Saturday 30 December 2017

Non mi manchi Italia


Vivo a Vilnius una nazione identitaria dove ancora la gente è dello stesso colore, dove ancora parlano tutti la stessa lingua e pensano tutti come pensano secondo la loro razza e cultura, dove tutti hanno lo stesso odore e lo stesso sudore. Vivo lontano dall'Italia, un bellissimo paese che non ha più identità martoriato dalle divisioni secolari e dalla nuova immigrazione selvaggia che non cessa e pare aumentare, un paese vecchio retto da vecchi, che ho lasciato perché non capivo più.
Non mi manchi Italia.

Thursday 28 December 2017

Fabrizio Ulivieri - la forza della scrittura mai banale e noiosa



"Fabrizio Ulivieri - la forza della scrittura mai banale e noiosa"
Una nuova pagina Facebook dello scrittore Fabrizio Ulivieri, collegata a Instagram, dove si troveranno esempi di scrittura forte e di contenuti mai banali e noiosi. Una scrittura controcorrente rispetto all'impersonalità, piattezza e assenza di originalità della scrittura contemporanea che appesta le librerie e rende inutili le menti che leggono schemi ripetuti all'infinito.



Friday 22 December 2017

Succhi gastrici e effetti collaterali (Microstorie e microriflessioni in tempi di crisi) - La cantante




Stare in scena è una smania, un orgasmo che inizia già molto prima, appena stai dietro le quinte e aspetti. Una smania come prima di un viaggio tanto atteso. Come quando indossi un vestito comprato per far crepare d'invidia le pettegole.

«Culo. Fica. Aria. Voce. Corpo» mi ripeto sempre prima di salire sul palco. Serro stretti i glutei. Provo una sorta di piacere tra le cosce e sento salire la voce da tutti i muscoli del corpo. La gente pensa che io canti con il cuore. Io canto con il culo e la vagina. Ma questo non lo sanno. Quando canto ho orgasmi. Per questo mi dicono che la mia voce ha timbri cupi, rari... ma non sanno nulla del suo parto. È frutto di orgasmi. È un ascensus che principia dal piacere. È sporca di umori. Mi rende lupo. Mi rende regina. Mi dà la forza attraverso l'arroganza della scena.

La carne è incompatibile con la modestia: l'orgasmo fa di un santo un lupo.


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Thursday 21 December 2017

Succhi gastrici e effetti collaterali (Microstorie e microriflessioni in tempi di crisi) - La santità della disperazione




“No se muera vuestra merced, señor mío, sino tome mi consejo y viva muchos años, porque la mayor locura que puede hacer un hombre en esta vida es dejarse morir, sin más ni más, sin que nadie le mate” (Don Quijote)

La disperazione è una sirena. La sua voce incanta e attira il naufrago verso il suo letto di onde cullanti.
“Aujourd’hui maman est morte. Ou peut-être hier, je ne sais pas” (A: Camus L’étranger). 

Parole terribili di una solitudine disperante su questa terra. Le più terribili che siano mai state scritte. Un grido che nessuno sente. La visualizzazione immediata di uno stato assurdo. E-straniamento senza via di uscita. Eppure una beatitudine entro cui abbandonarsi quasi felice di quell’e-straniamento. Di una consapevole distanza dal mondo che ti esclude per sempre, che intacca, crudele, ogni tuo progetto di vita.
La disperazione è in fondo santità del proprio stato di abbandono.

«Sono finito in questo letto di onde che mi cullano. Potrei affogarvi e tuttavia galleggio e non muoio. Le correnti mi cullano e mi amano.»

Il disperato non è mai solo. È sempre in presenza di sé: del suo stato di assurdità, di melanconia, di una morte continua che mai uccide definitivamente.

Il disperato è un Santo perché perennemente crocifisso a quello stato di beatitudine.

Il mare è tutto azzurro.
Il mare è tutto calmo.
Nel cuore è quasi un urlo
di gioia. E tutto è calmo



Wednesday 20 December 2017

Succhi gastrici e effetti collaterali (Microstorie e microriflessioni in tempi di crisi) - Il fuoco nero





È fuoco nero, fuoco di pazzia.
È fuoco di una resa dopo lunga battaglia. Fuoco partorito dal retto perineale, fuoco di pazzia globale.

