disse lei. Farò anche questo. Che altro posso fare non lo so.
La pandemia e la conseguente distruzione del lavoro si faceva sentire.
In una settimana erano entrati cento euro. Poco più.
Dovremo lasciare l’ufficio e lavorare da casa. Ormai i debiti sono troppi dobbiamo provare a non farne di più. Già dobbiamo due mesi di affitto. Un altro mese sarebbe troppo. Ti dispiace? Gli chiese.
No, ormai non saprei che altro fare, seguo solo il flusso. Faccio il possibile per riuscire nel lavoro. Metto tutto l’impegno. Rispose lui.
Ho fatto di tutto per ripulire la mia energia, ora non mi rimane che fare anche quello. Tutta la mia vita è sempre stato così. Problemi di soldi, non sono mai riuscita a cambiare la situazione. Disse lei a sua volta.
La strada pareva presa.
Avevano un deposito versato all’inizio quando erano entrati nell’ufficio. Con quello avrebbero pagato gli affitti arretrati. E se ne sarebbero andati. In questo mondo mai devi attaccarti a nulla e nessuno, ancor meno a quattro pareti, anche se confortevoli e benevole.
Questo era il loro universo, di quei giorni. Universo dei loro amori, degli odi, delle sofferenze, delle gioie e dei dolori, della loro quasi fame, che cominciava a profilarsi e della conseguente disperazione, che principiava.
Lui che era venuto dalla terra del sole, dal profondo sud delle spiagge della Calabria, ora aveva conosciuto la monotonia del lungo inverno, della neve senza fine, del vento, della pioggia che durava mesi, di un cielo grigio e deprimente che mai finiva e si ripeteva giorno dopo giorno.
E ora, lui che veniva da un paesino che si diceva povero, finalmente conosceva la vera fame, che nel sud in realtà mai aveva patito.
Giù al paesello aveva almeno i santi a cui aggrapparsi, qui anche quelli erano stranieri.
Ora nemmeno più si distingueva la vita vera da quella falsa, era divenuta tutta uguale, monotona, sotto una cappa di bugie.
E una nuova razza rinasceva, una di cui aveva una volta sentito parlare dai nonni, giù al sud. Quella dei cafoni. Quelli che non hanno nulla, neanche un po’ di sole a cui scaldarsi, perché in quel posto di sole non ce n’era.

Quelli che come i maiali prendono ciò che gli viene gettato e devono stare in branco e ubbidire in attesa del macello.

Era difficile in quei giorni anche il pensare
Si affidavano alla preghiera per prendere decisioni.
Limitarsi a guardare la realtà non aiutava, anzi, essendo che era una realtà falsificata in tutto, fuorviava.
Una decisione presa nella preghiera era un atto certo.
E le ore dei giorni che talora sembravano disperate, improvvisamente si aprivano e schiudevano il mistero di una realtà che si manifestava come normale eppure loro sentivano che erano altro da quello che manifestavano nel loro fluire.
Così alla fine ogni volta che sembrava la fine, magicamente qualcuno chiamava per l‘olio o la pasta o il caffè e quel po‘ subentrava per continuare.
E una certezza di fondo conseguiva: ce la faremo.


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Saturday 15 May 2021

Nessuno ti conosce così bene come me - Parte Prima




Qui non ci sono nato, è quasi certo; dove son nato non lo so;
non c’è da queste parti una casa né un pezzo di terra né delle ossa
ch’io possa dire «Ecco cos’ero prima di nascere»
(Cesare Pavese – La luna e i falò)

