Monday 28 November 2022

Pills of Lithuanian literature - Salomėja Nėris (poetess)






Salomėja Nėris (real name Salomėja Bačinskaitė-Bučienė) is the most important poet of the XX century Lithuanian literature (1904-1945).
Her poetry is called išpažintinę lyriką (literallyç confessional lyrics), i.e. intimistic poetry, in other words, a kind of poetry which is autobiographical, focused on real personal facts and with a low degree of fiction, Which could be linked to what can be called ego-documents: memoirs, diaries, letters.

The most common themes of her poetry are his land. her return to her beloved land (she lived in Russia since 1941), nature as a body that extends its reasons to her body, plants that flower or turn yellow, spring, winter. cold and frost, repentance, death. And winds, there are so many poems about wind in her poetry.
Here is a good example of her typical themes, the lyrics "diemedžiu žydėsiu"


Aš diemedžiu žydėsiu.

Ir vienąkart, pavasari,
Tu vėl atjosi drąsiai, -
O mylimas pavasari,
Manęs jau neberasi - -

Sulaikęs juodbėrį staiga,
Į žemę pažiūrėsi:
Ir žemė taps žiedais marga...
Aš diemedžiu žydėsiu
- -


Unannouncedly arrives the Spring
And bravely arrive
My Beloved Spring
But you won't find me again...

Unannounced on a black steed
will look down upon the earth
suddenly coloured of flowers
And as an indistinct bush of Artemisia, I will bloom forever...[1]

The main theme of this poem is the unity of man and nature, The poet depicts death as the merging of life with nature to prolong the human days in the flowering of the plant. The eternity of the human being is to be found in the reason of nature.
This ground theme is reminiscent of Lithuanian folklore motifs, which often talk about the transfer of the human soul to plants after death.
In Lithuanian, the word for Artemisia is diemedis which has been probably chosen by Salomėja Nėris because it resembles Dievmedis, the divine tree,
In English is more or less possible to repeat the same pun with dogwood and godwood.
Salomėja has probably chosen this word to emphasize the fusion of man with divinity, with what is eternal. The poetess wants to dramatise also the eternity of this tie between Man and nature also by making use of the assonance between diemedis and Dievmedis.

[1] In the variegated flowering of the earth, the flowers of Artemisia are small, and indistinct like the likìmas, the destiny of man.

Sunday 20 November 2022

O mio Signore - E una memoria di Castiglion della Pescaia

Presento qui, di nuovo, un capitoletto in fase di scrittura del mio nuovo romanzo in fieri "Essere mio padre"


Le vacanze ad agosto erano un punto fermo per Silvia.
Da anni ormai le faceva a Castiglion della Pescaia. Vi era andata negli anni in ricordo di un giorno che vi aveva passato da piccola, stregata per tutta la vita dalla bellezza di quel luogo, che era rimasta dentro di lei, come un penetrale intatto e impossibile da violare.

Castiglion della Pescaia era dove la madre aveva scattato la foto con il padre in maglietta rossa un giorno che da Marina di Castagneto Carducci, dove erano in vacanza, la prima vacanza della sua vita, avevano fatto un giro in macchina e vi si erano fermati per visitare la rocca di Castiglion della Pescaia appollaiata in alto sulla rupe...Si ricordava.

Ma quell’anno volle che fosse di nuovo Marina di Castagneto di Carducci. Il punto di partenza della sua vita. Su quelle ampie spiagge infatti era andata per la prima volta al mare che era piccolissima. Su quelle spiagge, incredibilmente ricordava, aveva imparato a camminare tra mille cadute in cui si era riempita la bocca di sabbia e di altrettanti mille pianti, ma alla fine ne era uscita vincitrice ed aveva imparato a camminare.

Soprattutto voleva far conoscere quel luogo a Rachele, la piccolina, che era la fotocopia di Silvia da piccola. Voleva trasmetterle le sue stesse sensazioni che lì su quelle spiagge aveva sperimentato molti anni prima per far sì che ancor di più somigliasse a lei.