«Es solamente dolor. No es locura» direbbe Rose, la mia editor morale. 

«Este mundo está lleno de dolor. Te equivocaste, confundiste un dolor profundo por locura».
«Rose esta es locura, lo sé lo sé... la calidad de la vida es la calidad de la mierda. Todo está medido por el producto interno bruto ¿Qué puede decir el producto interno bruto sobre la felicidad de los hombres? Nada. Puede decir mucho sobre la calidad de la mierda humana, eso sì.»

«Professore, la merda è il nuovo fuoco eracliteo.»
«Ma no, caro. Eraclito vedeva nel Fuoco l’archè: la fiamma animata da un vorticoso dinamismo, cangiante in ogni istante che, purtuttavia, restava sempre la stessa e si prestava quindi a indicare la compresenza di unità e pluralità della realtà. Il fuoco per lui era uno e multiplo, il se stesso che a ogni istante era diverso da sé. Eraclito aveva intuito che essere e divenire erano strettamente congiunti, che essere sé e trasformarsi in altro non sono due stati completamente distinti e separati.»

Eppure anche le parole del professore, con cui mi fermavo a prendere un caffè ogni mattina verso le 10 al Florian, mi confermavano che merda e benessere procedono congiunti in questo stato di cose, in questo mondo senza valori, dove la merda ha sommerso ogni valore.
Il piacere infine si è fatto solo di carne. Il piacere del cibo, il piacere della quantità smisurata, il piacere dell'egoismo insaziabile. Il piacere di solo divorare per solo defecare.
L'energia di un fuoco nero, intestinale, fa scambiare la pazzia di sistema per dolore individuale. I nostri pensieri hanno ormai la stessa cecità delle nostre budella.

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La visione transumanista delle mie storie



Come scrivo le mie storie?
Le sento innanzitutto. Non riesco a scrivere una storia se non la sento.
Quando dico che la "sento" dico che la sento prima di tutto negli intestini. Nella parte bassa del ventre. Mi prende in quel punto e mi spinge a scrivere.
Non posso cominciare scrivere storie con la testa. Nemmeno con il cuore.
Esagerando direi che comincio a scrivere di culo, con la merda degli intestini, dove risiede la rabbia, la violenza della scarica intestinale, il "Wille" di schopenhaueriana memoria.
Che poi le storie si nobilitino per lo stile e il contenuto è un fatto a posteriori. Un elemento culturale. Un processo narrativo che procede a strati.
È quasi un cambio transumano il passaggio dalla parte piú buia, profonda, batterica e violenta e meno comprensibile del corpo alla luce della mente organizzatrice e alla passione del cuore.

Nel suo aspetto tal dentro mi fei,
qual si fé Glauco nel gustar de l’erba
che ’l fé consorto in mar de li altri dèi. 

Trasumanar significar per verba
non si poria; però l'essemplo basti
a cui esperïenza grazia serba
(Paradiso Canto I)


Così da quella materia melmosa e merdosa io transumano alla pagine e do vita a storie che già sono radicate (e chiedono la luce) dentro di me.

"Succhi gastrici e effetti collaterali" è il miglior esempio di transumanesimo dall'intestino alla pagina.
In "Rugíle" (Erudita - Giulio Perrone editore, Roma, 2017) l'apriori della storia risiede nella parte "piena" del basso ventre, ovvero nel sesso e nel suo potente imput che viene rintracciato più in profondità oltre il buio e oltre il mondo batterico che popola l'intestino fino al mondo delle particelle quantiche e degli universi interi.
In "Cecilia 2.0", edizioni dell'Asino Rosso (ebook) Ferrara 2017, l'imput alla disposizione esistenziale è ricavato dalla capacità alimentativa che variando varia tutto l'assetto della struttura fisica e spirituale, per cui un'aliena in missione per il Deep State americano a Firenze si muterà in umana e acquisirà la capacità di amare in virtù di una diversa composizione intestinale generata da una diversa alimentazione.
In "Amore Šaltibarščiai e pomodori rossi: Biografia di un amore dall'interno", previsto in uscita a giugno 2018, la connessione di basso ventre è in bilico fra l'amore, la maniera storicamente appresa di amare, e il mondo quantico che costituiscono le due singolarità da dove l'amore inizia e finisce riconoscendosi in esse. Esiste un transumanesimo in bilico in questo testo.
In "Isole di felicità - Laimes salos" (attualmente in stesura) la felicità si attua per sottrazione contrazione e recessione dal cuore al basso ventre che domina la vita umorale dell'individuo.
Nel mio caso non sono, secondo pirandelliana concezione, i personaggi che cercano l'autore ma l'interiorità fisica dell'essere umano che grida all'esistenza, al suo diritto di esistere e di affermarsi in un mondo (universo/universi) che tendono a disconoscere la sua singolarità, in quanto l'essere umano si sente inizio e fine di se stesso e come tale vuole riconoscersi rispetto all'universo (universi).
E questo bisogno di riconoscersi come singolarità rispetto agli universi genera le mie storie.