Nessuno ti conosce così bene come me. Le disse.
Lei lo guardò. Senza espressione. Solo uggiolì: uh uh.
Erano sdraiati sul letto.
Fuori era nebbione.
Lei aveva pianto.
Lui le aveva detto: il mio compito prima di morire è far sì che tu e le tue figlie non abbiate problemi quando io non ci sarò più.
Lei aveva pianto. Il sabato e la domenica piangeva sempre.
Era un dramma.
Anche quel sabato il dramma cominciava.
Perché piangi? le chiese.
Ma tu non vuoi vivere con me? Tu vuoi morire? Gli aveva risposto.
Sì, lui voleva morire. In quel mondo non aveva più senso vivere. Era un mondo di vermi che si rivoltolano uno sull’altro.
Ma non ora. Ancora era presto.
Doveva aspettare. Aspettare che le cose si mettessero a posto.
Se lui era lì, davanti ai suoi occhi, a chi doveva dire grazie se non a se stesso?
A parte i genitori da cui aveva ricevuto pelle sangue e ossa, a chi altro doveva dire grazie? No, non gli veniva il nome di nessuno.
Un nome gli veniva, invero, ma non era di questo mondo. Ma ora voleva sospendere quel nome, non dimenticarlo, solo sospenderlo. Voleva vedere se l' uomo può vivere di sola carne, sospendendo lo spirito.
E le loro carni erano vicine in quel letto. Si toccavano. Sentivano il calore dei corpi che li univa.
E allora lui era lì e non doveva dire grazie che a se stesso, e allora poteva anche decidere di morire, quando voleva.
Sapeva che il pianto le lavava il dolore dentro. E la lasciò piangere anche se disse: non piangere.
Eppure in quel letto non erano soli.
Lui sentiva il peso di tutti quelli che avevano costruito la sua vita, che magari nemmeno poteva citare o rammentare. Ma erano tanti quelli che aveva incontrato che aveva permesso che entrassero in lui e qualcosa gli avevano lasciato, sebbene non sapesse che. Ma non doveva dire grazie a loro. Era lui che li aveva fissati e mantenuti vivi.
E allora capì perché si sentiva senza terra sotto i piedi, senza passato. Anche loro, le tracce che di loro lui aveva fissato in sé, anche loro erano come lui, stranieri in quella terra dove era venuto a vivere.
Non erano nati in quel posto, non lo avevano nel sangue, e il cibo che mangiavano e l’aria che respiravano e il sole la pioggia il vento di quel mondo non erano quelli in cui erano cresciuti e vissuti.
Erano stranieri. Erano senza storia, senza passato. Come lui. Attaccati ai fili dello stesso universo.
E loro lo aspettavano. Ma capivano e non lo forzavano.
Non voglio morire, le disse allora. Ma dovrò morire. Tutti muoiono. Anche tu morirai. E spero che sarà dopo di me. Tu sei più giovane, ed è giusto che tu viva ancora e ti goda la vita, se questa vita veramente può essere goduta. Ormai è solo uno stato di polizia, dove vive bene chi fa delazioni e vive da verme contento di quel poco che gli viene concesso nel letamaio dove si aggroviglia quotidianamente. Per viverci bene in quel letamaio non bisogna mai uscirne. La gioia, quella vera, è dannata. La parola di Dio abolita. E’ solo carne, che puzza, in quel letamaio.

Ora il mondo è in mano ai pazzi. Ma ce ne fosse uno che si alzasse e dicesse: ma che stiamo facendo? Ma siamo impazziti? Abbiamo perso il senso non dico della ragione ma anche quello comune?
Tutti sono dentro un meccanismo che ripete lo stesso ticchettìo. Rotelle di un unico ingranaggio, che si muovono tutte nella stessa direzione. Per questo il mondo è impazzito. Per far si che l’universo si muova in modo corretto c’è bisogno di un motore che si gira immobile su se stesso in senso opposto al moto della massa.

Lui la guardava. Era perfetta, nel suo dolore. Era perfetta nei suoi pensieri. Era perfetta nei suoi giorni.
Perché piangi? le chiese
Non lo so. Rispose.