Non poteva essere un caso che quell’anno avesse dentro di sé quel desiderio.

Doveva in qualche modo percorrere a ritroso il cammino fatto con suo padre, per capire meglio quello che aveva portato lei ad essere quello che era divenuta.

Si piaceva? Non lo sapeva. Di certo non si dispiaceva. C‘erano aspetti che non amava di se stessa. Ma alla fine nemmeno sapeva quali. Li intuiva quando per le circostanze del vivere le si imponevano. Ma poi li dimenticava.

Per esempio era troppo, eccessivamente, apprensiva per i suoi figli. Troppo dura con Alessandro. Troppo severa con le sue bimbe, come chiamava le bambine che allenava. Talora snobbava Claudia, non le dava importanza, soprattutto quando aveva momenti di depressione...ma alla fine non si dispiaceva. Si amava. Amava il suo corpo, amava il suo Sé. ma quel Sé che lei era divenuta come capirlo? Esisteva dentro di lei un luogo, che poteva dire: quella sono io? C‘era davvero dentro di lei quel Sé capace di spiegare a lei stessa quello che lei era? Quel Sé che come un punto, indistinguinile dal tutto, l‘aveva creata e senza il quale non sarebbe esistita? E se esisteva da dove veniva?

Era semplicemente questo quello che pensava distesa al sole, lontana dal lavoro, lontana dalla vita di ogni giorno, guardando le onde del mare scendere morbide verso la battigia e con un boccheggìo dolce poi scomparire ritraendosi e cercava con gli occhi la riga dell‘orizzonte in cui cielo e mare coincidevano e si annullavano unendosi, in un punto indistinguibile. Sotto quello stesso sole immisericordioso di tanti anni prima fra le braccia del padre aveva mirato in lontananza quella medesima linea di congiunzione e quel punto dove il tutto si rivelava. E ora era di nuovo lì, quarantanni dopo.

E i giorni avevano preso a passare pigri, come il sale e il sole che sulla pelle scivolavano lenti e tuttavia lenivano il dolore degli ultimi due anni passati in cattività.

In lontananza dal bar suonava una canzone

O mio Signore
In questo mondo
Io non ho avuto tanto
Eppure sono contento...

Ascoltò meglio, conosceva quella canzone

O mio Signore
Io ti ringrazio
In ogni cosa che ho avuto
Grazie per tutto quello
Che tu hai fatto per me...


Era una canzone che conosceva e aveva sentito da piccola. Chi la cantava?

Mamma che fai? Rachele si era avvicinata. Aveva smesso di fare le buche nella rena. Teneva in una mano un secchiello colmo d’acqua e nell’altra una paletta. Aveva in testa un fazzoletto annodato e la bocca tutta sporca di sabbia.

Silvia la guardò. Dio mio, ma tu...
Io che mamma?
Tu... (tu sei me! – stava per dire)
Tu hai la bocca tutta sporca di rena...rimediò.
Sono caduta mamma. Ti ho chiamato ma non mi hai risposto.
Rachele...non ti ho sentito. Scusami. Mi sono distratta, ascoltavo quella canzone...
Che canzone?
Quella musica che viene dal bar...
Ma non c’è nessuna musica mamma.
Ma che dici? Io ho sentito una canzone.
Mamma ti sbagli. Ascolta.

Ascoltò. E sentì solo lo sciacquio delle onde sulla riva, qualche grido di gabbiani, un bambino che urlava e il sole che bruciava la pelle e la brezza che asciugava la pelle imperlata leggermente di sudore.

Friday 11 November 2022

Il regalo del diavolo




Breve capitoletto dal mio romanzo in fase di scrittura "Gli ultimi incredibili anni
Prima di morire ". Inizialmente lo avevo chiamato "A New Normal". In questo capitoletto ci si interroga sul mondo in cui il diavolo opera nel mondo e su come gli angeli, questi esseri dai più dimenticati, ci possano salvare.