Tuesday 19 December 2017

Succhi gastrici e effetti collaterali (Microstorie e microriflessioni in tempi di crisi) - Ninfomane




«Ηθος Ανθρωπῳ Δαιμων»
Demone all'uomo l'indole (Eraclito)

Gli uomini mi chiamano "puttana". Dicono che sono una puttana.
La psicologia degli uomini è molto semplice. Per loro o sei madre o sorella o santa, o puttana.
Ho venticinque anni. Ho avuto circa duecento uomini. Ho fatto l'amore la prima volta quando avevo diciotto anni.
Non ricordo tutti i loro volti. Non ricordo tutti i loro nomi. Ma ricordo i loro odori. I loro sessi. Il piacere che ho provato con ciascuno.
Gli uomini non capiscono. Non sono una puttana. Ho solo bisogno di sesso come si ha bisogno di mangiare o respirare.
Il sesso mi calma. Mi fa stare bene.
Quando sono nervosa ho bisogno di un uomo. Il suo corpo, il calore della sua carne, mi tranquillizzano. Non mi fanno più sentire sola.
Il suo membro mi toglie la pena e l'angoscia profonda che mi porto dietro. Un'angoscia che viene di lontano. Sconosciuta.
Mi masturbo ogni giorno. Dentro di me c'è la paura di non farcela. Il terrore che i miei sogni un giorno mi abbandonino.

Io non sono puttana. Gli uomini non capiscono.
È solo la mia maniera di essere. Il mio modo di sentire la vita.
È la mia preghiera alla vita.
È il mio modo di dire a questa terra: "Ehi ci sono anch'io!".


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Thursday 14 December 2017

Succhi gastrici e effetti collaterali (Microstorie e microriflessioni in tempi di crisi) - L'homme de paille





Mi chiamo Ernin Vangels.
Con il mio nome hanno investito in Kazakistan. Hanno coperto traffici d'armi dall'Ucraina al Sudan. Lo hanno usato per dare copertura a una prigione segreta della CIA in Lituania dove torturavano presunti terroristi di Al-Qaeda.
Non sono un "Homme de paille". Ho un corpo, invece. Una mente. Respiro. E il mio cuore batte ancora regolarmente, nonostante i miei sessantanni.
Sono un "sans-domicile-fixe" semicieco.
Vivo a Riga.
Non so niente delle aziende a cui presto il nome. Non rischio niente. Non ho niente. Nemmeno sensi di colpa. Per aver sensi di colpa ci vuole una colpa. Io non ho nemmeno quella.
La colpa l'hanno loro, quelli che stanno dietro di me. Cani avidi di denaro.
Io sono solo un'ombra. Un ombra capace di stendersi su 4.000 società offshore.
Io sono un'ombra. Già ero morto il giorno che son nato. Predestinato all'ombra dalla materia stessa che mi ha generato.
Eppure c'è chi ha la luce in questo mondo.

Ma la luce è figlia della speranza.


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A proposito del ruolo dello scrittore e di un libro di Giorgio Colli.

  Molte volte mi sono chiesto quale sia il vero ruolo di uno scrittore. O perlomeno quale dovrebbe essere appunto il suo ruolo. Momentaneame...