In verità nel corpo, nella carne, convivono sia il bene sia il male. Ed è un conflitto continuo. La carne, ciò che appare come carne, è luogo di sofferenza, di manifestazione del dolore dei disturbi dello spirito.
Lei doveva avere molti disturbi di spirito.
Lui aveva voci. Voci che volevano distruggere tutto ciò che amava. All’inizio le ricacciava indietro. Poi aveva preso forza e sapeva che non avrebbero vinto. E le lasciava sfogare, le lasciava dire.
Non vincerete, io sono più forte di voi. Potete dire quello che volete. Quello che amo non lo distruggerete. Così le controbatteva.
E in effetti si erano fatte più deboli. Meno forti. Avevano perso in potenza.
Evitava di sentirle nella carne. E così non arrivavano al cuore. Passavano in un attimo per la mente e svanivano.
Si chiese allora se quei tormenti di lei fossero il risultato di profonde abitudini spirituali errate che la facevano soffrire in questo modo nella carne.
Assistere a un suicidio di un padre per esempio, può aprire la carne lacerarla, squarciarla per sempre e mai più ricomporla. E da quella falla si apre inarrestabile il decadimento dello spirito.
Lei aveva assistito al suicidio del padre, da piccola.


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Friday 14 May 2021

What happened after Jesus Christ's death?






Et omnis, qui vivit et credit in me, non morietur in aeternum. Credis hoc?
(John 11:26)


After he cried out to the universe, there was a big earthquake.
120 tombs opened and 120 dead people resurrected. And darkness fell upon the earth. The sun disappeared, the moon vanished and the stars lost their light and the dark was horrible.
The resurrected people were healthy and sound and for 40 days and 40 nights were talking and comforting their families.
And among them, there was Saint Simeon, to whom it had been revealed by the Holy Spirit that he would not see death before he had seen Our Lord Jesus Christ. Saint Simeon, the one who circumcised Jesus. 
It was him who described to his family the way Jesus Christ visited Hell because he was in Hell.
He said: we heard three knocks. It was Our Lord. And he was knocking at the door of Hell. And He wanted the doors open for Him. Although he could, whenever he wanted, open those doors, as a Sovereign. But he was asking, nevertheless. He is Filius Hominis.
Lift up the gates, oh you rulers - He said. I am the King of Glory!

But those doors which were eternally locked remained closed. The King of Glory was there. He wanted to enter Hell. Behind those doors was left alone Lucyfer. All the other demons had deserted and left him alone.
Satan stood firm behind the heavy doors and retorted to Our Lord: Who are you, King of glory? Who are you that you call yourself King of Glory?

Our Lord kept silent.
Who are you that you call yourself King of Glory? Repeated Satan, pretending again that he didn't know who was it beyond the heavy doors.
Three times the Devil asked for the same question.
Egos sum Filius hominis, Ego sum Gloriae Filius.
At those words, the Devil was lost. The heavy doors fell off on their own and the Filius Hominis entered the kingdom of darkness and evil.
And it was light, the light of the world, the light of Our Creator. It was a joy for those, who were expecting him in Hell, eternally burning and consuming. Among them, there was Saint John, the Forerunner, who prophesied the Messiah with the words "Rejoice the Messiah has come!" He was the one who baptised the Messiah, Filius Hominis. 
And there was our Saint Simeon the one who circumcised the Messiah, Filius Hominis. And they had waited for Him who came and saved them from the darkness of Hell.
The voice of God was heard, and light shined more than the light of the sun. Hell was filled with light, joy, hope and the voice of God summoned up oi protoplastoi, the-first-moulded-beings.
And oi protoplastoi rushed to Him, and the prophets rushed to him, and Saint John the Forerunner rushed to Him and Saint Simeon the Circumcisor rushed to him and the Ascension started.
Christ said: All who believe in me come near to me I'll take you all to Heaven.
Some of them were left behind, as they were sons of Satan, unworthy of repentance and God did not illuminate them any longer. And they fell down again in Hell where darkness, the enemy of God, was in power again like living matter - but most of the damned souls, 5000 years that they had been gathering in Hell, believed in God.
Billion of angelic ranks floated around and cleansed the saved souls with the blood that Christ shed on the holy cross. One drop of His holy blood was enough to cleanse the souls who had been imprisoned for 5000 years in Hell. And the souls felt overjoyed and freed from darkness and Hell while ascending to Heaven.
Many times told this Saint Simeon to his family, with whom, after being resurrected, spent 40 days and 40 nights.
And the same story was told and told by the rest, 119 souls who repeated the same words to their families upon the earth. And they were joyful while narrating the triumph of the resurrection of Our Lord Jesus Christ, Filius Hominis.