Non sono tempi per i santi, adesso. Non ci sono terre per i santi, oggi. Ricordiamocelo.

Ma una volta era il tempo dei santi e c'erano terre per i santi. E molti miracoli potevano accadere.

Poteva anche accadere il paradosso che, sospettati senza saperlo di essere a punto di commettere omicidio, si fosse affrontati da un monaco che cadeva in ginocchio toccando terra con la fronte davanti a te e chiederti scusa.

Una scena sconveniente irritante? Una messinscena? Una stramberia di un monaco per un omicidio che in fondo non era ancora stato commesso, che avrebbe potuto sì essere commesso ma ancora non lo era e tuttavia se esisteva ne esisteva solo la intenzione da qualche parte e in potenza.

Era dunque valida l’intenzione pur ignota a se stessi per essere condannati?

Per il santo monaco sì. Avresti potuto commetterlo senza ancora saperlo, tu non potevi nemmeno immaginarlo prima, ma quel monaco già lo sapeva e poteva prevederlo. Poteva vedere ciò che tu non potevi ancora vedere ma eri sulla via di commettere.

Non c'è spiegazione, tranne che quel monaco era appunto un santo. I santi fanno la storia e vivono sotto la mano di Dio. Vivono in una situazione di preghiera continua che sola può svelare una dimensione per molti inafferrabile. Possono vedere il passato, i morti, i regni della condanna, del patimento e della gioia…possono vedere il futuro e dimensioni che pochi vedono, dimensioni in cui già avviene ciò che mai qui avverrà o potrebbe non avvenire mai.

E perché quel monaco voleva allora umiliarsi al punto da dirti "Perdonami!" davanti a una condanna solo preordinata?

Perché non sarebbe riuscito a salvarti dallo spirito maligno che transmogrifatosi sarebbe saltato da un regno all’altro, dal già avvenuto all’ancora da avvenire, e che ti avrebbe corrotto nell’animo quando ancora la tua coscienza non era consapevole di uccidere.

Era un santo e non poteva salvarti? Sembra quasi una contraddizione…

Non lo è. Perché il male esiste e perché Dio lo lascia esistere. E quel monaco era perciò aggirato dalla volontà di Dio. E non poteva fare nulla contro la volontà di Dio.

Per quello avrebbe detto "Perdonami!"

Alla fin fine è un servitore di Dio. Deve obbedire a Dio. Di che doveva dolersi?

Perché è umano. Questo è il motivo. Ha la stessa radice di te ... Appartiene alla tua stessa carne e sangue. E prova compassione per te perché entrambi appartenete alla stessa razza, anche se la sua vita corre lungo un altro mondo, che non è ancora completamente il tuo e potrebbe non esserlo mai. Ma potrebbe, un giorno.

Sa infine che Dio non salverà l'intero genere umano. Ma solo una parte, quella che non cederà la sua coscienza all’intervento del maligno. I toccati dal sigillo divino, quelli salverà.

Ecco perché si sarebbe inchinato e avrebbe detto "Perdonami!". Sapeva che avresti ceduto al maligno e che per quello Dio non ti avrebbe salvato, ma tuttavia essendo uomo e la carne ha una radice unica per tutti, a ragione di ciò, la compassione lo avrebbe sopraffatto in virtù della sua santità.

La carne, il vessillo comune a tutti di tutta la nostra vita. La carne ci sostenta. La carne ci tradisce. La carne ci salva. La carne ci perde.

Ora però non sono più i tempi dei Santi. Ora non ci sono più terre per i Santi. E si è smesso di credere negli esseri transmogrificanti, si è smesso di credere nell’inferno, nel purgatorio…in Dio.