We lived with the Son of God, we saw Him, we heard Him, we ate with Him
we cannot deny what we saw and heard
He is the Son of God
and those who have believed in God
are superior to the world and have beaten the world
because they are the children of God
they will be persecuted because of Him
but not a hair of their head shall be lost.
And He saved them and taken them to Heaven with Himself
and they will rejoice for centuries of centuries
and no second death will overcome them



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Thursday 6 May 2021

Gli ignavi



Non hanno speranza di morte,
e la lor cieca vita è tanto bassa,
...
Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna
(Dante Alighieri)

Li sfidava uno per uno passandogli innanzi la piccola coraggiosa e minuta donna, proprietaria di una torteria che quei 40, come i ladroni, aveva inviato uno stato che da tempo aveva dichiarato guerra al suo popolo su tacito consenso di una maggioranza del popolo altrettanto ignava.
Erano lí infatti per chiudere il negozio di torte di quella donna minuta che davanti alla follia del male di uno stato guidato da figli di Satana resisteva e chiedeva solo di lavorare.
Lei, luce davanti alla tenebra, che i 40 ignavi rappresentavano.

"Ma non vi vergognate !" E li fissava uno ad uno. Loro gli occhi volevano nasconderli a se stessi. Guardavano innanzi, al loro nulla. Non conoscevano le parole di Cristo sic quia tepidus es et nec calidus nec frigidus, incipiam te evomere ex ore meo.
Ed era una gran fortuna, perché alla vergogna si sarebbe aggiunto il disgusto. Di se stessi.
E però probabilmente quel vomito dovevano sentirlo nella vergogna che provavano ma accettavano, in nome della loro ignavia.
"Dovreste vergognarvi, dovreste vergognarvi, dovreste vergognarvi di quello che fate" li sfidava uno ad uno la piccola David di Chivasso i 40 Golia fatti di nulla. Di vuoto interiore. Di accettazione passiva. Di abitudine al niente che insozzava quella divisa che avrebbe dovuto essere un segno di eroismo ed era ormai divenuta un marchio di ignominia. Sull'attenti, e a capo chino. L'ignominia pesa.
Se fossero stati eroi, ma non lo erano, avrebbero detto "No, ora basta!"
Ma ignavi tacevano.
La storia li avrebbe presto dimenticati, ma il disonore no.
"E' uno schifo. Io ve lo dico. E' uno schifo. Rimarrà nella storia questo schifo!"
Qualcuno cercava di alzare il peso del capo crollato sotto il peso di quello schifo mettendo le mani sul cinturone per assumere una postura marziale. Come fosse lí a fronteggiare chissà quale pericolo.
Il ridicolo dell'uomo non ha limiti.
"Guardate gli occhi di questi signori, guardateli bene, guardateli come si vergognano" e li indicava uno ad uno la piccola David di Chivasso.
"Avete giurato sulla costituzione?"
Tacevano.
"E allora se avete giurato perché fate tutto questo?"
E tacevano.

"Io sono nata libera e nessuno mi può tenere schiava"

Ma ora non parlava più ai poliziotti, i 40 poliziotti, vittime della loro stessa ignavia. Ora parlava ad altri eroi. Quei cittadini di Chivasso che si erano radunati nella piazza davanti al negozio e incrociavano il nulla degli sguardi dei 40 eroi in divisa e filmavano con i loro telefonini il coraggio di quella donna minuta e sola che a mani nude fronteggiava la vergogna di un'ignavia che infettava più del virus.