Il tempo e lo spazio di questo mondo li ha tutti occupati Satana. E solo pochi cuori resistono. E non sono quelli dei santi che sono troppo pochi ma quelli dei risvegliati, che cercano nel cuore la forza per resistere. Ma Satana non dà loro requie. perché in quei cuori ancora è Dio, è vivo e vi opera e dà la certezza della speranza e tuttavia permette l’assalto del maligno perché si rafforzino e si elevino completamente attraverso l’ascolto dei piccoli segni insiti nelle piccole cose. Soffrendo per coglierli.

L’uomo di oggi non sa la meraviglia che nasconde la sofferenza. Tutto ciò che nasce dalla sofferenza avvicina a quella immagine che ci si porta dentro come sigillo di Dio e Satana vuole distruggere ma la sofferenza rivela nella sua luce meravigliosa quella immagine, che prima della sofferenza quasi nessuno vedeva per decezione del demone ubiquo, cha a piccoli passi l’aveva occultata al mondo.

Fu così, per il compleanno di lei, che si mostrò l’opera instancabile e quotidiana dello spirito maligno di come agisca nelle piccole cose in maniera quasi inavvertita, come fosse invece il modo naturale di procedere delle cose.

Il loro legame era ormai divenuto non solo sentimentale e fisico, ma anche spirituale, soprattutto dopo le visite al brolis[1] della chiesa francescana dove lui aveva avuto la visione e lei si recava di tanto in tanto per celebrare messe per il padre morto suicida che si purgava vicino a lei delle proprie colpe.

Insieme dormivano, mangiavano, pregavano. Il mondo fuori li minacciava e loro si univano sempre più profondamente.

Lui si arrabbiò.

Non capisco che regalo di merda è questo! Le disse.

Avevo paura a dirtelo. Rispose lei.

Non capisco…è gelosa di noi due? O è ispirata a dividerci?

Non posso dirle di no. È mia cugina. Mi ha regalato questo viaggio al mare, a Palanga, ma a condizione che siamo solo noi due. Io e lei.

Lui tacque, Era ferito. Era solo in quella città senza di lei. Con chi avrebbe parlato tutto il giorno? Forse solo con il barman al bar casotto di Lukiškių aikštė per dire Sveiki. Vieną espresso. Viengubą. Ačiū…Viso gero. Quelle probabilmente sarebbero state le uniche parole di tutto il giorno.

Avrebbe lavorato tutto il giorno solo in quell’ufficio freddo, perché era freddo e umido, anche se era giugno e sembrava novembre e il riscaldamento era spento perché è normale che a giugno il riscaldamento sia spento ma non è normale che giugno sia simile a novembre.

E poi dovevano lasciare quell’ufficio, non avevano più i soldi per pagarlo. Non gli apparteneva più. Era come lavorare sotto la spada di Damocle. Eppure aveva amato quel luogo. Ogni volta che chiudeva la porta gli diceva “Grazie”.

Lì c’erano anni della loro vita. Anni di gioie, amori, sofferenze, di piacere e dolore, di speranze e delusioni. Anni delle loro vite erano lì. Bastava aprire la porta o chiuderla. Erano lì racchiusi. E lì sarebbero rimasti in eterno, finché l’energia del mondo fosse esistita.

La sera prima di andare a letto, lui vide da una parte in camera una piccola valigia.

Quella? Chiese.

È per domani. Rispose lei.

Per domani?
Sì, dormiamo a Palanga.

Non tornerai a dormire?

No, non l’avevi capito?

No, non l’avevo capito. Pensavo cha andavi la mattina presto e tornavi la sera tardi…Tu mi dici le cose sempre a piccoli pezzi. Un po’per volta. Mai tutte insieme.

Più che arrabbiato era deluso. Aveva un baratro sotto i piedi che si apriva.

Mi dispiace, pensavo che l’avessi capito.

No. E lei, tua cugina, non la voglio più incontrare né ci voglio mai più parlare. Veramente non capisco il senso di questo regalo, se non quello di volerci separare e mettere zizzania fra noi. Farci litigare. Se voleva farti un vero regalo perché non ti ha dato dei soldi? Lo sa in che condizione sei. No? Un viaggio a Palanga per voi due, come due innamorati…ma che senso ha questo regalo?