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Wednesday 5 May 2021

Il rapimento






A volte ritornano, senza spiegazione, i fantasmi. E quando meno te lo aspetti ecco che il passato a cui piú pensi di interessare ti cerca. E ti vuole. E magari ti rapisce.
Fui rapito, infatti, non so come, ne da chi. Non saprei. Fu una forza che mi prese, come nei sogni, e in un attimo mi ritrovai migliaia di chilometri lontano.
E' difficile crederci, lo so. Ma fu così.
Mi ritrovai alle pendici di un monte che conoscevo, dove avevo vissuto molti anni prima. Il monte Albano. In un piccolo villaggio di nome Artimino, sulla collina che divide la provincia di Prato da quella di Firenze e da lassù si gode la vista della valle dell'Arno, che viene giù da Firenze e corre verso Pisa.
Era forse settembre. A giudicare dall'odore delle piante e dal colore della luce vespertina, doveva essere settembre. Al più tardi i primi giorni di ottobre.
Beh, lo confesso, la meraviglia fu tanta. E provai gioia ad essere lì. Il posto è bellissimo.
Mi ricordai del ristorante, Biagio Pignatta, dove avevo lavorato molti anni prima.
Ci sarà ancora? mi chiesi con un certo grado di agitazione.
Così presi di lena a piedi per il lungo viale alberato leggermente in salita che dal centro del villaggio porta alla villa medicea, La Ferdinanda, alla cui sinistra si trova il ristorante.
Avvicinandondomi cominciai a sentire il rumore delle voci dei clienti delle macchine che arrivavano, dei piatti e il tintinnare delle posate e dei bicchieri.
Allungai il passo. Il cuore accelerò.
Finalmente fui all'inizio del vialetto che conduce al ristorante. Che gioia rivedere quel luogo in modo cosí inatteso.
Era tutto come anni prima. Constatai.
I loggiati fuori erano apparecchiati nello stesso modo di prima e sedevano ai tavoli i clienti che avevo più o meno conosciuto tutti.
I camerieri erano gli stessi. Vi era Rocco, Gagliano, Pietro, Cinzia...C'era anche Paolo, il direttore del ristorante che noi camerieri chiamavamo Uncino, per come arpionava le mance lasciate dai clienti sul tavolo.
Corsi vero di loro, felice di rivederli, di abbracciarli. Ma non mi sentivano. Non mi vedevano. Tiravano diritto nei loro lavori.
Fui impotente.
Ciao! Sentii allora una voce.
Mi voltai, era M. una ragazza che avevo conosciuto molti anni fa.
Sembrava l'unica che mi vedesse. Nessuno realizzava che ero lì. Nemmeno i due giovani che sedevano al tavolo con M.
Come stai? mi chiese.
Bene. Risposi.
E che ci fai qui? Ci chiedemmo in contemporanea.
Sono qua per studiare, di nuovo, la lingua e il canto. Rispose lei. E tu?
Beh io...mi fermai. Potevo dire che una forza mi aveva rapito e da Vilnius mi aveva portato in Italia in un attimo? ...io sono qua...volevo rivedere questi luoghi, ho fatto un giro in macchina e sono qua. Conclusi con un sorriso.
Ma siediti con noi. Ceneremo insieme.
A quel punto anche i due ragazzi sembrarono uscire dal loro mondo lontano e vedermi finalmente. Mi sorrisero infatti e si presentarono.
Ciao sono A.
Ciao sono B.
Ciao, risposi, sono F,
Io la conoscevo bene M. Una ragazza ricca e viziata. Sicuramente avrebbe scelto i cibi più costosi e i vini quelli più cari e ricordando i prezzi sapevo bene che sarebbero costati.
Non avevo soldi. In quei giorni ero poverissimo. Erano i giorni della pandemia. A Vilnius non sapevo nemmeno se il giorno dopo avrei mangiato. E se non fosse stato per mia moglie Ž, forse non avremmo mangiato davvero.
Erano i giorni della pandemia che ad Artimino non c'era. Perché non c'era? perché era tutto come prima, come l'estate caldissima del 2003?
Fui preso dal panico.
Va bene, risposi con mia sorpresa. Devo solo arrivare un attimo in bagno. Poi vengo.
Ok, rispose M. Ti aspettiamo.
E mi guardò con occhi dolci da gatta in calore che già pregusta il piacere.
Attraversando il giardino pensieroso su come fare, rimanere o fuggire, andando verso la toilette incontrai un giapponese dalla faccia butterata con un cappello nero calcato che quasi nascondeva gli occhi.
Conosco il tuo problema, mi disse.
Lo guardai.
Prego? lo rimbeccai, ma avevo capito bene.
Conosco il tuo problema. Non hai i soldi.
Rimasi di stucco.
Ma io posso darteli. Di quanto hai bisogno?
Sorrisi. Ero così pieno di debiti.
Almeno ventimila euro mi ci vorrebbero. Risposi ílare.
Beh, già ce li hai sul tuo conto corrente. Puoi riusare ora la tua carta di credito, non è più bloccata.
Ma Lei è pazzo? gli risposi.
Controlla, mi disse. Puoi vederlo dal tuo telefono?
Sì, certo.
Digitai il pin sull'app ed entrai nel conto. I debiti erano spariti e c'erano ventimila euro.
Non credevo a quello che vedevo.
Ma Lei chi è? Gli domandai.
Non importa. Rispose.
Non importa? Ma come non importa? Io non potrò mai restituirli.
Non importa. Ma potrai se vorrai.
Potrò se vorrò?
Lei ti ama. Non ti ha mai dimenticato. Ti ha sempre aspettato. Aggiunse guardando verso il tavolo dove sedeva M. Che già beveva vino. Come sempre carissimo. Vidi che Gagliano le aveva appena portato una bottiglia di Ornellaia. 250 euro. Ricordai il prezzo.
Devi sposarla. Sposala e avrai tanti altri soldi. Lei è mia figlia, disse il butterato.
Guardai meglio il butterato.
Non mi pare che Le assomigli, come può essere sua figlia?
E' mia figlia nello spirito. La voglio felice.
Non posso, risposi. Io sono già sposato.
Non è importante, qui siamo in un altro tempo. In un tempo anteriore. Sposala e si annullerà tuttto quello che è stato il tuo futuro.
Non posso, io amo mia moglie. Non importa il passato il presente e il futuro. Io amo lei, al di là del tempo.
Beh, in questo caso, dovrò convincerti. Ti ingannerò con i miei fantasmi.
Molte immagini di piacere cominciarono subito a invadere la mente e il corpo e me lo rendevano estraneo al mio essere. E cercavano di fascinarmi. Una fascinazione potente verso cui cominciavo a sentirmi portato. Trascinato.
Nell'impotenza sorse dal nulla la voce dell'Apocalisse oculi eius velut flamma ignis. E guardai quegli occhi. Mi ci ficcai dentro e mi ci persi.Da quegli occhi emerse una luce che invase tutto di me. Il mio essere intero.
E quella fu la pietra che lanciai contro Golia.
E vidi la faccia del butterato contorgersi e cambiare. E piangere. E urlare. E bestemmiare e imprecare guardando in alto verso il cielo dove si erano stampati nel buio della notte i due occhi simili a fiamma.
E fu un urlo un grandissimo urlo.
E io fui pervaso di forza ed ebbi la certezza che quella forza può vincere tutto il male del mondo per quanto ammalato di bene piacere e vanità, e convinca la maggior parte della gente a farsene schiava.
Quella forza esiste ma non è per tutti.
E ora lo sapevo. La conoscevo come dono di quegli occhi venuti dall'Apocalisse.