Comunque accettò anche quello perché la amava.

Lei la mattina varcò presto la soglia, il taxi l’aspettava giù e gli profferì il suo amore con un bacio.

Anche lui l’amava, al di sopra di tutto, era sempre nei suoi pensieri e nelle sue preghiere.

Uscì e a lui non rimase che la solitudine delle ore.

Il giorno non fu facile. Il dubbio, la rabbia, il freddo, la solitudine pesavano e il tarlo dentro rodeva.

Superò tuttavia il giorno, anche con l’aiuto di lei, che via Viber cercava di trasmettere la sua lealtà verso di lui con continui messaggi e foto.

La mattina seguente lei gli inviò una foto della spiaggia di Palanga con il mare mosso.

Rimarrai ancora là a lungo? Quando partite? Le chiese via Viber.

Abbiamo il treno alle 18. Rispose lei.

Lui non ci vide più dalla rabbia. Sperava di vederla nel primo pomeriggio e invece non l’avrebbe vista certamente prima di mezzanotte.

Prima gli aveva fatto capire che era solo un giorno. Poi scopriva che era un giorno e una notte. Ora praticamente quasi due giorni.

Capì che era stato un dilazionare la verità, con l’inganno di una comunicazione falsata ed usata ad arte.

Capì che quella cugina era gelosa della loro relazione.

Se lei era infelice con il marito che era un uomo di natura infelice, voleva anche loro due infelici? Che altra spiegazione poteva esserci?

Tua cugina con me ha chiuso. Le scrisse. La odio. Lei può permettersi anche di non lavorare due giorni. Tanto lei la pagano ugualmente. E quando andrò in vacanza io da solo e tu a casa, sola, vedrai com’ è bello! In una cosa è riuscita tua cugina: a farci litigare. Complimenti.

Il suo, è sì un regalo, ma velnio dovana, un regalo del diavolo.

E lui non era un santo, non si sarebbe gettato ai piedi di lei e avrebbe detto “Perdonami”.

Non aveva intenzione di umiliarsi in nome di una carne.

Sapeva che avrebbe dovuto farlo e non lo fece.

Una notte seppe però che lei era il suo angelo. Gli angeli sono dappertutto e assmono mille forme.

Tante notti quando lei dormiva la guardava. E si chiedeva: ma chi sei tu veramente?

Per tante notti e giorni non trovò risposta.

E da quel sonno, da quegli occhi suoi, da quel respiro regolare, fu una notte che strappò il segreto, e lo ebbe chiaro.

…custos es mei,

me tibi commissum pietate superna

Per quello non si era gettato ai piedi, non poteva, non erano della stessa carne.

E il diavolo lo sapeva.



[1] Frate

Friday 4 November 2022

Los miserables y el problema de la dignidad frente a la muerte

 




Si aliquid prodest impio sepultura pretiosa, oberit pio vilis aut nulla. Praeclaras exsequias in conspectu hominum exhibuit purpurato illi diviti turba famulorum, sed multo clariores in conspectu Domini ulceroso illi pauperi ministerium praebuit angelorum, qui eum non extulerunt in marmoreum tumulum, sed in Abrahae gremium sustulerunt [1]
"Si un entierro costoso fuera de algún beneficio para los malvados, entonces uno ordinario o nada dañaría al devoto. A los ojos de los hombres, la multitud de sirvientes hizo un funeral glorioso para aquel hombre rico que fue vestido de púrpura, pero mucho más glorioso a los ojos del Señor a ese hombre pobre con úlceras fue el servicio de los ángeles, que no lo pusieron en una tumba de mármol, pero lo pusieron en el seno de Abraham."