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Tuesday 4 May 2021

The paradise - notes from a far-east world

 




It is a call. Nothing more than a call. A call to justice, the justice that you cannot see in this world.
It is a fight between you, your instinct to life and the instinct to justice that becomes so powerful, irrepressible.
This scream of justice is such a big howl that you can't suffocate it. It urges because you want justice hic et nunc. You can wait no longer.
That scream perforates your night, and when you wake up it doesn't stop piercing your brain.
It has become a sort of invisible blanket between the world and you. You live wrapped in that blanket.
Injustice is everywhere. You breathe it, you feel it, disguised, mocking at you, laughing at you, it challenges you every moment you live in this false reality.
There are moments, unexpectedly, when something inside you tries to assure you that you don't really mind so much, not so very much, after all.
Justice is not the whole of a man's life.
But then it comes, that thrill, it starts again that whistle drilling your mind. And you can't get over it. It is a sudden jab of red-hot wrath.

For the sake of that justice, of that red hot-hot wrath, he moved toward the convoy escorting the car and launched himself under the wheels with his jacket full.
It was a big bang, whose sinister sound bounced up to the sky.
And he saw the paradise.
Because there is a paradise.


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Sunday 2 May 2021

The world called Italy



A diebus autem Ioannis Baptistae usque nunc regnum caelorum vim patitur, et violenti rapiunt illud
(Matteo 11,12)



I am unsure how to call it, but there is in this world called Italy a heart which is not a heart, but a spineless heart, a heart which is not used to suffer and deprive itself to gain vigour and strength but it is in any and single situation oriented to continuously please itself. A heart that is incapable to express bravery and heroism because is grounded on a natural split between feeble and flaccid vigour.
Years ago I supported a theory: what you eat decides what you are.
Italians are autoreferenziali, self-referential, because they eat food whose quality is uncomparable, without confrontation. That drew them to be self-referential, arrogant, selfish, materialistic. They made a religion of the quality, of their arrogance.
They lost themselves in this autoreferenzialità, they became shortsighted. They started living just for their selfish ego. They went completely lost in their ego made out of pleasure derived from a devilish search for quality that generated an unlimited desire for pleasure. And pleasure became their unique goal in life.
A human being is a myriad of conflicting elements within himself, swarming inside and outside begging to be released to be alive. Conflict is the real nature of a human being.
But the Italian species has not let them go but has suppressed instead, suffocated every instinct to conflict, every single conflicting element and left one, which prevailed because it was (is) daily assimilated, selected by the nature of their diet. The Quality that births pleasure. And they became pleasurist (spasmodically thrilled by the search of pleasure) and quietist, like crocodiles after eating. And the rigorous Catholic religion has degenerated and has conformed to the new religion of pleasure and quietism and has forgotten that the kingdom of heaven is taken by force.
Italians are quietist people and as quietist people do not pray, do not fast: quietist people decline suffering, pain, death and human nature.
They live in a corner. In the corner of pleasure forever-lulling into an autoreferenziale quest for pleasure. And that corner is all, all they want and hope for.

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Saturday 1 May 2021

Italians







Le persone chiedono la libertà di parola per compensare la libertà di pensiero che raramente usano.
(Søren Kierkegaard)



The stupidity of these folk, the Italians, consists in not having an underground life.
I am sure a few of them has read Dostoevsky, a lot of them, even, has never read a book.
They completely ignore the meaning of it, just are surface.
Dull people. Dazzling sometimes but dull in the end.
I have no idea about the reasons that led me to write down these notes except that I am fed up. Disgusted by their irresponsible way of living.
They are children and less than children. They are so keen to obey. They need to obey, it is in their treacherous preposterous and servile nature to obey.
I am not Italian, even though I was born in Italy.
For many years, for long long years, I said I was Etruscan.

But now

I am confused
I am tired
I became harsh,
hurting

Those days which I was living in Italy, when I used to say that I was Etruscan, I was in their midst, I was sick as they are. I was blinded by their same sin.
They are sinners, the worst species of sick and sinner people as for laziness, slapdash behaviour.
Autoreferenziali in excess. Prone to complain about everything and everyone.
I've been living like them for more than 58 years. Now I am 66. I am about to die. Every day, every next day I may not open my eyes, I may fall on the ground, I may become sick...I am a terminal being at this stage.
But I pray.
And this is the great news I can announce to the world.
I pray, I listen and I am listened.
I try to wash away all my sins.
Day by day.

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About anxiety and dreaming spirits

Only dreaming spirits are anxious because they are full of Spirit. Are animals full of spirit? Are stupid people full of spirit? Children a...