En este pasaje de San Agustín se ve fácilmente cómo el cristianismo busca la salvación de los humildes. La marca es ser humilde, pobre y miserable. No es un problema de color de piel o de raza, Es un problema de dignidad frente a la muerte.
Como dice Tom Holland, un autor muy conocido que escribió muchisimo sobre el cristianismo, uno de los mayores logros del cristianismo fue dar dignidad a las personas que carecían de dignidad, y San Agustín no está diciendo nada diferente, solo está hablando de dignidad frente a la muerte, que será aún superior para los miserables.

[1] De Civitate Dei I, 12.1

Tuesday 1 November 2022

Comment on "A new stage in the conflict between democracy and religion" by Alvydas Jokubaitis (second part) - Devil's strategies

 



The article we are going to discuss  is to be found here: https://m.delfi.lt/uzsakomasis-turinys/pt/article.php?id=90330401

There is also a YouTube video available: https://www.youtube.com/watch?v=9US3TFvA3uc&t=432s


One of Jokubaiti's main leitmotifs is that science, being harnessed by a vision that man can be changed starting from external determinants (Marxist vision: change society and you change man), falsifies reality trying to explain everything (the real world) without considering (putting it aside as no worthy of explanation) the spirituality of the homo interior, God; deliberately forgetting that man gali girdėti sąžinės ir Dievo balsą "man can hear the voice of conscience and God"(cancel Christianity - the obsession of the Masonic elites) as Jokubaitis had written in one previous book of his, Politinis Idiotas ( Political Idiot). 
Science has become atheism and atheism consequently science, and finally science has become a perfect vehicle (the main vehicle) of falsificatication of reality. Through the idea that only what is scientific is true, the elites found their immaculate way to falsify reality by manipulating science.
But is this manipulation just an elite strategy or is it something more?  
Let‘s hear what Jokubaitis has to say about the falsification of reality, as a strategy of the devil.
Jokubaitis is in fact capable to grab and understand that this reality, the fight for ruling the world and controlling humanity through science (AI) we are living in and forced to experience in today's world, cannot be explained without tracing the real and Prime Mover of this scam which took place all over the worl: i.e. Devil.

Renesanso laikais krikščionybei buvo priekaištaujama dėl jos fantazijų apie nematomus dalykus. Modernieji filosofai ir mokslininkai žadėjo remtis faktais ir parodyti tikrąjį pasaulį. Tačiau šio pažado rezultatas priešingas – mes jau nežinome net to, ką žinojo mūsų pirmtakai. Mokslu grindžiamos Vakarų civilizacijos žmonės nebežino, kas yra šeima, moteris ar religija. Modernusis menas šiandien ne atvaizduoja pasaulį, bet kuria atskirą prasmių tikrovę. Tą patį galima pasakyti apie politiką. Parlamentarai ne reprezentuoja piliečius, kaip oficialiai teigiama, bet įrodinėja savo pačių reikalingumą. Kartais atrodo, jog pagrindiniu naujausios velnio kovos su krikščionybe strategijos tikslu yra skirtumo tarp tikrovės ir fantazijos [melo] pašalinimas.

During the Renaissance, Christianity was criticized for its fantasies about invisible things. Modern philosophers and scientists promised to rely upon facts and show the real world. But the result of this promise is the opposite - we no longer know even what our predecessors knew. People of Western civilization based on science no longer know what family, woman or religion is. Modern art today does not reflect the world but creates a separate reality of meanings. The same can be said about politics. Parliamentarians do not represent citizens, as it is officially stated, but assert their own necessity. Sometimes it seems that the main goal of the devil's latest strategy to fight Christianity is to eliminate the difference between reality and fantasy [lie].


We add the word "lie" because the devil's main goal is only and especially to lie. The devil's fantasy is expressed only through lies, IT doesn't know another way to express ITSELF. 
In fact, politicians lie, lie all the time. They have no imagination because they are just kept repeating the lies they are told to tell.

About anxiety and dreaming spirits

Only dreaming spirits are anxious because they are full of Spirit. Are animals full of spirit? Are stupid people full of spirit? Children a...